lunedì, 29 Aprile 2024

AI minaccia il lavoro: ecco i settori più a rischio

L’AI porterà a ridisegnare la forza lavoro. Un’operazione che non è detto si traduca in licenziamenti collettivi, ma che più probabilmente sfocerà in una riqualificazione in massa dei lavoratori. A pensarla così sono gli intervistati di un sondaggio condotto su 1684 dipendenti aziendali di tutti i livelli dal McKinsey Global Institute, dal titolo “The State of AI in 2023: Generative Al’s breakout year”, pubblicato ad agosto. Più del 20% della forza lavoro aziendale, dicono nel sondaggio, potrebbe essere chiamata a aggiornare le proprie competenze nel giro dei prossimi tre anni. Mentre solo una minima parte dei rispondenti, l’8%, ritiene che l’organico subirà una contrazione maggiore del 20%.

Gli effetti dell’AI sulla forza lavoro

L’intelligenza artificiale consente però l’automatizzazione di oltre la metà della forza lavoro. E secondo le risposte al sondaggio, alcuni settori potrebbero subirne le conseguenze. Una falcidiata potrebbe arrivare per il Service Management, i cui addetti potrebbero calare nei prossimi tre anni del 54%, dicono gli intervistati. A seguire il Supply Chain management, a rischio per il 45% dei posti a disposizione. Ci sono poi le risorse umane, che nell’organico potrebbero avere un peso minore, di oltre il 40%. Saldi al loro posto dovrebbero invece rimanere i profili legati allo sviluppo del prodotto (il 55% dei rispondenti crede che non ci saranno modifiche sostanziali). E quelli che si occupano di rischio aziendale: qui la percentuale dei fiduciosi sale al 57.

Non tutte le imprese utilizzano l’AI

L’altro dato messo in luce dal sondaggio è che non tutte le aziende sono già operative nell’uso dell’AI. Solo il 55% dei rispondenti ha dichiarato che la propria azienda ne fa uso. Meno di un terzo dice invece che l’organizzazione di appartenenza applica l’AI solo a funzioni circoscritte. Una percentuale quest’ultima rimasta pressoché invariata rispetto al 2021. Gli investimenti nel campo di AI avranno invece un incremento nel prossimo triennio, perché le aziende, rileva lo studio, ne intravedono i benefici.

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Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con il pallino del giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere per i giornali, quasi sempre online. All’inizio di cinema e spettacoli, per poi passare a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Settori di cui mi occupo anche per Il Bollettino.