lunedì, 7 Ottobre 2024

Minimum Tax sulle multinazionali: via libera dal 2023

Sommario
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Numeri astronomici, secondo le proiezioni OCSE, della Minimum Tax, il nuovo sistema di tassazione proposto dal segretario del Tesoro USA Janet Yellen. Ben 150 miliardi di dollari di nuove entrate fiscali e passaggio ad altre giurisdizioni fiscali di circa 125 miliardi di dollari di utili pretasse.

LE MULTINAZIONALI ELUDONO LE TASSE

Ricordiamo che l’OCSE stima tra i 100 e i 240 miliardi di dollari – pari al 4-10% del totale relativo alle imprese- le entrate fiscali perse a causa delle pratiche – legali ovviamente – con cui le multinazionali sfuggono alla tassazione. Inoltre i 136 Paesi sui 140 della struttura creata ad hoc dall’OCSE che hanno approvato la Minimum Tax, rappresentano circa il 90% del PIL globale. «Penso che le big tech possano apprezzare il nuovo sistema e conviverci», ha detto l’economista, ex numero uno della Federal Reserve, che aveva ipotizzato un’aliquota pari al 21%, ridimensionata al 15% dopo il compromesso. L’obiettivo è quello di sviluppare, nel breve, regole dettagliate e strumenti multilaterali al fine di rendere operativa la riforma già nel 2023.

LA STRUTTURA DELLA RIFORMA: IL PRIMO PILASTRO

Il nuovo sistema si basa su due pilastri. Il primo prevede che le multinazionali con ricavi globali superiori ai 20 miliardi di euro e profittabilità – utili pretasse/ricavi – superiore al 10% debbano riallocare parte degli utili pretasse in giurisdizioni fiscali dove generano almeno 1 milione di euro di ricavi. Gli utili da riallocare non sono in realtà moltissimi: solo il 25% di quelli che eccedono il 10% di profittabilità. In soldoni, le multinazionali dovranno, limitatamente alla parte degli utili pretasse come definita in precedenza, sottostare al regime fiscale del Paese in cui sono generati i ricavi.

IL SECONDO PILASTRO

Il secondo pilastro definisce la vera e propria Minimum Tax, fissando un’aliquota minima globale al 15%. In altre parole, gli Stati che prevedono nella loro giurisdizione fiscale tasse sui profitti delle imprese inferiori al 15% dovranno incrementare l’aliquota fino a pareggiare quella minima globale. Questo secondo pilastro serve a bloccare la gara internazionale per aggiudicarsi la palma di Paese con le tasse più basse. L’aliquota del 15% verrà applicata a tutte le società con ricavi superiori a 750 milioni di euro.

QUALI SOCIETÀ ANDRÀ A COLPIRE

Il nuovo sistema di tassazione prende di mira le MNE – MultiNational Enterprises – ovvero le multinazionali che, sfruttando un sistema fiscale internazionale basato su principi efficaci nella prima metà del secolo scorso, riescono a pagare meno tasse. Come ci riescono? Per prima cosa grazie alla digitalizzazione del commercio che permette loro di vendere prodotti e servizi in tutto il mondo. Questo senza stabilire sedi fiscali e strutture consistenti nei Paesi dove operano. In conseguenza di ciò, possono scegliere di pagare le tasse dove vogliono: ovviamente lo fanno nei cosiddetti paradisi fiscali, dove le aliquote sono molto basse se non addirittura nulle. ©

Simone Ferradini

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Foto: viarami da Pixabay