venerdì, 26 Aprile 2024

Imprenditori e tecnologia: 3 step per colmare il gap

Sommario
Imprenditori alle prese con la tecnologia

Il nuovo Codice della Crisi è un grande passo avanti verso un più moderno concetto di impresa. Ma gli imprenditori italiani sono pronti ad accogliere le novità che la nuova normativa porta con sé? In vigore dal 15 luglio 2022, il Codice della (prevenzione della) Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha introdotto una nuova apertura a risoluzioni di natura negoziale e ha cambiato il vigente meccanismo di allerta in un meccanismo per adeguati assetti. L’obiettivo è, grazie al monitoraggio di questi assetti, riuscire a individuare quanto prima le situazioni di sofferenza per poter intervenire tempestivamente.

Ma i vantaggi non vengono senza rischi. «Se fino al 14 luglio 2022 l’imprenditore tutt’al più rischiava di dover consegnare al Tribunale le chiavi della propria azienda, ora può perdere anche la casa e il patrimonio. Le responsabilità divengono dunque potenzialmente illimitate dal punto di vista amministrativo» ricorda Renato Zanichelli, fondatore e CEO di Bussola d’Impresa. «Ci sono anche responsabilità penali e che si riverberano sui componenti del collegio sindacale, sugli amministratori e anche sui consulenti».

Renato Zanichelli, Bussola d’Impresa

Insomma, in gioco c’è parecchio ed è importante comprendere la portata della riforma. Proprio per aiutare gli imprenditori ad approcciarsi a questa disruption nasce la startup digitale Bussola d’Impresa. Lanciata nel marzo 2022, può già contare più di 400 aziende sulla propria piattaforma online. Ma per loro «Sono numeri ancora estremamente contenuti, perché il nostro obiettivo è, nel giro di sei mesi, di girare la boa delle mille aziende in anagrafica, perché c’è ancora scarsa attenzione e scarsa informazione. Pochi sanno che le banche stanno già cominciando a chiedere, in sede di rinnovo degli affidamenti, la dimostrazione di essere in adeguato assetto, cioè di aver risposto compiutamente ai nuovi adempimenti di legge e che, in base ad una recentissima sentenza della Corte di Cassazione, un’azienda non in adeguato assetto diventa addirittura invendibile!».

Come descriverebbe l’attività di Bussola d’Impresa?

«Bussola d’Impresa è una piattaforma online che, anzitutto, risponde ai nuovi adempimenti imposti dal Codice della Crisi d’Impresa. È una sorta di esame del sangue periodico, che viene richiesto a tutti gli imprenditori indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, dalla ditta individuale alla grande società di capitali fino alla multinazionale. A questo specifico scopo abbiamo messo a punto un dispositivo chiamato Radar, che si compone di 12 check che vanno effettuati periodicamente per poter intercettare per tempo eventuali minacce all’orizzonte. Non a caso, un radar serve a individuare minacce, ma anche opportunità lungo il percorso. E nel momento in cui si dovesse individuare un iceberg all’orizzonte, prima che sia troppo tardi, si vuole fornire all’imprenditore la possibilità di cambiare rotta e di impostare una nuova meta da raggiungere in serenità e in modo assistito.

Da qui il secondo strumento digitale di bordo, che è il GPS di Bussola d’Impresa, uno strumento che, avvalendosi anche dell’intelligenza artificiale, permette di individuare connessioni fra diverse tipologie d’informazione e accompagnare il navigante, sia esso imprenditore o professionista, verso la meta desiderata. È stata concepita sia per un uso autonomo da parte dell’imprenditore sia per un uso accompagnato dal proprio professionista di fiducia, il quale dispone finalmente di tutte le strumentazioni per poter commentare, valutare e interpretare i dati che la dashboard online è in grado di fornire».

Che obiettivo vi siete posti nel creare questa startup?

