venerdì, 29 Marzo 2024

Monte dei Paschi: è la fine dell’Odissea?

Sommario
Monte dei Paschi

Continuano le peripezie per la banca più antica del mondo. Anche se, questa volta, le cose sembrano prendere la piega giusta per Monte dei Paschi di Siena. Dopo più di un decennio di travagli, l’istituto pubblica una trimestrale coi fiocchi e gli azionisti la prendono bene. Ma è davvero finita l’Odissea di MPS?

I segnali positivi

Viste le vicende degli ultimi anni, è ormai difficile per MPS sorprendere ancora investitori e analisti. Il rendiconto trimestrale del primo quarto 2023 è però senza dubbio riuscito nell’intento. Con un utile netto di praticamente 236 milioni di euro, la banca registra un raro risultato positivo. E l’effetto in Borsa non tarda a farsi vedere: dall’inizio dell’anno, il titolo ha guadagnato il 6,5% di capitalizzazione, seppur con alti e bassi. Un effetto del rialzo dei tassi, che ha aumentato la profittabilità delle banche, ma anche della ristrutturazione realizzata lo scorso anno. Perché, se i tassi aumentano i profitti diretti, il danno al credito può mettere sotto stress gli istituti particolarmente esposti a crediti rischiosi o a corto di capitale. Una definizione che pare la fotografia di MPS fino a poco più di qualche mese fa. Il merito va dunque in parte al piano di rilancio avviato dai vertici nel 2022. Costata 931 milioni di euro (e 4125 posti di lavoro), la manovra si è affiancata a un aumento di capitale da 2,5 miliardi. Si tratta dell’ennesimo piano e del quinto aumento di capitale in poco più di dieci anni: ma questa volta sarà quella giusta?

La cedola del decennio

Mentre il mercato si arrovella nel dubbio, da Francoforte è arrivato un segnale positivo: la Banca Centrale Europea ha deciso, a dicembre, di rimuovere il divieto di cedole che gravava su Montepaschi dal salvataggio pubblico del 2017. Un segnale che lascia sperare, accompagnato dalla conferma degli stessi requisiti di capitale già chiesti alla banca nel 2022. Requisiti che, nelle parole della stessa BCE, sono «già ampiamente rispettati», anche grazie al «buon esito dell’operazione di aumento di capitale». Insomma, perfino i banchieri europei sembrano dare l’avallo al sogno di molti. Forte dei profitti accumulati in questo semestre e (si spera) nel resto dell’esercizio, MPS potrebbe tornare nel 2024 a staccare un dividendo per i suoi azionisti. Si tratterebbe della prima volta dal 2011, quando la disastrosa acquisizione della dissestata Antonveneta diede inizio alle disgrazie della banca.

La prudenza non è mai troppa

Ma proprio il ricordo degli eventi passati dovrebbe insegnare a diffidare delle apparenze. Troppe volte prima di oggi si sono visti progetti di rinnovamento ben congegnati e altrettante volte li si è visti infrangersi di fronte alla realtà dei fatti. Certo, i segnali positivi oggi sembrano più forti che in passato, ma è altrettanto vero che la crescita nei profitti pare essere, almeno per le banche italiane, un fatto congiunturale e largamente diffuso. Non a caso, il mercato stesso sembra non sapere come reagire alle notizie più recenti, con una quotazione oscillante intorno a valori relativamente stabili, ma sempre comunque al di sotto dei 3 euro da ottobre, quando la ricapitalizzazione è stata avviata. D’altronde, sembra difficile che i valori debbano fare particolari strappi in avanti prima che si sappia qualcosa di più sulle prospettive future della banca o prima di ulteriori conferme in sede di rendiconto. Ma intanto, un primo passo è stato fatto. E lascia sperare che, forse, si potrà finalmente mettere il punto su un dossier che viene da anni definito “senza fine”.

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Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".