mercoledì, 24 Aprile 2024

La pandemia colpisce i trasporti: l’economista Giuricin «Basta salvare solo Alitalia, si pensi a tutto l’indotto»

Sotto i colpi della pandemia finisce soprattutto il settore dei trasporti. In particolar modo quello aereo e dell’alta velocità. A farne le spese, milioni di passeggeri. «Il Governo deve assolutamente fare di più per far rialzare un comparto così strategico per il nostro Paese», dice Andrea Giuricin CEO TRA consulting ed economista dell’università Milano Bicocca. «Di certo nazionalizzare Alitalia non era né la prima mossa da fare né la più importante, visto che il mercato del trasporto aereo è europeo dal 1997 e non si può aiutare una sola compagnia, peraltro in perdita. Altrimenti si distorce il mercato».

Che cosa si dovrebbe fare?

«Smetterla di far continuare a pagare i contribuenti per salvare una compagnia con cui viaggia solo il 7/8 per cento dei 130 milioni di passeggeri da e per l’Italia. A livello europeo, la quota di mercato scende sotto il 2 per cento, e il mercato è ormai a tutti gli effetti europeo».

Lei dice che le misure messe in atto sono largamente insufficienti: quantifichiamo.

«Per il trasporto aereo il Governo ha preso alcune iniziative, dallo stanziamento di fondi per le perdite delle compagnie con COA (certificato) italiano, all’allungamento delle concessioni aeroportuali di due anni, passando per quei 3 miliardi di euro per la nazionalizzazione di Alitalia. Ma, offrendo aiuti soltanto alle compagnie aeree, una parte importante ma che rappresenta il 15 per cento di tutto il sistema aeropotuale, si è completamente dimenticato di sostenere tutto quello che ci ruota intorno e che impiega direttamente oltre 150 mila dipendenti».

A che cosa si riferisce?

«Di fatto rimangono senza liquidità tutte quelle aziende che hanno un impatto fondamentale sull’economia del comparto aeroportuale nel suo complesso, per l’indotto che creano. Cosa che non è successa, per esempio in Germania, dove sanno molto bene quanto sia fondamentale, per un’economia che funzioni, mantenere i propri scali rilevanti nel mondo».

Andiamo con ordine. Diamo qualche numero…

«Il trasporto aereo sta subendo diminuzioni superiori al 70 per cento. Anzi, con l’ultimo lockdown, probabilmente la caduta si accentua fino a raggiungere una diminuzione del 90 per cento rispetto all’anno precedente. Il numero di passeggeri tra gennaio e settembre è diminuito da 125 milioni del 2019 a 35 milioni del 2020. Ma non solo: il comparto aeroportuale allargato, vede circa 150 mila dipendenti diretti in Italia, secondo le stime dell’airport Council International, l’associazione che raggruppa la quasi totalità degli aeroporti a livello mondiale».

E gli aiuti messi in campo dal Governo rispetto a questi dati?

«I fondi lasciano scoperta la quasi totalità degli operatori del settore aeroportuale. E il serio rischio, se non s’interviene d’urgenza con un’iniezione di liquidità, è che il prossimo anno, quando finirà l’impossibilità al licenziamento, migliaia di persone rimarranno senza lavoro. E visto che le stime parlano di una forte riduzione del numero di passeggeri anche per il 2021, con valori compresi tra 57 e, massimo, 98 milioni, contro i 161 milioni pre Covid-19, la perdita di questo 40 per cento si trasformerebbe nella perdita almeno di 60 mila posti di lavoro. Ricordiamo che molti dei costi per gli operatori sono fissi, mentre i ricavi sono quasi azzerati».

Peraltro, prima o poi, finiranno anche gli aiuti statali?

«Sa cosa mi preoccupa davvero? Che quando non ci saranno più fondi, e succederà, rimarranno in piedi non le compagnie più efficienti, ma solo quelle più brave a prendersi gli aiuti. E questo sarebbe deleterio, visto che per la ripartenza dopo una crisi così prolungata, il comparto dovrebbe essere al massimo dell’efficienza. Non solo: tutto questo si ripercuoterà fortemente sul consumatore ovviamente. Che si troverà davanti prezzi più alti, poca scelta e servizi nettamente peggiorati».

Cosa bisogna fare dunque?

«Sono tre le possibili misure che potrebbero aiutare immediatamente il settore del trasporto aereo e che avrebbero il vantaggio di stimolare direttamente la domanda cercando di limitare le chiusure di rotte che stanno cominciando a manifestarsi e i licenziamenti che potrebbero arrivare».

Partiamo dalla prima

«È necessaria la riduzione delle tasse comunali e del fondo volo (componente HB della tariffa) che potrebbe essere finanziato direttamente dal Governo per il periodo gennaio-giugno 2021. Tali tasse sono di 6,5 euro a passeggero (7,5 euro da Roma). Considerando anche una caduta del traffico di oltre il 60 per cento per quello internazionale nel periodo considerato (oltre a quella del mercato nazionale), la platea di passeggeri soggetti a questa tassazione sarebbe di circa 22,5 milioni. Se la tassa venisse ridotta del 50% per il periodo considerato l’impatto sulle finanze pubbliche sarebbe di 73 milioni di euro».

E poi?

«Subito la riduzione o eliminazione dell’iva per i voli domestici per il periodo gennaio 2020 – giugno 2021. Il numero di passeggeri per questo periodo in tempi “normali” è di circa 15,4 milioni. Con la crisi attuale si stima che tale traffico potrebbe scendere di circa il 25 per cento nei primi mesi del 2021 (stima effettuata con eliminazione IVA). Il traffico per il periodo considerato potrebbe dunque fermarsi a circa 11,4 milioni di passeggeri, con le misure di incentivazione della domanda tramite una eliminazione dell’iva (componente FN della tariffa). Il costo della misura dovrebbe essere di circa 60 milioni di euro».

Questo potrebbe bastare a risolvere la situazione?

«No, come fatto in Germania, c’è da sostenere anche il settore aeroportuale che si trova in forte crisi di liquidità. Mentre diversi costi sono fissi, i ricavi si sono ridotti in maniera sostanziale. Per tale ragione e al fine di non far chiudere le strutture aeroportuali esistenti (che avrebbe un impatto importante anche sull’occupazione), si può pensare di strutturare un fondo per le perdite Covid-19 anche per gli aeroporti».

Come potrebbe essere costruito questo aiuto?

«Si potrebbe pensare di creare un fondo per gli aeroporti e che questi possano poi ribaltare parte di questi aiuti verso gli operatori aerei. Qualcosa di simile è stato fatto in maniera efficiente nel settore AV».

Si posso fare delle previsioni? «Difficilissime. Quello che viene detto da tutti gli analisti è che i livelli del 2019, pre Covid-19, torneranno solo nel 2024. Ma, ora c’è la seconda ondata che non sembra di facile risoluzione. Diciamo che le proposte sul tavolo per i Ministri ci sono, ma la cosa fondamentale è agire tutti insieme e perdere decisioni rapide, affinché questo nuovo lockdown non abbia un effetto ancor più tragico».