Sei una mamma? Magari con due figli piccoli e il desiderio di lavorare per essere autonoma finanziariamente? Il mercato del lavoro sembra non essere “cosa per te” nel nostro Paese. Il livello più basso di occupazione femminile in Italia lo raggiunge proprio la fascia di donne con queste caratteristiche. Le madri di due minori possiedono un impiego nel solo 40% dei casi. E su cento donne occupate, sono solo 73 quelle con almeno un figlio. In un panorama già di per sé sconfortante. Il tasso di occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni è nel complesso del 52%, un valore che è alto se confrontato con gli ultimi tre decenni (solo negli anni 2000 si è superata la soglia del 40). Ma non rispetto alla media europea, che è di 13 punti più alta, pari al 65%. A mettere in luce tutte le difficoltà che trovano le donne, specie se madri, a inserirsi o restare nel mercato del lavoro, sono i dati – impietosi – del rapporto Le equilibriste 2024, di Save the Children.
L’abbandono dopo la nascita di un figlio
A dare il polso della situazione sono anche le convalide di dimissioni dopo la nascita di un figlio. A rassegnarle sono stati complessivamente nel 2022 circa 61mila neo genitori di figli sotto i tre anni. Il numero è in crescita del 17% sull’anno precedente. Ma le protagoniste – in negativo – sono ancora una volta le donne, che rappresentano il 72% per cento del campione totale.
Il lavoro di cura solo delle donne
Tra i motivi principali che indicano le donne per le dimissioni ci sono le difficoltà di conciliazione vita lavoro. Non sorprende se si guarda a un altro dato, che è quello sulle ore settimanali dedicate alla cura dei figli dai genitori. Sotto i 49 anni sono il 20% le madri che dedicano oltre dieci ore al giorno alla cura dei figli, contro il 6% dei papà a tempo pieno. La maggior parte, il 60%, li segue al massimo per tre ore al giorno. Uno sbilanciamento che grava tutto sulla donna, che dedica il tempo a disposizione al lavoro di cura non retribuito.
La motherhood penalty
Sopprimere quello che il report definisce il gap di presenza, la cosiddetta motherhood penalty per cui chi è madre rinuncia a lavorare, farebbe sollevare l’occupazione femminile di 14 punti entro il 2030. Detta in un altro modo, le donne riuscirebbero a lavorare di più, anche dopo la nascita dei figli, con le politiche – e la cultura – adeguate. La dice lunga anche la dinamica opposta che vivono madri e padri in fatto di tasso di occupazione: mentre gli uomini che hanno figli lavorano di più (c’è un picco del 91% per chi ha due figli), per le donne succede il contrario. Più figli hanno, meno lavorano. Perché?
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