mercoledì, 24 Aprile 2024

Le mura domestiche possono essere una prigione per la donna? Sì, ecco perché

DiMario Catalano

22 Novembre 2022
mura domestiche

Si chiama Home Gender Gap: prende vita tra le mura domestiche e minaccia quotidianamente l’indipendenza delle donne. Si parla molto di divario di genere, ma dove nasce questo fenomeno? Spesso si inizia tra le mura di casa. Il 76% delle donne non è felice di come viene suddiviso il carico di lavoro con il proprio partner e solo il 9,3% è la principale responsabile dell’indirizzo economico della famiglia. Il 50% si occupa esclusivamente dei figli (percentuale che si attesta al 2% per i padri). Un carico di lavoro che limita la vita sociale, annullando a volte la propria persona. Le conseguenze principali sono scarse partecipazioni a sport, iniziative culturali e volontariato. Questi alcuni dati emersi da una ricerca realizzata dalla Fondazione Libellula.

L’Italia non è un Paese virtuoso sulla parità di genere. Bisogna scorrere fino alla 63esima posizione (la stessa dello scorso anno) per trovare lo Stivale nel Global Gender Gap Index 2022, pubblicato dal WEF (World Economic Forum), che misura il divario di genere in termini di partecipazione economica e politica, salute e livello di istruzione in 146 Paesi. Negli ultimi 12 mesi il Tricolore è cresciuto dello 0,001 punti ed è preceduto da Uganda (61esima posizione) e Zambia (62esima). A livello europeo si piazza al 25esimo posto su 35 Paesi.

«I risultati della survey ci dicono che la discriminazione parte dalle mura domestiche, dove il tempo delle donne è essenzialmente tempo speso per gli altri. Deve far riflettere il fatto che molte donne ricoprano ruoli di responsabilità sul lavoro mentre a casa la loro opinione sulle questioni finanziarie conti meno. Come sta avvenendo nel mondo professionale, serve creare una cultura condivisa per raggiungere una piena equità anche in casa, che permetta alle donne di dedicare tempo a sé stesse ed essere protagoniste della vita economica familiare», commenta Giuseppe Di Rienzo, Direttore Generale di Fondazione Libellula.

La discriminazione e la mancanza di equità tra le mura di casa spinge quella sul posto di lavoro, creando un circolo vizioso che fa morire desideri e ambizioni delle donne. Queste, a causa del divario salariale di genere e altri ostacoli, si ritrovano spesso in una posizione di svantaggio rispetto agli uomini anche nel settore finanziario.

Infatti, secondo una ricerca della banca diretta N26, le donne investono il 29% in meno degli uomini: quelle europee in media 857,52 euro del reddito mensile. Sul podio le austriache, con una media di 999,37 euro al mese. Sette su dieci vogliono incrementare la loro attività finanziaria da quest’anno, in particolare le italiane e le tedesche, che sperano di raggiungere una media di 1.735,82 euro e 1.438,97 euro.

Quali sono i fattori che spingono a investire?

Al primo posto c’è l’obiettivo di aumentare le proprie finanze a lungo termine (43%), segue la costruzione di una sicurezza finanziaria per la propria famiglia (40%), il risparmio sulla pensione (30%) e la protezione dall’inflazione e le crisi finanziarie (28%). Solo l’11% delle donne investe per rafforzare il proprio status nella cerchia sociale e il 10% per partecipare a una conversazione nella propria cerchia.

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