C’è grande attesa per l’arrivo della prima tranche degli incentivi per le aziende indicati nel PNRR. Il 13% sarà erogato entro giugno. Dopo inizierà la corsa al 2026: il resto dei finanziamenti arriverà soltanto se gli obbiettivi intermedi e finali saranno conseguiti in modo soddisfacente. «Chi entro il 2026 non li avrà raggiunti è possibile che non possa utilizzare tutti i fondi», dice Ranieri Villa, Equity Partner and Head of Global Investment and Innovation Incentives di Deloitte.
Un panorama complesso: come possono orientarsi le aziende?
«Bisogna avere bene chiaro il progetto e solo dopo abbinare gli incentivi migliori. Molti fanno il contrario: li scelgono prima e creano o modificano i target in funzione di questi. Si snatura l’idea di partenza. E un’azienda che non considera valida la propria idea tanto da modificarla per avere dei fondi sta lavorando male. È importante affidarsi agli esperti nella scelta: molti cercano di abbinare – per esempio – gli incentivi Ricerca e Sviluppo a progetti che, invece, sarebbero dell’industria 4.0».
Quali sono i settori affrontati con maggiore completezza dal PNRR?
«I fondi di cui è esplicitata l’intera erogazione, per ora, sono solo quelli dell’efficienza energetica e dell’industria 4.0, che vale il 10% dell’intero piano. Si poteva fare di più su quest’ultimo tema, ma è già un segnale importante. In molti altri casi sono descritti gli obbiettivi, non sono ancora chiare le modalità per arrivarci. C’è ancora tanto da definire. Siamo comunque a un buon punto rispetto a quando è subentrato il Governo Draghi».
Chi lavora in ambiti che nel PNRR sono poco approfonditi, per esempio quello del turismo, come potrà muoversi?
«Facendosi assistere per osservare gli sviluppi. Ci sono dei fondi stanziati per questo settore, ma non è completamente chiaro come saranno spesi, si parla forse di un credito di imposta, dell’estensione del 110% anche alle aziende alberghiere. Il supporto che la consulenza può dare a questi clienti è legato al monitoraggio per capire l’evoluzione di questo piano, che rimane comunque, ribadiamolo, una delle più grandi opportunità che l’Italia abbia mai avuto».