venerdì, 26 Aprile 2024

Rivoluzione E-sport: ecco chi vince e chi comanda in campo

DiRedazione

1 Ottobre 2022 , ,

Quando in palio c’è il predominio su un mercato estremamente remunerativo, la rivalità tra i giocatori in campo diventa senza limiti. Ed è proprio quello che succede nel mondo del calcio virtuale tra FIFA e Pro Evolution Soccer. Nel 2021, infatti, FIFA è stato il videogioco più venduto in 17 paesi su 19 dell’Unione Europea con oltre 9 milioni di copie e nel 2020, in periodo Covid-19, i diritti sul titolo EA Sports, il produttore del gioco, sono stati più remunerativi per la FIFA del calcio stesso: 158,9 milioni di dollari sui 266,5 totali incassati nell’anno fiscale dalla federazione che muove il calcio che conta.

La EA Sports guadagna, nel complesso, oltre 1,5 miliardi di dollari dai suoi titoli e oltre 4 miliardi dai servizi online, con la modalità Ultimate Team (una specifica area del videogioco in cui puoi costruire la tua squadra con un sistema di carte e giocatori e sfidare altre squadre online) che nel 2020/2021 ha permesso all’azienda statunitense di guadagnare ben 1,6 miliardi.

La Konami, invece, che produce Pro Evolution Soccer, ha nel tempo dovuto ridimensionare la propria diversificazione dei titoli e concentrarsi solo su pochi, efficaci nomi. Tra essi figurano Yu-Gi-Oh! e, appunto, Pro Evolution Soccer (oggi trasformato in un’operazione di rebranding in E-Football). Eppure, il 2022 è stato l’anno più remunerativo che la casa giapponese ricordi: oltre 2 miliardi di ricavi.

Chi controlla il mercato videoludico del calcio?

La competizione, però, è impari: ormai dai primi anni 2000 FIFA è la miglior concorrente sul mercato per copie vendute, ma mentre il primo PES ha venduto 1,75 milioni di copie a fronte degli 1,87 milioni di FIFA 2000, FIFA 2018 ha venduto oltre 12 milioni di copie in tutto il mondo mentre il competitor della KONAMI (PES 2018, per l’appunto), si è tenuto sotto il milione. Insomma, la forbice si è allargata a dismisura.

Come evidenziato dai numeri, negli anni la diseguaglianza è aumentata soprattutto a causa del vertiginoso aumento di copie vendute della franchigia americana, che con la ingegnosa trovata dell’Ultimate Team ha messo una distanza insormontabile tra sé e le alternative ed è riuscita a mantenerla anche negli ultimi anni di contrazione delle vendite.

Robert Butler, la concentrazione nel mercato videoludico calcistico e il futuro

(source: Claudio Luzi Castro via Unsplash.com)

Nel 2000 il calcio su console e computer ne presentava una serie nutrita anche a fronte della relativa superiorità economica delle vendite di FIFA. Robert Butler, del Department of Economy all’Università di Cork in Irlanda e co-autore di un sito intitolato The Economics of Sports, nell’ormai lontano 2014 scriveva di un mercato sempre meno aperto ad alternative, e metteva a paragone i titoli di natura calcistica a disposizione per i possessori di varie generazioni di console. Il confronto tra Playstation One e Playstation Three è un perfetto esempio.

(source: Robert Butler via sportseconomics.org)

Vista l’evidenza della concentrazione e la crescente forbice tra i due principali competitori nel mercato, sembra plausibile pensare a un futuro dell’economia dei videogiochi calcistici sempre più dipendente dalla EA Sports. Forse addirittura un futuro a monopolio statunitense.
Oggi, però, Robert Butler dà un nuovo sguardo, a distanza di otto anni, al mondo del videogioco, e sottolinea che quella concentrazione non porta necessariamente al monopolio. Anzi, le cose potrebbero cambiare a partire dal 2024. Vediamo come.

(source: Maxim Abramov via Unsplash.com)

Sembra che Konami fatichi a proporre un’alternativa economicamente comparabile a FIFA e non ci sono compagnie di peso che abbiano espresso interesse nell’entrare in competizione con la EA Sports. Le sembra giusto dire che lo stato del mercato dei videogiochi calcistici si avvicini al monopolio?

«Non credo. Konami sembra pronta a continuare con la nuova serie E-Football (il seguito della serie Pro Evolution, che ha avuto ottimo successo) e a puntare il mercato degli e-sports. Il solo produttore della serie FIFA ad oggi, EA Sports, lancerà la sua edizione finale del gioco nel 2023 per poi passare a una nuova serie, EA Sports FC, da lì in avanti. Più che un monopolio – o l’attuale duopolio in essere, che ormai si perpetua da due decenni – è possibile che una terza azienda sviluppatrice possa entrare nel mercato nel 2024. Resta da vedere se il mercato è in grado di fare spazio a un terzo concorrente, e cosa accadrà tanto al nuovo arrivato quanto ai concorrenti già in essere.»

Però immagino che il predominio commerciale di FIFA in questa fetta del mercato abbia perlomeno un effetto nel prodotto finale: nessuna competizione porta molta più libertà sia dal punto di vista dello sviluppo che della scelta del prezzo. Da un punto di vista economico, quanto impatto negativo può avere sull’utente finale?

