Se è vero che i successi portano a ulteriori affermazioni, il futuro del basket italiano è legato a doppio filo a quello di Tokyo 2020. Ma nonostante la corsa al de-sponsorship dei principali partners commerciali delle Olimpiadi, con Toyota che per prima rimuove il suo tatuaggio sul braccio dei Cinque Cerchi, la fotografia dello stato di salute finanziario della pallacanestro made in Italy sorride e certifica un forte segnale di ripresa. «Molto dipenderà dalle gesta della Nazionale Italiana di Basket» dice Umberto Gandini, Presidente della Lega Basket Serie A. «Sappiamo tutti come nell’esperienza collettiva, una Nazionale di successo o insuccesso porti poi una maggiore attenzione nella successiva stagione sportiva». Pandemia a parte, che ha bruciato il 28% degli investimenti in sponsorizzazioni sportive in Italia, nel solo 2020 (dai 903 milioni del 2019 ai 650 dell’anno scorso), l’appeal del comparto della pallacanestro italiana sembra incrementare il proprio peso specifico nell’universo finanziario dello sport, come conferma l’ultimo studio di StageUp srl e FIBo Spa. Il valore complessivo dei marchi delle 15 società che hanno partecipato all’ultima Serie A supera i 23 milioni di euro, con un valore medio per club di 1,55 milioni. «Numeri importanti che certificano una tenuta e in alcuni valori una crescita del movimento cestistico italiano dopo stagioni estremamente complesse: la prima abortita in seguito al lockdown e quella appena trascorsa, portata a termine con estremi sacrifici da parte di tutti».
Ci spieghi meglio…
«Si tratta di uno strumento che dà possibilità alle società di patrimonializzare alcune parti di quei valori che oggi hanno una valutazione positiva che ha sorpreso. Un tesoretto che permette ai club di aggiungere valore al loro patrimonio nel momento in cui iniziano a programmare la completa ripartenza dopo due stagioni difficili contrassegnate da una forte contrazione dei ricavi per l’assenza di pubblico a causa della emergenza sanitaria. E l’obiettivo a breve medio termine per il movimento pallacanestro è quello di costruire un polo d’attrazione sempre più forte verso i suoi stakeholders».
Quali sono le strategie per raggiungere l’obiettivo?
«Prima di tutto salvaguardare la sostenibilità del movimento, perché non è un mistero che la pallacanestro di vertice italiana si regga sul mecenatismo e sulle sponsorizzazioni, oltre che sui ricavi da botteghino dei palazzetti. Bisogna individuare da un lato nuovi assetti di patrimonializzazione per le società (rientra in questo senso la strategia sulla valorizzazione dei marchi dello studio di StageUp e FIBo), dall’altro allargare il più possibile il perimetro degli appassionati e di essere sempre più rilevanti all’interno del sistema sportivo italiano. A tal proposito stiamo lavorando molto bene con le società che hanno fatto investimenti importanti portando grandi allenatori e giocatori sui nostri palcoscenici. Senza dimenticare tutto il lavoro che abbiamo compiuto per la creazione di una forte identità social e digital, importante e rivolta a un pubblico decisamente più giovane rispetto a quello che ci segue abitualmente da tanti anni. Ognuno deve fare la sua parte, anche la politica».
Come si inserisce in questo discorso il taglio delle mutualità allo sport professionistico previsto dalla legge Melandri?
«È un nervo scoperto perché il taglio della mutualità è avvenuto qualche anno fa. Il decreto Melandri prevedeva che il basket, oltre al calcio, l’unico sport di squadra professionistico, avesse accesso alla mutualità del sistema derivanti dalla vendita centralizzata dei diritti televisivi. Stiamo parlando di una somma di circa 25 milioni di euro che ci è stata sottratta dalla riforma di quattro anni fa. Ci è stato riconosciuto un’indennizzo per tre stagioni da un milione di euro, che è stato destinato ai club che investono su impianti e vivai. Ma dalla stagione scorsa non riceviamo più nulla. È un tema sul quale abbiamo aperto un discorso insieme al sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali e con il Governo in generale, perché riteniamo che quel provvedimento sia stato illegittimo e abbia privato alla pallacanestro alcune risorse che le spetterebbero, proprio per via del fatto di essere uno sport professionistico, obiettivamente schiacciato dalla presenza del calcio».
Il Governo poteva tendere maggiormente la mano al mondo del basket?
