Dietro lo scontro tra Tether e la Juventus non c’è solo una questione di governance societaria. C’è la storia di come la più potente emittente di stablecoin al Mondo, creatrice di USDT, stia tentando di entrare a pieno titolo nell’economia reale, spingendosi fino al cuore simbolico dell’industria calcistica italiana. Un esperimento che unisce due mondi apparentemente lontani: quello delle criptovalute e quello del calcio, ma che in realtà si toccano su un terreno comune, quello del potere economico e della reputazione globale.
Tether, fondata nel 2014 e oggi guidata dal manager italiano Paolo Ardoino, controlla la stablecoin USDT, il principale asset di scambio dell’intero Mercato Crypto. Ancorata al valore del dollaro, USDT ha superato i 115 miliardi di dollari di capitalizzazione (fonte: CoinMarketCap), diventando di fatto la moneta di riferimento per oltre la metà delle transazioni digitali mondiali. In un Mercato dove le criptovalute tradizionali restano volatili, l’USDT si è imposto come strumento di liquidità e rifugio, ma anche come leva di influenza. Perché chi controlla la principale stablecoin controlla, in parte, il flusso di denaro che muove l’intero ecosistema delle criptovalute.
L’ingresso nel capitale bianconero
Oggi quella stessa società è dentro un club come la Juventus, rilevando circa l’11% del capitale sociale e diventando così uno dei principali azionisti di minoranza. L’operazione, inizialmente accolta con curiosità, si è presto trasformata in un confronto acceso con Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann che detiene la maggioranza del club. Il punto di attrito è l’aumento di capitale da circa 110 milioni di euro, necessario a consolidare i conti del club dopo anni di perdite. Tether, che intende partecipare all’operazione, chiede che l’aumento sia condotto con diritto di opzione per tutti gli azionisti, per evitare la diluizione delle quote di minoranza. Ma la società delle stablecoin ha spinto anche oltre: vuole più rappresentanza nel consiglio di amministrazione e nei comitati interni, rivendicando un modello di governance più trasparente e meno centrato sul socio di controllo.
Il consiglio di amministrazione della Juventus ha respinto le proposte, invitando i soci a votare contro nella prossima assemblea del 7 novembre. La partita si giocherà lì, con una posta in palio che va oltre la semplice composizione del board. Tether non è un fondo d’investimento qualunque: è un attore globale che maneggia una massa monetaria paragonabile a quella di una piccola banca centrale, ma con regole proprie e senza la supervisione diretta di istituzioni pubbliche. La sua presenza in un club quotato introduce questioni nuove: che tipo di potere esercita una società privata che emette la principale valuta digitale mondiale? E quanto il suo ingresso in un’impresa sportiva può spostare equilibri economici e d’immagine?
Una nuova strategia di legittimazione
Per Tether, l’investimento nella Juventus è un’operazione strategica. Dopo aver diversificato in settori come energia, intelligenza artificiale e data center, il gruppo punta ora a un settore che coniuga visibilità globale e consenso popolare. Il calcio è un linguaggio universale, capace di portare la finanza digitale al grande pubblico più di qualsiasi campagna di marketing. E un club come la Juventus, con oltre 440 milioni di tifosi nel mondo, rappresenta un veicolo di legittimazione potente. Non è un caso che l’operazione arrivi mentre in Europa entrano in vigore le prime norme del MiCA, il regolamento europeo che disciplina le stablecoin e i loro emittenti. Per Tether, consolidare la propria presenza nel Mercato europeo significa anche giocare d’anticipo sul piano della reputazione.
Il potere delle stablecoin
Dietro la retorica della partecipazione e della trasparenza resta però un interrogativo di fondo. Tether può davvero essere considerata un attore industriale, o resta un gigante finanziario che si muove secondo logiche proprie? L’ingresso nella Juventus mostra un’ambizione chiara: trasformare il potere digitale accumulato nel Mondo delle Crypto in influenza concreta sull’economia reale.
Ma apre anche un fronte di incertezza. Se un’emittente di moneta privata arriva a sedersi al tavolo del calcio italiano, la distinzione tra finanza tradizionale e finanza decentralizzata diventa sempre più sottile. E la partita tra Exor e Tether, in fondo, è solo il primo tempo di una sfida molto più grande: quella per decidere chi controllerà il denaro e il potere del nuovo Mondo digitale. ©
Articolo tratto dal numero del 1 novembre 2025 de Il Bollettino. Abbonati!
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