Cambiamenti climatici, tensioni geopolitiche, sociali e mondo tech sono i quattro macro-trend chiave non solo del presente ma, soprattutto, del futuro. Questo poker di fattori nell’ultimo biennio ha modificato le nostre vite e stravolgerà anche il nostro mondo del lavoro. In che modo? Creando nuove figure. Sperando che si trovino i profili adatti. Si stima che in Italia più di una professione su tre è destinata a crescere nel prossimo decennio. Ma c’è un problema che non va sottovalutato: bisogna costruire nuove competenze. Prima della crisi, oltre il 25% delle figure professionali risultavano difficili da reperire dalle imprese italiane. E la mancanza di talenti negli ultimi dieci anni è duplicata. È quanto emerge dalla ricerca “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia” realizzata da EY, Pearson e ManpowerGroup. La transizione tecnologica avrà un ruolo chiave nel definire il futuro dell’occupazione. La digitalizzazione e l’iperconnessione incideranno sempre di più sulle skills dei profili ricercati. Adesso non solo bisogna avere competenze eterogenee ma anche la capacità di gestire la complessità tecnica, tecnologica, organizzativa e gestionale del proprio lavoro. Scendendo nel dettaglio, entro i prossimi dieci anni l’80% delle professioni presenti nel nostro Paese muterà. Tra quelle in crescita, solo la metà saranno legate al mondo tech: aumenteranno quelle della cultura, della comunicazione, dei servizi di cura (sanitario e non), dell’insegnamento e della formazione. In forte decrescita, invece, l’occupazione nei settori dei servizi finanziari e assicurativi (-1,7%), agricoltura, caccia e pesca (-1,5%), industria della carta e cartotecnica e stampa (-1,5%). Digital innovation ed energy transition modificheranno le attuali professioni e ne creeranno di nuove. Come? Alcune professioni saranno il frutto di scissioni, come l’human-machine teaming manager, gli esperti delle applicazioni IOT in agricoltura, gli specialisti delle interfacce umane e il tecnico delle macchine a guida autonoma. Altre saranno il risultato di una fusione di due o più professioni, come gli addetti all’integrazione con i robot assemblatori e il progettista di visite ed eventi virtuali. La terza categoria nascerà per ibridazione: è il caso dei manovali e del personale non qualificato della costruzione, i giornalisti, il personale non qualificato addetto ai servizi di custodia di impianti, gli addetti all’assistenza personale e gli esperti legali in imprese. ©
Mario Catalano