«È necessario un intervento legislativo per porre rimedio a questo errore. Di sicuro i governi che si sono succeduti hanno avuto attenzioni differenti per lo sport: c’è stato molto attivismo per lo sport dal punto di vista assistenziale, associazionistico e dilettantistico, molta meno attenzione per le società che fanno dell’attività sportiva una attività imprenditoriale di intrattenimento sportivo».
Mentre l’assenza di pubblico pesava sullo sport in generale, l’audience del basket di vertice è aumentata. Perché?
«Il basket è in controtendenza rispetto a quello che è successo e la cosa mi fa particolarmente piacere. Lo spettacolo sportivo senza pubblico è qualcosa che lo spettatore da casa preferisce non seguire e se andiamo a vedere i dati dell’ultima stagione, non solo in Italia ma anche in un palcoscenico di riferimento importante come quello americano, i grandi eventi sportivi hanno avuto una grande contrazione in termini di ascolti. Il movimento italiano della pallacanestro non solo ha tenuto ma è cresciuto nella parte finale della stagione, dove, non a caso, è rientrato il pubblico che ha contribuito ad arricchire il prodotto televisivo».
Parlando di diritti tv, c’è il caos spezzatino sui diritti della prossima Serie A: quest’anno va in scadenza l’accordo con Rai ed Eurosport, di che somme parliamo?
«Di numeri molto poco significativi se paragonati al calcio, perché la gestione centralizzata dei diritti televisivi della Lega Basket di Serie A fattura 3 milioni 350 mila euro. E in questa somma è compresa la parte in chiaro di RaiSport e la parte criptata di Eurosport Discovery. Il contratto va in scadenza il 30 giugno del 2022. Avevamo fatto un piano biennale proprio perché uscendo dalla sospensione del campionato 19/20 per via della pandemia e avendo davanti la stagione 20/21 non ancora certificata al momento in cui siamo andati in bando, abbiamo preferito fare un’assegnazione più corta per poterci presentare sul mercato con dei numeri un po più rilevanti di quelli che ci accompagnavano nella scorsa estate. Adesso si tratta di valutare gli investimenti che andremo a fare per aumentare la base di appassionati e i numeri dei nostri prodotti in televisione e sul digitale: molto dipenderà dalle gesta della Nazionale Italiana di Basket impegnata alle prossime Olimpiadi di Tokyo».
Ci spieghi meglio…
«Sappiamo tutti come nell’esperienza collettiva, una Nazionale di successo o insuccesso porti poi una maggiore attenzione nella successiva stagione sportiva. Il futuro del basket italiano è legato a doppio filo all’Italbasket, che ha scaldato i cuori di appassionati e non, qualificandosi dopo 17 anni alle Olimpiadi».
Può l’entusiasmo per la vittoria della Nazionale di calcio agli europei e per la finale di Matteo Berrettini a Wimbledon essere da traino per la pallacanestro?
«Assolutamente. I successi portano successi e l’effetto trainante è visibile: succede con la vela, con la Formula 1, con l’atletica e tante altre discipline. Nel caso specifico, sicuramente la Nazionale italiana ha strappato l’accesso alle Olimpiadi che molti davano per impossibile: hanno dimostrato che l’impossibile non esiste nello sport e a questo punto si presentano rinforzati anche della presenza di Gallinari a giocarsi una qualificazione alle fasi finali in un girone complesso, ma con la consapevolezza di essere forti. Poi è chiaro che il campo è giudice finale, però trovo che la spavalderia e la sfrontatezza, oltre alla convinzione dei propri mezzi che questo gruppo guidato da Sacchetti ha messo in campo a Belgrado è un buon viatico per vivere buone Olimpiadi».
Come sarà la prossima stagione?
«Io me lo auguro. La realtà dei fatti ci porta a essere più prudenti di quello che eravamo magari l’estate scorsa, però è indubbio che con il successo delle politiche vaccinali e l’introduzione del green pass si debba pensare a una riapertura, con tutti i protocolli del caso. Non è pensabile un’altra stagione a porte chiuse, cosi come non è accettabile che un evento negativo del genere debba pesare solo ed esclusivamente sugli imprenditori e le società che investono per fare attività sportive. Non è accettabile tarpare le ali ad un movimento in ascesa che non può prescindere dalla presenza e dall’entusiasmo del pubblico».
© Luca Maddalena