venerdì, 26 Aprile 2024

CARO BOLLETTE Assoutenti: «Rateizzare e tassare gli extra-profitti delle società energetiche»

Aumento dei prezzi dell’energia e inflazione che vola: un binomio che preoccupa cittadini e realtà imprenditoriali e che destabilizza le Borse. Un quadro non semplice da affrontare, che fa scattare sul piede di guerra chi vuole tutelare i consumatori. «Bisogna agire al più presto per evitare il default a migliaia di famiglie», dice Furio Truzzi, Presidente Assoutenti. «In cima alla nostra lista c’è la battaglia contro il rincaro energetico, che causa un consistente aumento delle bollette e porterà – per esempio – la spesa per le forniture di elettricità e gas a raggiungere la cifra record di 2.558 euro annui, per un nucleo familiare di tre persone. L’incremento potrebbe addirittura assestarsi sul 77% rispetto alla spesa sostenuta nel 2019. Oltre a ciò, anche le tematiche del trasporto pubblico rimangono centrali per la nostra associazione. L’obiettivo è di migliorare le condizioni dei mezzi pubblici in un momento così difficile, nel totale rispetto delle norme di contenimento del Covid-19».

E non è finita…

«Un altro punto importante è la battaglia contro Autostrade per l’Italia, per la famosa questione del pagamento del pedaggio, nonostante la viabilità ridotta a causa dei lavori. Inoltre non dimentichiamo la cessione del quinto, dato che abbiamo scoperto che molte finanziarie calcolano i tassi di interesse in modo sbagliato a danno del consumatore». 

Quindi la battaglia contro il rincaro energetico è al primo posto: come giudica le proposte messe in campo da Palazzo Chigi?

«Rispondo con la proposta di Assoutenti per azzerare l’effetto degli aumenti per famiglie e imprese è un intervento immediato del Governo che non ha oneri per la finanza pubblica: garantire a tutti gli utenti che lo richiedono una rateizzazione dei maggiori costi eccedenti l’intervento di calmieramento sugli oneri di sistema in 24 mesi. Forse non è chiara a tutti la gravità della situazione, che potremmo definire quasi preludio di una crisi simile a quella del ’29. Le imprese stanno “saltando come birilli” e il vero problema è che ancora il Governo non chiarisce la quantità di risorse necessarie a consentire che gli aumenti siano conciliabili con la ripresa in atto e l’uscita della pandemia. Gli economisti parlano della necessità di destinare una cifra che si aggiri tra i 30 e i 70 miliardi; quindi, è del tutto scontato affermare che i 3,8 miliardi ipotizzati inizialmente non siano sufficienti. Tuttavia, secondo i nostri calcoli, i soldi ci sono e si potrebbe attuare un piano che si assesti intorno alla cifra minima appena dichiarata». 

In che modo si può raggiungere quella cifra?

«Attraverso l’operazione del prezzo marginale, si è creato un differenziale nei ricavi, il cosiddetto extra-profitto tra chi produce energia acquistando nei mercati internazionali e chi lo fa con risorse proprie, che consentirebbe di ricavare altri 12 miliardi. Inoltre, nella bolletta, i cosiddetti oneri di sistema – anche se temporaneamente risparmiati agli italiani nell’ultimo trimestre con il decreto salva bollette – accorpano agli onori per le rinnovabili ciò che rinnovabile non è, come gli inceneritori. Senza lasciarsi andare a giudizi di valore, quando torneranno a gravare sulle tasche degli italiani anche queste voci, abbiamo calcolato l’ammontare a 8,7 miliardi i ricavi che ne scaturirano e che potrebbero senza dubbio essere funzionali alla causa. In questo modo, con solo due operazioni, si sarebbe già raggiunta la cifra di 20,7 miliardi». 

Andando oltre a queste misure emergenziali, invece, quali sono le prospettive nel lungo periodo per migliorare la transizione energetica in Italia? 

«Riteniamo fondamentale, sin da subito, potenziare la produzione e l’uso del fotovoltaico. L’Italia ne produce tanto, ma il vero problema è rappresentato dallo sperpero. Uno dei problemi risulta essere il divieto per i piccoli produttori homemade di scambiarsi l’energia prodotta. L’interdizione deriva dagli accordi del GSE, Gestore Servizi Energetici, contrariamente al libero interscambio che vige in Germania. Inoltre, è doveroso attuare un piano di efficientamento energetico vero, che riguardi anche aspetti quotidiani dei consumatori. Bisogna perseguire un obiettivo di dimezzamento, che per certi versi acquisirebbe il termine di trasformazione culturale ambientalista. Al momento siamo a tutti gli effetti energivori, ma ci sono piccole migliorie che possono fare la differenza, come un uso più corretto degli elettrodomestici, una cottura dei cibi più appropriata e una riduzione dell’uso degli apparecchi elettronici per svago».

Per concludere il quadro energetico, ritiene che i maxi-rincari di cui abbiamo parlato possano impattare anche sulle tradizioni di consumo degli italiani? 

«Come abbiamo affermato, i rincari determineranno un aggravio di spesa pari alla maxi-cifra di +1100 euro a famiglia (+77%) rispetto al 2019, con picchi del +200% per le imprese. A ciò bisogna aggiungere anche un’altra emergenza, ovvero l’inflazione che si assesta al 3,9%. Quindi, in parole povere, se agli italiani verranno svuotate le tasche, ciò che rimarrà loro perderà anche di valore, in termini di potere d’acquisto. Solo per gli alimentari una famiglia spende 217 euro in più all’anno, mentre per i trasporti un +519 euro. La reazione sarà sicuramente una contrazione della spesa, con effetti a cascata sul commercio e sull’economia nazionale. I consumi degli italiani potrebbero subire un calo complessivo di circa 100 miliardi di euro (sugli oltre 900 miliardi di euro di consumi totali annui delle famiglie in Italia), con una riduzione rispetto al periodo pre-pandemia di circa l’11% e una contrazione di spesa pari in media a -3.850 euro a famiglia. Per questo motivo chiediamo al Governo di introdurre subito una tassa sugli extra-profitti delle società energetiche, da quelle di trasporto e dispacciamento come Terna e Italgas a quelle di produzione come Enel ed Eni, fino alle ex-municipalizzate come Acea, A2a, Iren, Hera, ecc.».               ©

Manuel Michelacci

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