Il Giro d’Italia 2021 in partenza da Torino sabato 8 maggio è la vetrina più prestigiosa della stagione ciclistica nel nostro Paese. «Per gli sponsor è la corsa più importante, dal punto di vista del ritorno d’immagine vale il 90 per cento», dice Roberto Reverberi, general manager della Bardiani CSF Faizanè, squadra con sede a Barco di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. La formazione italiana è stata invitata alla 104^ Corsa Rosa grazie a una delle tre wild card a disposizione.
Il Giro d’Italia coinciderà con la ripresa del Paese?
«Il momento più difficile è stato il 2020, quando il Giro si è corso a ottobre. Non ha avuto lo stesso sapore, mentre adesso si parte in maniera diversa. Certo, ci sono ancora tutte le restrizioni del caso: siamo in una bolla e dobbiamo rispettare le distanze, ma l’entusiasmo della gente è palpabile. C’è voglia di grandi eventi, di tornare a vivere».
Anche il ciclismo ha subito la crisi della pandemia da Covid-19. I vostri sponsor hanno avuto problematiche?
«In Italia abbiamo squadre di medio livello: come Professional, oltre alla nostra, ci sono la Eolo, l’Androni e la Vini Zabù. Ovviamente c’è chi ha avuto problemi, anche perché nel 2020 non si è corso per mesi e molti sponsor hanno tagliato. Noi siamo stati fortunati, perché siamo riusciti a disputare gli eventi importanti dopo la sospensione. Quest’anno abbiamo fatto delle gare all’estero, poi siamo stati alla Milano-Sanremo e ora arriva la vetrina del Giro. Non abbiamo avuto ricadute: Bardiani e CSF lavorano per l’industria alimentare e farmaceutica e Faizanè, azienda vicentina specializzata nella lavorazione di materie plastiche, produce barriere in plexiglass per i ristoranti. Non hanno risentito della crisi, anzi hanno avuto aumenti del fatturato. Per loro avere una squadra impegnata nel ciclismo è un ritorno d’immagine. Soprattutto nel Nord Europa, in Paesi di grande tradizione per le due ruote come Olanda, Belgio e Lussemburgo».
Quanto conta per voi essere tra le squadre iscritte?
«A livello economico è l’evento più importante della stagione. Vincere una tappa alla Corsa Rosa ti dà visibilità mediatica. Per i nostri sponsor il 90% del ritorno viene dal Giro d’Italia».
L’organizzazione vi fornisce un contributo per la partecipazione?
«Le squadre World Tour sono iscritte di diritto, poi vengono assegnate delle wild card, in genere alle squadre del Paese in cui si corre. Rcs Sport, la società organizzatrice, ci garantisce un rimborso spese che copre gli spostamenti e paga gli hotel in cui risiedono gli atleti. Poi i team più forti stipulano contratti a parte, perché portando i corridori migliori aumentano l’appeal della corsa».
Quanto vale conquistare successi di tappa?
«Per ogni vittoria giornaliera ci sono in palio 6-7 mila euro. Ma il montepremi della squadra è spartito a fine Giro in base ai piazzamenti, ai traguardi volanti e al numero di giorni in cui l’atleta ha indossato una delle maglie. Il nostro obiettivo è portarci a casa almeno una frazione. Abbiamo corridori di classe come Enrico Battaglin e Giovanni Visconti, ingaggiati per questo. E poi ci sono giovani interessanti come Giovanni Carboni, Filippo Fiorelli e l’esordiente Samuele Zoccarato, che è andato forte in Belgio e non si stanca in salita: ha grandi qualità. Vogliamo distinguerci nelle fughe da lontano o magari in quegli arrivi mossi, con qualche strappo finale. In due edizioni abbiamo vinto tre tappe, ma è difficile: di solito vincono 7-8 squadre, proveremo a inserirci. Se riuscissimo a vincerne una la prima settimana, poi potremmo essere più tranquilli e magari ne arriverebbero altre più facilmente».
Punterete anche alle classifiche?
«La quarta tappa potrebbe assegnare la maglia rosa a un corridore non di primo piano. Se arrivasse una fuga quel giorno, potrebbe essere tutto aperto. Poi vedremo se, soprattutto a inizio giro, riusciremo a indossare magari la casacca bianca dei giovani. Quella azzurra riservata agli scalatori? L’anno scorso Visconti ci aveva provato, se la può giocare».
Il vostro team è composto solo da italiani?
«Al Giro d’Italia sì, mentre da quest’anno in rosa abbiamo aggiunto anche un costaricense e un colombiano. Siamo rimasti fedeli alla tradizione per anni, rispettando il marchio italiano fin da quando ci chiamavamo Colnago: allora avevamo maglie azzurre, proprio perché ingaggiavamo solo corridori del nostro Paese. Dal 2021 abbiamo fatto uno strappo alla regola».