giovedì, 18 Aprile 2024

Buffett prepara l’addio a Berkshire Hathaway: scelto il successore

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Warren Buffett a 91 anni annuncia il nome del suo successore. Il leggendario investitore ha rivelato che, quando si renderà necessario, sarà Greg Abel – attuale responsabile del settore non assicurativo – a prendere il timone della Berkshire Hathaway, la società da lui guidata dal 1965. Buffett ha rassicurato le migliaia di azionisti riuniti nell’assemblea annuale a Omaha: i principi che hanno guidato le politiche di investimento per ben 57 anni non cambieranno.

ABEL SCELTO COME SUCCESSORE IN BERKSHIRE HATHAWAY

Dopo due anni di stop causa restrizioni Covid-19 l’assemblea annuale della Berkshire Hathaway è tornata a riunirsi in presenza a Omaha. La città del Nebraska è la sede della società e luogo di nascita del presidente e amministratore delegato Warren Buffett, sesto uomo più ricco al mondo secondo Forbes con un patrimonio di 116 miliardi di dollari. Il momento clou dell’assemblea è l’intervento di Buffett – classe 1930 – e del vicepresidente Charlie Munger – classe 1924 – con risposte alle domande degli azionisti: circa sei ore, non consecutive, in cui i due hanno intrattenuto una platea di circa quindicimila persone. La lunghezza dell’impegno sommata all’età hanno probabilmente determinato una piccola distrazione da parte di Munger. Il socio-amico di Buffett si è infatti lasciato sfuggire una frase con il nome di chi ne prenderà il posto quando questo si renderà necessario.

Una volta svelato quello che avrebbe dovuto rimanere un segreto ancora per qualche tempo, Buffett è stato costretto ad annunciare ufficialmente che «se qualcosa dovesse capitarmi stanotte, sarebbe Greg a sostituirmi domattina». Greg Abel è vicepresidente per le attività non assicurative di Berkshire Hathaway ed era considerato tra i candidati alla successione insieme ad Ajit Jain, vicepresidente per le attività assicurative. Il manager canadese si è guadagnato la fiducia di Buffett grazie alla sua profonda condivisione della “cultura Berkshire”. Ma cosa intende Buffett per “cultura Berkshire”? In altre parole, quali sono i principi che hanno generato un rendimento degli investimenti quasi doppio – 20,1% medio annuo contro 10,5% tra il 1965 e il 2021 – rispetto a quello dell’indice S&P 500 su un arco temporale di quasi 60 anni? Ma soprattutto cos’è la Berkshire Hathaway?

BERKSHIRE HATHAWAY, LA CREATURA DI BUFFETT

Berkshire Hathaway in origine era un’industria tessile quotata a Wall Street di cui Buffett aveva a più riprese acquistato azioni divenendone azionista di un certo rilievo. Nel 1964 il presidente della società Seabury Stanton fece un’offerta verbale a Buffett per acquistare le sue azioni e lui accettò. Poche settimane dopo Buffett ricevette l’offerta scritta ma il prezzo era leggermente più basso di quello pattuito a voce. Buffett pensava che la società fosse sulla via del tramonto e per questo aveva deciso di vendere. Ma quel piccolo ribasso – 11,375 dollari per azione contro gli 11,50 dell’offerta verbale – lo fece infuriare: decise non solo di non vendere ma anzi di iniziare a comprare altre azioni fino a prendere il controllo della Berkshire Hathaway e licenziare Stanton.

Una volta in sella Buffett iniziò a espandere le attività verso altri settori, in primis quello assicurativo. Mantenne le operazioni nel tessile fino al 1985, anno della chiusura delle attività del settore. Oggi la Berkshire Hathaway è una holding di partecipazioni da oltre 700 miliardi di dollari di capitalizzazione quotata al NYSE: in alcuni casi controlla totalmente – o quasi – le società operative, in altri ne possiede quote significative. Tra le prime troviamo la compagnia assicurativa GEICO, i trasporti ferroviari BNSF e il gruppo energetico BHE. Tra le seconde Bank of America, American Express, Moody’s, General Motors, Coca-Cola e Apple. Anche nelle società che controlla totalmente o quasi Buffett non interferisce mai con le scelte del management: questo è una diretta conseguenza del criterio principale utilizzato da Berkshire Hathaway nella selezione degli investimenti.

BUFFETT E LA “CULTURA BERKSHIRE”

Il maggior elemento di attrazione per Buffett è il valore intrinseco di una società ed è determinato in via prioritaria dall’abilità del management. Quindi, se gli amministratori lavorano bene perché influenzarli o, peggio ancora, sostituirli? Ovviamente questo valore intrinseco deve essere a buon mercato: è il rapporto tra il valore e il prezzo di acquisto a dare un senso all’affare. Ciò che invece non deve mai essere preso in considerazione è la volatilità del mercato. Secondo Buffett è solo una fonte di distrazione per l’investitore: il focus è sul lungo termine e le oscillazioni di breve non hanno rilevanza in ottica temporale estesa. Queste le basi della “cultura Berkshire” che Greg Abel dovrà portare avanti quando Buffett sarà costretto a lasciare.

Molti si chiedono se Abel saprà assolvere al compito e quindi garantire agli azionisti di Berkshire Hathaway gli stessi rendimenti dell’era-Buffett. Chi segue da vicino le vicende del gruppo di Omaha ha pochi dubbi: Abel è una garanzia da questo punto di vista. Semmai c’è incertezza sul passaggio successivo, ovvero quando sarà il manager canadese a dover passare la mano. Considerando che Abel ha 59 anni, si ipotizza che questo avverrà tra 15-20 anni – a meno di imprevisti ovviamente. In quel momento sarà molto complicato riuscire a conservare intatti i precetti di Buffett. Primo, perché l’evoluzione dei mercati e dell’economia avranno cambiato a tal punto il mondo degli investimenti che probabilmente principi validi per decenni saranno diventati obsoleti. Secondo, perché né Abel né nessun altro è paragonabile Buffett: impossibile che Abel abbia carisma e prestigio tali da riuscire a indicare al successore la strada da seguire. ©

Simone Ferradini

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