venerdì, 4 Ottobre 2024

La guerra del grano: tre mesi per evitare una crisi alimentare mondiale

grano

Venti milioni di tonnellate di cereali sono bloccate nel granaio d’Europa. Un conflitto nel conflitto. Quali sono le conseguenze? Lo spettro di una crisi alimentare globale e un aumento sempre più consistente dei prezzi. Bisogna sbloccare i porti del sesto Paese per export di grano e orzo al mondo entro tre mesi. È questa la grande sfida che dovrà affrontare l’Europa nelle prossime settimane. Sedici sono gli Stati africani che dipendono per oltre il 50% dalle importazioni provenienti dall’Ucraina e dalla Russia. Putin si è detto disponibile a trovare una soluzione, ma Zelensky non si fida delle parole dello Zar.

Chi sono i maggiori esportatori al mondo?

Il 2019 non è stato un anno positivo per le esportazioni di cereali (-12 milioni di tonnellate rispetto al 2018), ma negli ultimi vent’anni i numeri sono cresciuti del 71%. Delle 468.089.400 migliaia di tonnellate, mais (39%), grano (38%) e riso (9%) occupano l’86% di export totale. Ma chi domina il mercato a livello mondiale? Al primo posto il continente americano (206.798.800). Seguono: Europa (188.877.100), Asia (54.711.000), Oceania (12.857.100) e Africa (4.845.400). Gli Stati Uniti, invece, il principale Paese con 75.258.700 tonnellate. Al secondo posto l’Argentina (50.738.500), terzo il Brasile (44.344.900) e al quarto posto l’Ucraina (40.653.000), seguita dalla Russia con 39.832.800 tonnellate. L’Italia, invece, 1.223.100.

Prezzi da record per i cereali

I mercati internazionali sono sempre più sotto pressione, soprattutto per quanto riguarda frumento tenero, mais e orzo, per i quali sia Mosca che Kiev giocano un ruolo da protagonisti in termini di produzione ed export. I prezzi rilevati ad aprile in Italia continuano a galoppare. Il frumento duro, dopo i record di novembre 2021 e gennaio 2022 si è stabilizzato, attestandosi a 503,66 euro/t (segnando un +84,2% rispetto ad aprile 2020, un +86,5% sullo stesso mese del 2021 e un +1,4% su marzo 2022); stessa sorte per il frumento tenero, che ha raggiunto 398,95 euro/t (+70,9% tendenziale e +2,1% sul mese precedente). Preoccupa molto anche la mancanza di mais ucraino che, ad aprile, ha toccato i 371,94 euro/t (+59,5 sullo stesso mese del 2021 e -2,6 su marzo 2022). Impennata anche dell’orzo, che lo scorso mese ha raggiunto il record di 362,64 euro/t (+89,3% rispetto ad aprile 2021 e +3,7% rispetto a marzo 2022).

Vacondio (Federalimentare): «Approvvigionamento a rischio»

I prezzi alle stelle del grano non sono l’unica preoccupazione delle associazioni di categoria italiane. «In ballo c’è il rischio di una carenza della materia prima anche nel Belpaese»: è questo l’allarme lanciato da Federalimentare in conseguenza del blocco russo nei porti ucraini. Il costo del grano è aumentato da febbraio a oggi del 52% e solo nell’ultimo mese l’aumento è stato del 16%.

«Ho sempre detto che l’Italia non avrebbe mai avuto problemi di approvvigionamento di cereali, ma una serie di eventi hanno cambiato questa condizione – commenta il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio – In parte il problema è logistico, perché il blocco sul mar Nero non permette all’Ucraina di esportare, mentre dall’altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. C’è poi un problema di ritenzione, perché quasi tutti i Paesi europei esportatori stanno rallentando l’offerta/export». Per Vacondio la conseguenza è che non solo nei Paesi in via di sviluppo ma anche in quelli come l’Italia, importatore per il 60% di grano tenero, si rischia di assistere a concrete difficoltà di approvvigionamento di cereali. «Se le cose andranno avanti in questo modo, la mancanza di offerta che si sta verificando si ripercuoterà su aziende alimentari e consumatori molto più duramente di quanto non stia già accadendo con l’aumento dei prezzi, tanto più che i cereali sono trasversali a tutti i settori alimentari e quindi questa situazione non sarà relativa solo a qualche prodotto, ma a tutta la filiera (carne, uova, pasta, formaggi, latte ecc.)».

Proiezioni commercializzazione 2022/2023: male frumento duro, frumento tenero e mais, bene la soia

Le stime diffuse dall’International Grain Council sono un mix di alti e bassi. La produzione di frumento duro crescerà del 10%, attestandosi a 33,9 milioni di tonnellate contro i 30,9 milioni del 2021/22. Per la prima volta in quattro anni, invece, quella del frumento tenero diminuirà (-1% la flessione annua delle superfici mentre i raccolti dovrebbero scendere dello 0,5%, toccando i 746 milioni di tonnellate). Stessa sorte per il mais (-2% le superfici totali e -1,1 annuo i raccolti globali). Boccata d’ossigeno per la soia, dopo il calo produttivo dello scorso anno: la superficie mondiale si espanderà del 2% e i raccolti stimati ammontare alla cifra record di 383 milioni di tonnellate (+9,8% sul 2021/22). ©

Mario Catalano