giovedì, 9 Maggio 2024

Monte dei Paschi, il futuro a una svolta 

DiMarco Battistone

28 Settembre 2023
Monte dei Paschi

Per Monte dei Paschi di Siena potrebbe arrivare la svolta. Secondo le ultime indiscrezioni, il Governo cederà una grossa quota dell’istituto di credito nelle prossime settimane, preparando il terreno a una privatizzazione. MPS tornerà a camminare sulle proprie gambe?

Le voci di vendita

A pochi giorni dalla chiusura del terzo trimestre, il titolo di Monte dei Paschi comincia ad agitarsi. Per la banca più chiacchierata del Paese è un meno 8% sui listini, da giovedì a oggi. A smuovere gli investitori sono le voci su una possibile cessione di una quota da parte dell’Esecutivo. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista di maggioranza dal 2017, starebbe cercando un acquirente per la cessione di una quota pari all’8% del totale. Così facendo, si potrebbe testare la reazione del mercato in vista di una vendita definitiva della partecipazione statale, che vale il 64,2% del totale. Per questa seconda fase, dall’Estero arriva l’ipotesi di fusione con un gruppo bancario – si pensa a BPER o BPM – per creare un nuovo hub di dimensioni paragonabili ai primi gruppi del Paese, Intesa San Paolo e Unicredit. Ma il tempo per trattare è poco: l’operazione, secondo quanto dettato dall’Europa, deve avvenire al più tardi nel 2024.

Perché vendere MPS

Dopo anni di voci su potenziali matrimoni con altre banche, lo Stato decide di fare la prima mossa. Anche se fonti dal Ministero smentiscono, le ragioni per avviare in anticipo il processo sono più di una. Oltre alla scadenza ormai prossima, il problema principale sono le proporzioni dell’operazione. A giudicare dal fallimento di tutti i tentativi precedenti di acquisizione, convincere altri istituti di credito a farsi carico in toto di MPS è impresa non facile. Così, prende corpo l’opzione della cessione a tranche. Poco più di due settimane fa, da Cernobbio, il vicepremier Antonio Tajani diceva: «l’Italia può accelerare sulla vendita di una quota». Insomma, le premesse per vendere ci sono, anche in virtù dei risultati incoraggianti della banca. Tanto più che avviare l’operazione entro la fine dell’anno potrebbe fornire al Governo una preziosa iniezione di liquidità in vista della Manovra di Bilancio.

I risultati

Intanto, i bilanci dell’istituto mostrano un quadro decisamente più convincente che in passato. Forte anche dei profitti portati dall’aumento dei tassi, nella prima metà dell’anno ha esibito un guadagno netto di ben 619 milioni di euro. Il trend è crescente: dopo un primo trimestre che aveva sorpreso il mercato, con ben 236 milioni di euro di profitti netti, Q2 ne ha portati altri 383 milioni nelle casse della banca. Cifre che fanno impallidire i 53 milioni totalizzati nel primo semestre del 2022. Adesso, tutte le attese si rivolgono verso i risultati di Q3. Se continuassero la crescita, potrebbero rassicurare gli investitori, riaprendo la strada alla fuoriuscita dello Stato, dopo ben 6 anni. In ogni caso, sarebbe un lieto fine dal sapore dolceamaro. A fronte dei 5,4 miliardi di euro spesi per salvare la banca nel 2017, il MEF metterebbe a bilancio, allo stato attuale, una perdita. Infatti, il market cap dell’intera compagnia si ferma a circa 3 miliardi di euro. ©

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Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".