A Hollywood è scoppiata la polemica: il film diretto da Brady Corbet The Brutalist ha impiegato l’intelligenza artificiale per modificare l’accento ungherese di Adrien Brody ( candidato all’Oscar come miglior attore protagonista).
La modifica è stata effettuata tramite il software AI Respeecher, basato su modelli di deep learning, che analizzano e rimodellano specifiche frequenze vocali per affinare la pronuncia senza necessità di doppiaggio o re-registrazione.
Tecnicamente, nulla di rivoluzionario. Ma la polemica è esplosa: se un’interpretazione viene migliorata dall’Intelligenza Artificiale, resta davvero merito dell’attore? E soprattutto, la performance in The Brutalist, può essere premiata con un Oscar?
Da un lato, c’è chi sostiene che questa tecnologia sia equiparabile al montaggio sonoro o alla post-produzione video. Dall’altro, c’è chi teme che sia il primo passo verso un’industria in cui le performance vengono ottimizzate digitalmente, rendendo labile il confine tra espressività umana e manipolazione algoritmica.
📌 Parentesi: non è la prima volta che l’Intelligenza Artificiale entra nel cinema 🎥. Esistono altri esempi in cui è stata utilizzata l’AI nel montaggio cinematografico. Basti pensare a grandi produzioni come The Irishman, Star Wars o The Avengers 🦸♂️.
Ma qui il discorso cambia: non parliamo di effetti speciali o CGI, ma di recitazione 🎭. Se la voce – uno degli strumenti principali dell’attore – viene modificata da un algoritmo, chi sta realmente performando?
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📸Credits: Canva e CapCut Pro