«Io non credo sarà così, come ho detto. Sono abbastanza sicuro che EA continuerà con la propria nuova serie – EA Sports FC – in continuità con il gameplay e l’estetica della serie originale FIFA, anche se con meno licenze e diritti di rappresentazione di squadre e competizioni. Credo che il nuovo gioco EA sia destinato a mantenere il diritto di accesso a rappresentare nel proprio gioco alcune delle migliori leghe all’interno della UEFA.
Non solo: sono anche convinto che l’organo governativo del calcio (la FIFA, per l’appunto), intenda lanciare un titolo FIFA 24 con un nuovo sviluppatore che continui la serie. Mi aspetto un aumento della competizione nel mercato, più che un declino. Almeno, questo è come vedo le cose io. Potremmo avvicinarci alle dinamiche viste nei primi anni 2010, o anche i 2000, quando FIFA e Pro Evolution competevano testa a testa in quella che per alcuni è la più grande rivalità nella storia dei videogiochi sportivi.»

Pensa che la pratica dei grandi club di vendere diritti esclusivi di immagine a un videogioco abbia avuto grande impatto sul mercato videoludico calcistico?

«Fifa, in verità, ha sempre superato in vendite la serie Pro Evolution dal 2002 a oggi. Mentre FIFA ha saputo ottenere più diritti esclusivi di immagine, PES è stata in grado di migliorare negli anni. In origine, la serie Konami non aveva alcuna licenza, e offriva agli utenti la possibilità di modificare i dati del gioco per cambiare i nomi dei giocatori e delle squadre. Nel 2009 il gap di vendite tra le due franchigie ha cominciato a lievitare in modo costante, con un rapporto di vendite che da 2:1 è arrivato sopra il 4:1 in favore della EA Sports.
Tutto questo nonostante il fatto che PES avesse molte più licenze rispetto alle sue prime uscite. Per la mia esperienza da giocatore negli anni ’90 e 2000, è stato soprattutto il gameplay ad attrarre i giocatori, più che le licenze. Molti ritengono che gli sviluppatori della Konami fossero in grado di mantenere un vantaggio su FIFA proprio in questo aspetto, e che per questo motivo FIFA non riuscisse a sovrastarli nelle vendite.
Successivamente, a mio modo di vedere a fine anni 2000, FIFA è parsa prendere un netto vantaggio anche nel gameplay, mantenendo frattanto quello già maturato in tema di diritti di immagine. Credo che questo spieghi l’aumento della forbice di vendite tra FIFA e PES. Negli anni ’10 EA Sports ha continuativamente surclassato l’offerta Konami vendendo milioni di copie in più. FIFA 15, ad esempio, ha superato le copie vendute dal proprio competitore giapponese con un margine di 16,33 milioni di copie.»

(source: Denise Jans via Unsplash.com)

Nel 2014 ha parlato della concentrazione in questo mercato. Anche io, come lei, ho molti prodotti alternativi a FIFA e PES risalenti agli anni della Playstation 1, spesso piccole serie o singole uscite che offrivano una propria, alternativa visione del gioco del calcio stesso. Si può dire che la concentrazione di cui ha parlato ha raggiunto la sua fase finale oggi?

«Sicuramente gli anni dei tanti, piccoli titoli in competizione in un mercato solo (gli anni ’80 e ’90, per capirci), non mi paiono destinati a tornare. Le dinamiche dell’industria del videogioco e le aspettative di utenti e appassionati sono cambiate troppo. Immagino che il miglior scenario possibile in future sia l’esistenza di due o tre titoli a cadenza annuale.»

Parlando anche dell’impatto sul calcio giocato, meno titoli significano meno varietà. Ogni titolo ha la sua filosofia nel rappresentare lo sport e il riflesso è che ogni videogioco di calcio è una rappresentazione del modo in cui i suoi sviluppatori vedono il calcio stesso. Pensa che il predominio (o monopolio) FIFA stia modellando il modo in cui i giocatori e allenatori di domani vedono lo sport?

(source: Finn via Unsplash.com)

«Non essendo un programmatore (e non vedendo FIFA come un concorrente in regime di monopolio) non so rispondere su aspetti tecnici, ma l’influenza che i videogiochi hanno sugli utenti è indubbia e si riflette su come i consumatori valutano determinati aspetti del calcio giocato. Faccio un esempio: quando il Liverpool, nel Marzo 2019, non è riuscito a sconfiggere l’Everton in una partita chiave per la contesa del titolo inglese contro il Manchester City, un giornalista ha chiesto all’allenatore Jurgen Klopp perché avesse sostituito l’attaccante Sadio Mané con un centrocampista, Adam Lallana, nonostante mancassero solo 6 minuti e al Liverpool servisse segnare. La risposta di Klopp è stata: “Sono davvero deluso dalla tua domanda. Giochiamo a calcio, non alla PlayStation, non è così che funzionano le cose, siamo seri.”
A mio modo di vedere Klopp ritiene che le aspettative dei tifosi in merito a giocatori e manager siano influenzate dai videogiochi e quindi distaccate dalla realtà del lavoro nell’industria del calcio. Ci sono prove aneddotiche sull’influenza di Championship Manager e Football Manager nelle decisioni di club di serie minori, che hanno utilizzato giochi manageriali come questi per raccogliere dati utili e saper scegliere quali giocatori comprare.»

Marco Catanzaro