venerdì, 19 Aprile 2024

Riscaldamento globale: la Cina apre nuove centrali a carbone

DiRedazione

4 Gennaio 2022 ,

Bollettino di guerra dalla Cina sul fronte del riscaldamento globale. Pechino punta ancora sui combustibili fossili e completa la costruzione della prima unità della centrale a carbone di Shanghaimiao, un impianto di generazione di elettricità da mille megawatt. La tecnologia utilizzata è la più efficiente e avanzata al mondo: permette infatti di produrre energia con il minor tasso di consumo di carbone e acqua mai visto. Il punto è che costruire nuovi impianti a carbone non è coerente con l’obiettivo di ridurre a zero le emissioni nette di diossido di carbonio, ovvero la Co2, di cui la Cina è il maggior responsabile al mondo con una quota vicina al 30% del totale. Pechino si è impegnata a farlo entro il 2060 – contro il 2050 della maggioranza delle altre economie sviluppate – ma il processo di riduzione dell’energia generata grazie al carbone inizierà solo dopo il 2025.
Un recente report degli analisti della State Grid Corporation of China – la società che controlla la rete elettrica cinese con ricavi pari a quasi 400 miliardi di dollari, numero 2 al mondo secondo Fortune alle spalle di Walmart – afferma che la domanda di elettricità del Paese è in crescita e pertanto saranno necessari altri 150 gigawatt di capacità di generazione entro il 2025: in questo modo la Cina, che detiene già oltre la metà degli impianti a carbone globali, raggiungerà quota 1230 gigawatt da questa fonte.

Scarsità di energia anche a causa della transizione green. Durante il 2021 in Cina ci sono stati molti episodi di interruzione della fornitura di energia elettrica. Le cause di questi problemi sono molteplici: in primis la forte domanda proveniente dal settore manifatturiero, a sua volta fomentata dal potente rimbalzo dell’attività economica globale dopo la crisi del 2020 indotta dell’emergenza Covid-19; la riduzione dell’offerta di carbone; il sistema di produzione-distribuzione dell’energia cinese basato su relativamente poche grandi centrali a carbone e una rete elettrica inefficiente e poco flessibile; l’incremento della produzione da fonti rinnovabili, che presenta profili di produzione-erogazione tali da necessitare di un’infrastruttura di trasporto flessibile, ovvero proprio l’opposto di quella presente in Cina.
Tutti questi fattori hanno determinato blackout e razionamenti di energia elettrica a catena, dando forza e giustificazione anche agli occhi dell’opinione pubblica al piano di incremento di potenza da centrali a carbone. La Cina sta potenziando anche la produzione da fonti rinnovabili: l’obiettivo al 2025 sono 934 gigawatt installati da rinnovabili, ovvero circa il 43% del totale, mentre il carbone dovrebbe scendere al 57-58 per cento dal 60,7% del 2020. Passi avanti dunque, ma con ritmo troppo lento. ©

Simone Ferradini

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Foto di Benita Welter da Pixabay