mercoledì, 24 Aprile 2024

Dieci miliardi dal Recovery Fund per l’innovazione dell’Italia. ANGI, Russo: «Risorse preziose, ma servono più tecnici e meno politici»

Dieci miliardi per rimettere in moto il nostro Paese: con i soldi del Recovery Fund l’Italia si gioca il futuro. «Siamo davanti a un periodo di radicale trasformazione, ma è essenziale una strategia che metta al centro innovazione, giovani e pari opportunità» dice Francesco Paolo Russo, Direttore Generale di ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori). Arriva il momento di spingere, ma senza riforme adatte si rischia di partire con il freno a mano tirato: «Le riforme sono fondamentali per cambiare, ma abbiamo assolutamente bisogno di più tecnici e meno politici, soprattutto nella Pubblica Amministrazione».

Che impatto avranno questi 10 miliardi sui processi delle politiche pubbliche dell’innovazione italiane?

«Un impatto importantissimo, perché in questi mesi tutti noi abbiamo acquisito maggior senso critico e ci stiamo muovendo in una direzione in cui la politica torna a essere una cosa pubblica e non più di pochi eletti. Inoltre è significativo sottolineare che questo programma europeo sorride all’Italia: per esempio, la scelta di Torino da parte di Bruxelles come unica sede italiana per il centro di competenze per l’innovazione sociale è un bel segnale anche in termini di prospettiva per il nostro Paese».

Quali sono i primi progetti da portare a termine?

«Le priorità sono sicuramente quelle di superare la crisi e di accelerare la transizione verso un’economia verde e digitale, insieme a tutto ciò che riguarda l’incentivare le strutture di rete e di mobilità».

Oltre ai soldi servono anche le riforme, quali sono gli ostacoli e come si potrebbero eliminare?

«Le riforme sono fondamentali per cambiare un Paese come il nostro, ma uno degli ostacoli principali è legato alla lentezza con cui si fanno, perché in Italia troppo spesso una riforma nasce già vecchia. Per accelerare e combattere questo problema, diventa cruciale rinnovare la Pubblica Amministrazione».

Si parla molto di start-up quasi come fosse una moda, ma con tutti questi fondi a disposizione c’è il rischio che qualcuno sia attratto solo dai soldi… Quali controlli sono necessari?

«Il rischio c’è, vista la pioggia di risorse che arriverà in questi anni. Su questo, però, CDP Venture Capital – Fondo Nazionale Innovazione, giocherà un ruolo fondamentale. Non a caso, il suo obiettivo è quello di rendere il venture capital un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del Paese, creando i presupposti per una crescita complessiva e sostenibile del proprio ecosistema. Tornando all’attrazione per questi soldi, che fanno sicuramente gola a molti, noi di Angi puntiamo ad essere un osservatorio delle politiche legate agli investimenti. In Italia, comincia ad esserci una cultura del cosiddetto “imprenditore seriale” che non fa in tempo a lanciare una startup che già pensa a venderla: la cosa va bene, purché non si vendano scatole vuote, che è il pericolo verso cui incorriamo».