Il mercato dei carbon credit ha registrato di recente prezzi record. Lo scenario appare favorevole ad ulteriori incrementi delle quotazioni. Cerchiamo quindi di capire meglio di cosa si tratta e quali possano essere le conseguenze sul tessuto economico.
Innanzitutto è bene chiarire cosa sono i carbon credit. Le autorità UE, nell’ambito dell’impegno a ridurre i gas serra, hanno deciso di creare l’EU ETS – European Union Emission Trading System. È un sistema di scambio di quote di emissioni di gas serra basato sul principio “cap and trade”.
Come funziona? La UE ha individuato alcuni settori economici responsabili di gran parte dell’eccesso di CO2 e altri gas serra nell’aria: energia, industriale-manifatturiero e aviazione. Si stima che questi settori siano responsabili del 40% delle emissioni di gas serra dell’intera UE.
MERCATO DEI CARBON CREDIT UE: IL TETTO ALLE EMISSIONI
La UE decide un livello massimo di emissioni per anno consentito in un periodo determinato – siamo nella fase 4, 2021-2030. I soggetti colpiti dalle limitazioni devono quindi entrare in possesso del numero di crediti sufficienti a coprire le loro emissioni: una sorta di indennità da pagare alla comunità per la produzione di gas serra. Parte dei carbon credit vengono assegnati in modo gratuito e in parte devono essere acquistati in asta. I soggetti che sono venuti in possesso dei carbon credit hanno la possibilità di cedere i crediti o di acquistarne di ulteriori : quelli che riescono a ridurre le emissioni avranno crediti in eccesso che potranno cedere a soggetti meno virtuosi e viceversa. Ogni credito corrisponde a una tonnellata di CO2 e ogni sforamento comporta una sanzione da 100 euro per tonnellata. Il totale di crediti collocati dalla UE – in asta o a titolo gratuito – diminuisce del 2,2% ogni anno nell’attuale fase 4: questo garantisce – o dovrebbe garantire – una progressiva diminuzione dei gas serra. Dal 2005 – l’anno di avvio del progetto – al 2021 si è registrata una riduzione del 43% delle emissioni dei settori interessati.
CARBON CREDIT SUI MASSIMI STORICI: COSA SPINGE I PREZZI
Il boom dei carbon credit ha portato alla creazione di strumenti finanziari come gli ETF negoziabili anche dagli investitori retail: è ora possibile fare trading su questi strumenti. Ci si chiede pertanto quale potrebbe essere l’evoluzione futura dei prezzi dopo il rally dai 23 euro del novembre 2020 agli oltre 90 toccati poco più di un mese fa. La progressiva riduzione dei crediti disponibili fornisce di per sé un supporto ai prezzi. Allo stesso modo operano fattori come il crescente interesse per l’universo ESG. In questo senso anche l’ipotesi emersa dalla COP26 di creare un sistema globale dei carbon credit sotto l’egida delle Nazioni Unite. Da segnalare infine l’iniziativa del governo tedesco: proposta la fissazione di un prezzo minimo di 60 euro per i crediti.
RALLY AL CAPOLINEA?
A sfavore dell’estensione del rally alcune considerazioni. La prima si riallaccia al rimbalzo dell’economia nel 2021 dopo il 2020 della pandemia. I produttori hanno probabilmente “forzato” gli impianti generando un eccesso di emissioni. Probabile che si siano trovati a dover acquistare rapidamente crediti per pareggiare il conto emissioni 2021: questo ha generato un surplus di domanda e un incremento dei prezzi, destinati entrambi a rientrare con l’inizio del 2022. L’altro elemento negativo è il forte aumento del prezzo del gas osservato nel 2021: ciò ha reso conveniente l’utilizzo del carbone – uno dei maggiori responsabili dei gas serra, vedi altro articolo de Il Bollettino – per produrre energia. Anche questo fattore ha contribuito a sostenere i prezzi dei carbon credit nella seconda parte dell’anno scorso: è possibile che questo effetto rialzista venga a mancare nel prossimo futuro. ©
Simone Ferradini
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