venerdì, 26 Aprile 2024

Le royalties che fanno gola: perché la finanza si interessa alla musica

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L’industria musicale è sempre più un dominio della finanza. È notizia recentissima quella dell’acquisizione del catalogo del cantante statunitense Sterling Fox da parte di ANote Music. La piattaforma, che fraziona le royalties degli artisti musicali in titoli dal funzionamento simile ad azioni, si inquadra in un insieme di iniziative che stanno finanziarizzando sempre di più il settore musicale.

Non è un segreto che, negli ultimi anni, il mondo dei cataloghi musicali e dello streaming abbia interessato sempre di più gli operatori finanziari. In particolare, dal lato del Venture Capital, sono arrivati investimenti sempre maggiori.

La motivazione? Innanzitutto, il successo del mercato musicale, che negli ultimi anni ha visto una crescita netta dei guadagni che nemmeno il Covid-19 ha potuto intaccare. Nel 2021, il fatturato globale dell’industria musicale si è attestato sui 25,9 miliardi di dollari (Fonte: IFPI, Global Music Report 2022). Un risultato che migliora del 18,5% quello dell’anno precedente, ma che rappresenta un netto miglioramento anche rispetto agli incassi di prima della pandemia. Nel 2018, il fatturato totale si fermava a 18,9 miliardi.

A cosa è dovuto

Principale driver di questa crescita è senza dubbio la distribuzione digitale. L’avvento delle piattaforme di streaming è stata la rivoluzione copernicana che in vent’anni ha trasformato il volto del settore musicale. Se nel 2010 i canali streaming rappresentavano una porzione quasi nulla sul totale delle vendite, al 2021 coprono il 65% del mercato, con ben 16,9 miliardi di dollari di fatturato.

È proprio grazie a questo cambio di paradigma che l’industria è uscita dalla crisi degli anni 2000 ed è tornata a crescere a ritmi mai visti, sostituendo le vendite di dischi, in netto calo dopo la pandemia, con i guadagni da royalty. Una febbre dell’oro che non ha potuto non attirare anche i colossi del web.

Se si guarda ai primi operatori dello streaming audio, i nomi non suonano certo estranei: dietro alla solidissima Spotify, a contendersi il mercato troviamo Apple Music, Amazon Music e Google, attraverso la controllata YouTube Music. E per ora c’è posto per tutti: se al momento gli utenti nel mondo sono 523 milioni, secondo Spotify nel 2030 potrebbero addirittura raggiungere il miliardo.  ©

Photos by Steve Harvey on Unsplash

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".