Con lo scenario globale in rapido mutamento e innovazioni tecnologiche di impatto notevole, l’Europa è posta di fronte a sfide che la scuotono nelle fondamenta. Che aspetto avrà l’Unione del domani? Ecco 3 dati che possono aiutarci a immaginarlo.
1. Siamo sempre meno

L’inverno demografico è un fenomeno più forte che mai nel Vecchio Continente, con tassi di fecondità totale (TFT) in calo da anni. Nel nostro Paese, ad esempio, il numero di figli per donna è sceso sotto il tasso di sostituzione già dalla metà degli anni ’70 e raggiunge oggi appena 1,20 figli per donna.
Anche se l’Italia rappresenta il caso più estremo, sono sempre di più gli Stati in cui la popolazione totale cala anno dopo anno. E proprio il 2025 potrebbe segnare una svolta epocale: dopo aver toccato il picco, il totale degli abitanti calerà per la prima volta da decenni. Si avvia così un declino demografico che nello scenario più probabile potrebbe portare il numero dai 744 milioni di oggi a meno di 600 nel 2100.
2. La crescita stagnante

L’altro grande fattore di cambiamento per l’Europa è segnato dalla capacità di far crescere la sua economia. Da diversi anni affronta una fase di stagnazione, segnata da incrementi del PIL estremamente contenuti. Nel 2024, l’aumento reale si è attestato sull’1,1% annuo. Nei prossimi anni ci si attende una lieve ripresa, per una crescita che nel 2028 potrebbe raggiungere l’1,8% annuo.
Nel lungo termine, però, la stagnazione rischia di permanere, con all’orizzonte un mix di minacce interne ed esterne. In primis, l’incertezza geopolitica: la prospettiva di nuovi conflitti e tariffe commerciali che causa maggiore incertezza e tende a contrarre le relazioni economiche internazionali, mettendo a dura prova un’economia votata all’export come quella europea.
3. L’industria a rilento

Ma il vero banco di prova per il futuro è il settore manifatturiero. L’Europa produce oggi circa il 17% dell’output industriale globale, una percentuale calata notevolmente nel giro di pochi decenni: nel 1997, era al 22,7%. Un trend che è accresciuto dalla persistente debolezza mostrata dalle principali potenze industriali – in primis, la Germania – in seguito alla crisi pandemica.
Ora per il comparto le incognite sono tante quante le sfide. Dalla necessità di integrare le nuove tecnologie AI nei processi produttivi a quella di ridurre le emissioni inquinanti. Dal bisogno di portare a termine un’integrazione ancora incompleta all’eventualità – più concreta che mai – di tornare a rilanciare la produzione bellica. Da ciascuno di questi temi emerge un richiamo a scelte difficili, ma determinanti. Dalle risposte, deriverà gran parte del nostro futuro.
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