Il Tesoro cerca nuove emissioni di titoli di Stato per attrarre i risparmiatori, come BTP Futura e BTP Italia. Il primo promette cedole fisse crescenti e un premio fedeltà legato al PIL tricolore. Il secondo garantisce rendimenti costanti al netto dell’inflazione. Alla prova dei fatti le performance confermano le premesse?
BTP FUTURA: CEDOLE FISSE CRESCENTI E PREMIO FEDELTÀ LEGATO AL PIL
I BTP Futura sono obbligazioni emesse dallo Stato e riservate solo all’investitore retail, ovvero al risparmiatore individuale persona fisica. Non possono quindi essere sottoscritte in fase di collocamento da investitori istituzionali. Le risorse raccolte con questi titoli sono destinate a favorire la ripresa del Paese dopo la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia COVID-19. Si tratta di obbligazioni a medio-lungo termine e presentano una remunerazione strutturata in modo tale da perseguire un duplice obiettivo: incentivare l’investitore a sottoscriverle e limitare nel breve termine l’aggravio sulle casse dello Stato, già messe a dura prova dall’emergenza sanitaria.
Le cedole semestrali sono di tipo step-up, ovvero fisse ma crescenti nel tempo a scaglioni: ad esempio il BTP Futura 2037 emesso ad aprile 2021 paga un tasso di interesse dello 0,75% annuo per i primi 4 anni, poi 1,2%, 1,65% e 2,0% per i successivi tre scaglioni da 4 anni. Con questo meccanismo le prime cedole saranno relativamente basse e quindi meno impegnative per il Tesoro – il BTP a 15 anni emesso nello stesso mese paga cedole annue dello 0,95% – e al contempo allettano l’investitore con la prospettiva di incassi via via crescenti.
Il BTP Futura ha anche un’altra importante componente di remunerazione legata all’andamento del PIL dell’Italia e che, nel caso del titolo con scadenza 2037, può arrivare fino al 6%, con un minimo del 2%. Si tratta di un “premio fedeltà” che viene pagato solo a coloro che sottoscrivono il titolo in fase di collocamento e lo mantengono fino alla scadenza. Lo Stato compensa l’esborso per il premio con le entrate fiscali – più alte se il PIL cresce – e l’investitore ha un’opportunità per incrementare ulteriormente il rendimento.
BTP ITALIA: RENDIMENTO PROTETTO DALL’INFLAZIONE
Il BTP Italia ha origini antecedenti – la prima emissione è del 2012 – ed è pensato per l’investitore retail ma non in esclusiva: può quindi essere sottoscritto anche dagli istituzionali. La remunerazione di questo titolo è studiata per centrare un obiettivo molto preciso: proteggere il rendimento dall’inflazione. Per ogni emissione il Tesoro determina il tasso reale minimo garantito. Ad esempio il BTP Italia maggio 2025 paga cedole semestrali con un tasso di interesse annuo reale dell’1,40% applicato al capitale rivalutato per tener conto dell’inflazione del semestre di riferimento, ovvero quello precedente la data di pagamento della cedola.
Il parametro utilizzato per rappresentare l’inflazione nei calcoli per la rivalutazione del capitale è l’indice FOI (prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati) con esclusione del tabacco, elaborato e pubblicato mensilmente dall’ISTAT. Anche per il BTP Italia è previsto un premio fedeltà pari all’8 per mille del valore nominale a favore degli investitori retail che acquistano il titolo nella prima fase del collocamento – la seconda è riservata agli istituzionali – e lo mantengono fino alla scadenza.
BTP FUTURA IN FORTE PERDITA CAUSA BALZO RENDIMENTI
Ma questi due titoli di Stato sono stati o meno una buona scelta per gli investitori? E lo potrebbero essere per chi ne stesse valutando l’acquisto? Prendiamo come esempio le stesse emissioni viste in precedenza. Il BTP Futura 2037 è stato emesso alla pari – ovvero a 100 – ad aprile 2021, quindi con durata 16 anni, e ha da poco staccato la seconda cedola semestrale. Il problema è che il forte rialzo dei rendimenti degli ultimi mesi ha causato un vero e proprio crollo delle quotazioni delle obbligazioni a lungo termine. Attualmente il titolo quota circa 78 punti: in altre parole il risparmiatore che ha sottoscritto il titolo in fase di emissione si trova in portafoglio un investimento che ora vale il 22% in meno.
Ovviamente si tratta di una perdita potenziale dato che la minusvalenza si concretizzerebbe solo in caso di vendita. Eventualità in teoria poco probabile dato che il BTP Futura è pensato e strutturato per essere mantenuto fino alla scadenza. Ma qualora l’investitore si trovasse ad avere bisogno di liquidità e fosse quindi costretto a vendere subirebbe una forte perdita. Paradossalmente il titolo potrebbe essere un’opportunità ora: con quotazioni così basse il rendimento si attesta al 3,30% circa, contro il 3,05% del BTP “standard” a 15 anni. E questo nonostante l’impossibilità di incassare il premio fedeltà. Premio che peraltro, con lo scenario di stagflazione che si sta prospettando, potrebbe essere inferiore al 6% massimo previsto.
L’INFLAZIONE NON FA PAURA CON IL BTP ITALIA
Situazione molto diversa per il BTP Italia 2025, titolo emesso alla pari nel maggio 2020. Al momento quota circa 105 punti e fin qui ha staccato cedole per poco più del 4%. Ma la prossima – in pagamento il 26 maggio – potrà beneficiare del balzo dell’inflazione registrato negli ultimi mesi. Il coefficiente di indicizzazione per il pagamento della cedola in scadenza e per la rivalutazione del capitale su base semestrale è pari a 1,0493. Ben il 4,93% in più rispetto al coefficiente della cedola/rivalutazione precedenti del 26 novembre 2021. Il BTP Italia sta quindi adempiendo egregiamente alla propria funzione principale: garantire rendimenti interessanti e protetti dagli sbalzi dell’inflazione. E se anche l’investitore decidesse di liquidare il titolo potrebbe farlo senza patemi d’animo. Anzi, realizzerebbe una plusvalenza dato che attualmente il BTP Italia 2025 quota 105,50 punti circa. ©
Simone Ferradini
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