«In primo luogo, rendere semplici attività altrimenti complesse. Con la sola partita IVA si possono già ottenere moltissime informazioni. Per esempio, in automatico, si hanno a disposizione, opportunamente riclassificati, i dati di bilancio storici. Inoltre è stata sviluppata la possibilità di decodificare una fonte informativa preziosissima: la Centrale Rischi di Banca d’Italia, un documento aggiornato ogni mese che, se opportunamente interpretato, aiuta a gestire in modo più consapevole i rapporti con il sistema bancario. Grazie ai mezzi tecnologici a cui abbiamo fatto ricorso, siamo in grado di mettere a disposizione dell’utente, del navigante, uno score che valuta la probabilità che l’azienda possa diventare insolvente nei 12 mesi successivi. È questo un altro obiettivo che il Codice della Crisi impone, ossia verificare la capacità dell’azienda di far fronte ai propri debiti nell’anno a venire. È, insomma, un cambio di rotta epocale rispetto al passato, perché la vecchia legge fallimentare interveniva sulle aziende ormai decotte, quindi focalizzandosi sul malato a uno stadio avanzato di patologia. Oggi il nuovo codice punta a far sì che situazioni di squilibrio, se non tempestivamente gestite, possano produrre effetti devastanti sul tessuto sociale ed economico».

Come supportare le imprese, anche dopo che gli obblighi di legge siano rispettati?

«Una volta che un’azienda sia stata condotta in adeguato assetto, capiamo come poter aiutare chi è al comando a navigare meglio e a scoprire nuove rotte per solcare mari inesplorati in modo molto più sicuro che in passato. È una nuova concezione  di impresa. Per questo esiste anche un aiuto supplementare, cioè il Portolano di Bussola d’Impresa. Per gli amanti del mare, il portolano è la guida ai porti sicuri. Il nostro è un vademecum molto originale, con tantissima grafica e un altissimo grado di interattività. Contiene 46 segreti per trasformare l’imprenditore o il professionista in un imprenditore o in un professionista Next Generation. Contiene saperi che si tramandano da secoli assieme ad altri risultato delle ricerche delle più moderne neuroscienze. È una sorta di compagno di viaggio capace di rivelarsi di notevole supporto in situazioni di incertezza».

L’idea è partita dal Codice della Crisi o c’è qualcosa di più?

«In realtà tutto è nato dal mio incontro con la regola di San Benedetto. Se calata nel mondo delle imprese di oggi, con l’aiuto della tecnologia, la Regula Benedicti presenta una freschezza e un’attualità sorprendenti. Questa personale riscoperta inevitabilmente si è intrecciata con il tema del Codice della Crisi e degli Adeguati Assetti, perché intimamente connesso all’attenzione che sempre di più si sta prestando, per esempio, ai rapporti con l’ambiente, le relazioni sociali e il mondo ESG. Il perseguimento del cosiddetto “Bene Comune” nella logica di Benedetto si integra perfettamente con la logica delle Società Benefit. In questo, l’Europa si dimostra terreno fertile per un’innovazione che anticipa i tempi. È un grande vantaggio anche per il Sistema Italia: a volte piangiamo su noi stessi, ma ci sono ambiti in cui possiamo vantare delle eccellenze. E una di queste potrebbe essere il percorso verso una nuova attenzione dell’imprenditore a un modo più sostenibile di fare impresa».

Avete avuto difficoltà a reperire finanziamenti?

«Abbiamo seguito fin dall’inizio la politica dei piccoli passi. Per ora, l’azienda è totalmente autofinanziata, ma stiamo valutando di cercare un supporto nell’ambito del progetto Smart & Start rivolto alle startup innovative. Da questo punto di vista, non vogliamo compiere il passo più lungo della gamba: ogni elemento di sviluppo aggiuntivo richiesto dovrà basarsi, anche perché fa parte del nostro imprinting, sui flussi di autofinanziamento che verranno generati. Non pensiamo, per ora, alla distribuzione di utili che si rendessero disponibili nei primi tre o quattro anni, quanto alla generazione di risorse finanziarie che possano irrobustire il progetto, in modo tale da renderlo più efficace nel raggiungere gli obiettivi che ci siamo fissati. Una particolarità è che è tutto in cloud: non abbiamo bisogno di molti investimenti che non siano in software. Non ci serve una sede fisica o un magazzino: la risorsa principale è costituita dalle teste».

Quali sono le principali difficoltà incontrate finora?

«Passare dal cappello del professionista a una startup è un grande salto, effettuato con la consapevolezza di voler vivere le stesse esperienze, le stesse difficoltà e anche le soddisfazioni di chi fa impresa. Significa dotarsi di grande umiltà, riconoscendo che bisogna sempre munirsi di una mente aperta e plasmabile. Gli insegnamenti si ricevono da chiunque, ma il punto è saper individuare i partner giusti con cui rapportarsi. Al di là dell’aver immediatamente chiaro il quadro finale di una struttura informatica complessa e impegnativa e che si viene a disegnare passo dopo passo, la difficoltà maggiore risiede nel riuscire a comunicare i contenuti e, quindi, nel fare giungere ai destinatari finali la disponibilità di servizi innovativi per il soddisfacimento di bisogni spesso non ancora del tutto percepiti».

