domenica, 28 Aprile 2024

Lo sciopero di Hollywood c’entra poco con l’intelligenza artificiale

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Hollywood è bloccata, ma il motivo non è l’intelligenza artificiale. Dietro allo sciopero di attori e sceneggiatori ci sono contratti inadeguati ad un’industria che non ha saputo sviluppare un modello sostenibile da quando si sono affermate le piattaforme di streaming.

Attori e autori di Hollywood in sciopero

Il 14 luglio la Screen Actors Guild – American Federation of Television and Radio Artists (SAG-AFTRA), il sindacato degli attori americani, è entrato in sciopero. Si unisce alla Writers Guild of America (WGA), che protesta da maggio.

Entrambe le sigle chiedono alla Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), che rappresenta i produttori cinematografici, un adeguamento dei contratti ottenuti nel 2007. Le trattative intavolate negli ultimi mesi sono però fallite, portando ad una mobilitazione che coinvolge oltre 170.000 professionisti.

Ci saranno quindi rallentamenti nella produzione di film e serie televisive americani. L’intera industria cinematografica potrebbe fermarsi. Hollywood nella sua interezza fattura ogni anno quasi 150 miliardi di dollari.

Cosa chiedono i sindacati

La ragione principale dello sciopero è il mancato adeguamento dei residuals. Si tratta di royalties, compensazioni che autori e attori ricevono quando i prodotti a cui hanno lavorato vanno in replica in televisione o nei cinema.

Gli accordi tra sindacati e produttori risalgono però al 2007 e sono fortemente sbilanciati verso i vecchi media. Ora il panorama è cambiato, ed è lo streaming, che ha residuals marginali, a generare una parte rilevante dei ricavi.

Nel 2019 alcuni sindacati hanno raggiunto accordi con le singole piattaforme di streaming, ma le cifre che attori e scrittori ricevono sono basse rispetto a quanto garantivano televisione e distribuzione fisica.

Streaming e intelligenza artificiale

La soluzione allo sciopero sembrerebbe semplice: spostare il peso dei residuals sui nuovi media, mettendo ai margini TV e DVD. C’è però un problema. Lo streaming non è in grado di garantire i profitti del passato. Al contrario, al momento le piattaforme che pubblicano i propri conti sono in perdita.

Disney, Warner Bros Discovery e Comcast hanno perso 18 miliardi di dollari nel sostegno delle loro piattaforme negli ultimi tre anni. Si tratta per lo più di investimenti aggressivi, per prendersi una fetta di mercato e lasciare indietro la concorrenza. Ma al momento il settore non è in grado di pagare adeguatamente chi ci lavora.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, le preoccupazioni di attori e autori sono marginali. Al momento non ci sono film scritti con l’intelligenza artificiale, e l’utilizzo di computer grafica per la recitazione è limitato.

Le nuove tecnologie spaventano, ma al momento non sono competitive dal punto di vista economico. Addestrare i bot costa moltissimo: nel 2022 OpenAI ha perso mezzo miliardo di dollari per il solo ChatGPT. La possibilità della loro applicazione è ancora tutta da dimostrare, e anche se i lavoratori dello spettacolo sono giustificati nella loro preoccupazione, non sembra esserci nessuna minaccia di sostituzione imminente. ©

📸 Credits: Canva

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.