venerdì, 26 Aprile 2024

Quanto vale per una squadra possedere uno stadio?

DiMarco Catanzaro

12 Luglio 2022 ,
Sommario
stadio di proprietà

Tanto. Lo conferma l’impatto economico enorme che avrà sull’AS Roma l’accordo raggiunto tra la società e il Comune sulla sede del nuovo stadio di proprietà del club. Dal 2026, i giallorossi – al prezzo di circa 450-500 milioni di euro – non solo taglieranno la spesa del canone d’affitto, ma potranno ispirarsi a società come Juventus, Arsenal e Manchester City per aumentare gli introiti. I modi sono numerosi: gestione dei pacchetti d’accoglienza, apertura di strutture museali, persino cessione dei diritti sul nome della struttura.
Non è casuale che la ricerca di un campo di proprietà sia una questione cardine per molte società italiane: il Milan e l’Inter hanno parlato a ripetizione di sostituire San Siro con un’arena di proprietà, magari condivisa. I rossoneri hanno atteso la rielezione del sindaco di Sesto San Giovanni per un progetto alternativo su terreni privati. L’Atalanta e il Sassuolo, invece, si sono mossi in anticipo e i loro bilanci sono rifioriti. La Juventus, che ha pensato a uno stadio proprio già 10 anni fa, ha visto i propri introiti relativi alle partite in casa moltiplicarsi di quasi 7 volte nell’era Allianz Arena.
Insomma, avere uno stadio di proprietà sembra una soluzione buona per tutti. Come fa ad avere un effetto così positivo sui bilanci?

Quanto pesa non avere uno stadio?

Non sorprende che il primo costo del non avere uno stadio di proprietà è quello di doverne affittare uno. La Roma, che punta a un campo di proprietà già dall’era Pallotta e il cui titolo in borsa ha risentito del Covid-19 tanto quanto i ricavi del gameday, è un buon esempio: 3,2 milioni di canone d’affitto per l’Olimpico. Il Napoli paga circa un milione di euro per l’affitto del Maradona Stadium, Milan e Inter condividono l’affitto per un totale di 8 milioni all’anno di media dal 2015 a oggi. Le cifre risentono dell’emergenza pandemica, che ha tagliato i ricavi del 2020 ma ha spesso portato a sconti da parte dei comuni (3,9 milioni sui 9,3 pattuiti al Comune di Milano per le due compagini meneghine). Non sono però i soli costi: tocca includere spese quali gli steward o la SIAE per l’intrattenimento musicale. Si calcola, per fare un esempio, che la Lazio solo tra affitto e costi accessori (tra cui il celebre volo dell’aquila Olimpia), spenda circa 250,000 euro a partita. Inter e Milan hanno speso in totale 15 milioni nel 2020/2021, ed era una cifra scontata; l’anno precedente avevano superato i 20 milioni (ottenendo però anche il doppio in ricavi: 21,3 contro 11,2 milioni).

L’impatto economico di uno stadio di proprietà

La Juventus è un esempio virtuoso. I 155 milioni di costo dell’Allianz, decisamente pochi per la spesa media dei progetti previsti oggi, sono stati ripagati in fretta: 192 milioni di ricavi in neanche 5 anni, oltre mezzo miliardo fino al 2020. Lo stadio rappresenta oggi circa il 13% del fatturato bianconero, e si tratta di numeri in costante crescita; dai 10 milioni dell’ultima stagione pre-Allianz si è arrivati a superare i 66 di introiti annui legati solo all’arena. E le cifre sono ancora lontane dalle big europee: prima del Covid-19 Barcellona, Real Madrid, Manchester United, Paris Saint-Germain e Arsenal superavano i 100 milioni di Euro all’anno solo nei giorni delle partite. La squadra francese è l’unica, tra queste, a non essere proprietaria del proprio campo, il Parc Des Princes (e già nel 2015 investigava la possibilità di acquistarlo). Avere uno stadio, però, non è solo una questione di taglio dei costi, ma anche di aumento degli introiti. In Italia in media solo il 15% del fatturato di una squadra deriva da attività relative al luogo di svolgimento degli incontri casalinghi, mentre in Inghilterra e in Spagna si arriva al 25% e 32% rispettivamente. Possedere un proprio campo significa non solo aumentare i biglietti venduti, ma i servizi ad esso collegati: aree vip, servizi di hospitality e trattamenti di riguardo per settori specifici sono parte di un progetto che oltre ad attrarre i tifosi mira a conquistare eventuali sponsor.

Sponsor e diritti: le prospettive per la Roma, gli esempi italiani ed esteri

Uno dei temi spesso più controversi tra i supporter è il nome degli stadi. Non solo in Italia: la demolizione del vecchio Wembley per far emigrare l’Arsenal all’Emirates Stadium sembrava la fine di un’era romantica. Lasciare lo stadio più celebre d’Albione per una struttura che prende il nome di uno sponsor mediorientale sollecitò malcontenti e invocazioni al bel calcio che fu. Oggi però le cifre danno ragione alle società, che hanno occasione di lavorare autonomamente sulla gestione di ristrutturazioni, pacchetti di accoglienza e, non secondario, sponsorizzazione. Se alcuni proprietari appongono il nome della propria società al campo di casa, la Juventus è una delle molte che ha invece venduto i diritti a parti terze. L’Allianz ha rinnovato nel 2020 il contratto con i bianconeri per 103 milioni fino al 2030. La sponsorizzazione rappresenta la norma in Bundesliga, dove sono solo un paio le squadre che non cedono il nome della propria arena a terzi. Meno comune invece in Premier League, dove gli esempi di Arsenal e Manchester City hanno fatto poca scuola.
Per la Roma, ovviamente, parlare di sponsor è prematuro. Il progetto è in fase iniziale e lo stadio non vedrà la luce del sole per almeno altri quattro anni. Ma guardare a come generano introiti le arene di proprietà altrove serve da esempio. E se in Italia Atalanta e Sassuolo hanno già visto guadagni notevoli, per la Roma il fascino della Capitale e dell’essere una società forte – quotata in Borsa già dalla presidenza Sensi – potrebbero dare risultati ancora migliori.