Qual è il suo background e quello degli altri componenti del progetto?

«Io mi considero un dottore commercialista geneticamente modificato. Quando fu varato il Fisco telematico, ebbi la fortuna di lavorare con la commissione informatica del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti. Da lì la passione per il digitale e per gli sviluppi che questo avrebbe comportato, anche nell’ambito degli studi professionali. Un altro percorso che poi si è incrociato con quello della libera professione è stato l’interesse per la programmazione neurolinguistica. Mi ha portato a domandarmi quali fossero i processi neurologici alla base del comportamento dell’uomo economico.

Da tutto ciò è nata l’idea di una riprogrammazione dell’imprenditore, e del professionista, che permettesse di stare meglio con se stesso e con gli altri. Abbinando la pratica professionale della consulenza societaria alla “neuroeconomia” si è aperto un nuovo mondo. Durante questo percorso ho incontrato persone che hanno condiviso una visione e un progetto. Altri colleghi, imprenditori e ingegneri gestionali, ma anche ragazzi appassionati al digitale e alla scienza dei dati. Di fatto ogni azienda oggi è come se navigasse sopra un mare di dati. Si tratta di capire quali siano le informazioni autentiche, distinguendole da quelle false e nello stesso tempo quali siano le informazioni più utili per gestire in modo più attento un’azienda. È una sfida che fa sì che anche il professionista oggi si evolva, a fianco dell’imprenditore».

Quando parla di una riprogrammazione dell’imprenditore, cosa intende di preciso?

«È un concetto ripreso da un libro di Thomas Friedman, un giornalista del New York Times: “Grazie per essere arrivato tardi”. In questo libro si ripropone lo schema dell’amministratore delegato di Google X Lab. Un visionario secondo il quale, oggi più che in passato, l’essere umano sta vivendo una sorta di angoscia per il timore di essere superato dal tasso di cambiamento tecnologico. Viviamo un tale tasso di sviluppo, in ogni campo, da crearci una sorta di stato di ansia e di perdita di orientamento.

La risposta per poter colmare questo divario tra capacità di adattamento dell’essere umano e sviluppo tecnologico consiste in una magica ricetta composta da tre ingredienti. Il primo è conoscere gli strumenti. E con Bussola d’Impresa stiamo abbiamo allestito un formidabile equipaggiamento di bordo per affrontare il viaggio. Il secondo elemento è costituito dalle relazioni: l’importante è creare relazioni di qualità con persone di qualità, che possano aiutarci a fronteggiare sfide sempre più impegnative. Uscire dalla nostra comfort zone per creare legami con chi ne sappia più di noi negli ambiti più disparati. Infine, il terzo, forse più importante di tutti, è il mindset».

In cosa consiste questo nuovo atteggiamento mentale che l’imprenditore di oggi dovrebbe assumere?

«Si dice che bisogna pensare all’impresa al centro, all’uomo al centro. Personalmente capovolgerei i termini: abbiamo bisogno di un’impresa centrata, di un uomo centrato. E cosa significa essere oggi uomini centrati? Significa saper distinguere l’essenziale dal superfluo, sapersi dotare di una modalità di navigazione e di valutazione particolarmente attenta. In breve, essere dei “permacritici”. La permacrisi consiste, nella sua accezione più autentica, nella capacità di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, ponendosi domande di qualità.

Ci proponiamo dunque l’obiettivo di accompagnare l’imprenditore e il professionista verso l’adozione di schemi mentali più evoluti, ispirati all’esempio dei best performer di settore. Mi viene in mente il concetto di crisi per come è posto nell’Iliade di Omero: è l’azione attraverso cui sono scelti i chicchi nella spiga. La pula va a finire nel fuoco, il grano nel pane. In pratica, bisogna saper discernere ciò che va valorizzato e utilizzato da ciò che è superfluo. Riuscire a dotare l’essere umano di una capacità critica, che si accompagni a relazioni di qualità e a strumenti adeguati è la formula migliore per superare anche le più sfidanti delle tempeste lungo la navigazione».  ©

Articolo tratto dal numero dell’1 aprile 2023 de il Bollettino. Abbonati!

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".