Venti milioni di tonnellate di cereali sono bloccate nel granaio d’Europa. Un conflitto nel conflitto. Quali sono le conseguenze? Lo spettro di una crisi alimentare globale e un aumento sempre più consistente dei prezzi. Bisogna sbloccare i porti del sesto Paese per export di grano e orzo al mondo entro tre mesi. È questa la grande sfida che dovrà affrontare l’Europa nelle prossime settimane. Sedici sono gli Stati africani che dipendono per oltre il 50% dalle importazioni provenienti dall’Ucraina e dalla Russia. Putin si è detto disponibile a trovare una soluzione, ma Zelensky non si fida delle parole dello Zar.
Chi sono i maggiori esportatori al mondo?
Il 2019 non è stato un anno positivo per le esportazioni di cereali (-12 milioni di tonnellate rispetto al 2018), ma negli ultimi vent’anni i numeri sono cresciuti del 71%. Delle 468.089.400 migliaia di tonnellate, mais (39%), grano (38%) e riso (9%) occupano l’86% di export totale. Ma chi domina il mercato a livello mondiale? Al primo posto il continente americano (206.798.800). Seguono: Europa (188.877.100), Asia (54.711.000), Oceania (12.857.100) e Africa (4.845.400). Gli Stati Uniti, invece, il principale Paese con 75.258.700 tonnellate. Al secondo posto l’Argentina (50.738.500), terzo il Brasile (44.344.900) e al quarto posto l’Ucraina (40.653.000), seguita dalla Russia con 39.832.800 tonnellate. L’Italia, invece, 1.223.100.
Prezzi da record per i cereali
I mercati internazionali sono sempre più sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda frumento tenero, mais e orzo, per i quali sia Mosca che Kiev giocano un ruolo da protagonisti in termini di produzione ed export. I prezzi rilevati ad aprile in Italia continuano a galoppare. Il frumento duro, dopo i record di novembre 2021 e gennaio 2022 si è stabilizzato, attestandosi a 503,66 euro/t (segnando un +84,2% rispetto ad aprile 2020, un +86,5% sullo stesso mese del 2021 e un +1,4% su marzo 2022); stessa sorte per il frumento tenero, che ha raggiunto 398,95 euro/t (+70,9% tendenziale e +2,1% sul mese precedente). Preoccupa molto anche la mancanza di mais ucraino che, ad aprile, ha toccato i 371,94 euro/t (+59,5 sullo stesso mese del 2021 e -2,6 su marzo 2022). Impennata anche dell’orzo, che lo scorso mese ha raggiunto il record di 362,64 euro/t (+89,3% rispetto ad aprile 2021 e +3,7% rispetto a marzo 2022).
Vacondio (Federalimentare): «Approvvigionamento a rischio»
I prezzi alle stelle del grano non sono l’unica preoccupazione delle associazioni di categoria italiane. «In ballo c’è il rischio di una carenza della materia prima anche nel Belpaese»: è questo l’allarme lanciato da Federalimentare in conseguenza del blocco russo nei porti ucraini. Il costo del grano è aumentato da febbraio a oggi del 52% e solo nell’ultimo mese l’aumento è stato del 16%.
«Ho sempre detto che l’Italia non avrebbe mai avuto problemi di approvvigionamento di cereali, ma una serie di eventi hanno cambiato questa condizione – commenta il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio – In parte il problema è logistico, perché il blocco sul mar Nero non permette all’Ucraina di esportare, mentre dall’altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. C’è poi un problema di ritenzione, perché quasi tutti i Paesi europei esportatori stanno rallentando l’offerta/export». Per Vacondio la conseguenza è che non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli come l’Italia, importatore per il 60% di grano tenero, si rischia di assistere a concrete difficoltà di approvvigionamento di cereali. «Se le cose andranno avanti in questo modo, la mancanza di offerta che si sta verificando si ripercuoterà su aziende alimentari e consumatori molto più duramente di quanto non stia già accadendo con l’aumento dei prezzi, tanto più che i cereali sono trasversali a tutti i settori alimentari e quindi questa situazione non sarà relativa solo a qualche prodotto, ma a tutta la filiera (carne, uova, pasta, formaggi, latte ecc.)».
Proiezioni commercializzazione 2022/2023: male frumento duro, frumento tenero e mais, bene la soia
Le stime diffuse dall’International Grain Council sono un mix di alti e bassi. La produzione di frumento duro crescerà del 10%, attestandosi a 33,9 milioni di tonnellate contro i 30,9 milioni del 2021/22. Per la prima volta in quattro anni, invece, quella del frumento tenero diminuirà (-1% la flessione annua delle superfici mentre i raccolti dovrebbero scendere dello 0,5%, toccando i 746 milioni di tonnellate). Stessa sorte per il mais (-2% le superfici totali e -1,1 annuo i raccolti globali). Boccata d’ossigeno per la soia, dopo il calo produttivo dello scorso anno: la superficie mondiale si espanderà del 2% e i raccolti stimati ammontare alla cifra record di 383 milioni di tonnellate (+9,8% sul 2021/22). ©
Mario Catalano