martedì, 30 Aprile 2024

MONDO DELLA MUSICA ANCORA IN GINOCCHIO. «LA RIFORMA CHE CHIEDIAMO DA TEMPO NON È NEL PNRR, MA…»

Sommario

La crisi nella crisi: mentre lo spettacolo dal vivo subisce un calo del fatturato del 97%, oltre 25mila lavoratori intermittenti del settore sono ignorati dalla legge e destinati a un’attesa senza fine. Gli invisibili della musica – macchinisti, driver, montatori – dovranno aspettare l’estate per essere inquadrati con una legge delega. «Urge il riconoscimento di queste figure professionali: l’ingegnere del live, il produttore, il promoter, l’organizzatore non percepisce neppure la cassa integrazione», dice Vincenzo Spera, Presidente di Assomusica. La filiera è tra le più colpite: l’Associazione segnala una contrazione, nel periodo che va da febbraio a settembre 2020, solo per il settore musicale pari a 650 milioni di euro, oltre 4.000 i concerti sospesi, 16 i grandi festival rimandati. «Bisogna prendere esempio dall’Inghilterra. Lì si è stabilito che, se non si dovessero trovare assicurazioni a garanzia di queste figure, ci penserà lo Stato direttamente. Il problema è anche legato a tutte le cooperative che danno lavoro a queste persone: molte sono fallite».

Il PNRR stanzia 8 miliardi per “Cultura e Turismo”: è compresa anche la musica?

«La pandemia ha fatto conoscere alla politica e ai ministeri di riferimento l’esistenza di una o più realtà che prima non erano nemmeno concepite, tra cui anche il settore della musica dal vivo. La riforma del settore dello spettacolo che chiediamo da tempo non è un tema molto inseribile in un documento come il PNRR, ma indirettamente, molti passaggi la toccano e ci riguardano. Penso per esempio allo snellimento della burocrazia o agli aiuti alle imprese. Più che al PNRR bisogna guardare all’attività che Governo e Parlamento svolgeranno nei prossimi mesi. Molti organi e ministeri sono chiamati in causa, cultura, lavoro, interni e sviluppo economico. E sono tutti orientati sul risolvere i problemi del settore: per questo sono ottimista».

C’è il rischio che tutti i precari del comparto abbiano cambiato lavoro?

«Non è un rischio ma una certezza. Si sono perse diverse figure, soprattutto nel campo del montaggio o della security. Resiste invece la parte professionale intermedia, quella formata da tecnici specializzati. Il 50% degli addetti a tempo indeterminato e 26.000 degli intermittenti non avranno più un posto nel mondo dello spettacolo».

Vincenzo Spera – Presidente Assomusica

Approvata la legge cosa bisognerà fare?

«Occorre un fondo assicurativo per le figure precarie del mondo dello spettacolo. Il governo ne è consapevole. E poi bisogna attivare un meccanismo di defiscalizzazione per tutti quei locali che fanno musica dal vivo, per incentivare a regolarizzare. Quella di operatore dello spettacolo all’inizio è nata come attività culturale, solo negli anni è diventata professione e attività commerciale. Ed è formata soprattutto da un sacco di liberi professionisti».

Nella programmazione Europa Creativa la musica contemporanea è stata inserita tra i progetti finanziabili. C’è un interesse europeo nella riforma del settore culturale e dello spettacolo?

«Sì, musica e spettacolo devono andare verso questa direzione. Da quasi un anno sollecitiamo la commissione europea a impegnarsi sul tema. La cultura deve avere un’infrastruttura condivisa. Quello della musica è uno dei settori che più di altri ha sperimentato l’ecosostenibilità delle attività, penso a diversi festival o eventi in cui si è ben lavorato anche in favore del turismo».

Qual è la sua proposta?

«Una piattaforma di comunicazione, uno snodo intermodale della cultura nel quale possano convivere teatri dell’Ottocento e altri palazzetti dello sport più moderni, in entrambi i casi luogo di arte, cultura, spettacolo».

L’estate come si preannuncia?

«C’è molto fermento e gli artisti iniziano a programmare le loro tournée. Siamo fiduciosi e guardiamo già all’autunno prossimo, quando, se la campagna vaccinale proseguirà nel modo giusto, ci auguriamo di poter accogliere gli spettatori a teatro con minor limitazioni di capienza. Uno studio su circa 3mila eventi dal vivo tra teatro, lirica e concerti, ha registrato un solo caso di Coronavirus verificato dalle Asl territoriali. Percentuale pari allo zero che fa dei teatri “luoghi sicuri” e liberi».