Esce nelle sale il film AIR, che racconta uno dei sodalizi più redditizi della storia: quello tra Nike e Michael Jordan. Una collaborazione miliardaria, che dimostra fino a che punto un testimonial possa fare la fortuna di un brand.
Come tutto è cominciato
Nel 1984 il mercato dell’abbigliamento sportivo è dominato da Adidas. La sua principale rivale, Nike, fatturava il 50% in meno, e a fare la differenza era anche il reparto basket. Nella disperata ricerca di una rivalsa, l’azienda di Beaverton va alla ricerca di un testimonial tra le matricole dell’NBA.
La preferenza ricade su un giovane scelto dai Chicago Bulls come terza opzione nel draft stagionale: Michael Jordan. Documenti dell’epoca riportano che Nike si aspettasse molto da questa strategia: 3 milioni di dollari in vendite in quattro anni, a fronte di un investimento sul ragazzo di 500.000 dollari.
Quanto vale il marchio Jordan?
Nessuno si poteva aspettare che le scarpe create su misura per Michael, le Air Jordan, sarebbero diventate leggenda. Nel primo anno, complici le straordinarie prestazioni sul campo da basket del ragazzo, Nike vendette 126 milioni di dollari di sole scarpe da pallacanestro.
Verso la fine della sua carriera, nel 1997, Jordan crea un marchio che porta il suo nome. Il simbolo, diventato iconico almeno tanto quanto quello di Nike, è il “jumping man”, l’uomo che salta.
Dal punto di vista imprenditoriale una scelta più che azzeccata. Nel solo 2022 Jordan ha fatturato 5 miliardi di dollari, con un ritorno economico per l’ex giocatore di 150 milioni. Nella sua intera carriera, da accordi commerciali, ne ha guadagnati meno i 87.
Una partnership fruttuosa per entrambi. Secondo le stime di Forbes, gli accordi con Nike hanno fruttato a Jordan oltre un miliardo di dollari in totale. Per l’azienda parla il titolo in Borsa: nel 1984 un’azione valeva 12 centesimi. Oggi vale 120 dollari.
Anche a fronte di una crescita del 2000% della Borsa americana di allora, Nike fa registrate un aumento di valore delle azioni del 100.000%. Nel 2022 ha fatturato 37 miliardi, ha quasi 80.000 dipendenti in tutto il mondo e parte di questo successo lo deve proprio a quella matricola dell’NBA.