giovedì, 5 Dicembre 2024

Crisi Mosca-Kiev: come si finanzia la ricostruzione dell’Ucraina?

ucraina

Ospitiamo con grande piacere il contributo del nostro editore dott. Carlo Maria Pinardi, professore di finanza aziendale presso l’Università Bocconi di Milano e figura di spicco in ambito economico-finanziario.

Senza distoglier l’attenzione dall’attuale emergenza umanitaria per la guerra in Ucraina proviamo a fare qualche considerazione di natura economica e guardare ad un futuro che speriamo sia il più prossimo possibile.

Volenti o nolenti l’Unione Europea dovrà affrontare la questione della ricostruzione dell’Ucraina che, secondo le stime del Center for Economic Policy Research, dovrebbe già costare fino a 700 miliardi di dollari spalmati su un orizzonte di almeno cinque anni.

Il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha però cominciato con l’escludere l’idea di un programma dell’UE analogo al Next Generation EU, composto da prestito comune e sovvenzioni. Premesso che naturalmente molti aspetti sono ancora da comprendere e che la precondizione è che l’Ucraina riconquisti quanto prima la sua sovranità territoriale, vi è una consapevolezza che sembra emergere a Bruxelles. La convinzione è che l’Ucraina potrà in futuro far fronte al servizio del debito legato alla ricostruzione che dovrà essere concesso in misura sostanziale dalla UE. Il problema intanto però è quello di finanziare l’attuale fabbisogno mensile che – a parte gli aiuti militari – è di circa 5 miliardi di euro al mese. Ad oggi 2 miliardi sono dati dagli Stati Uniti, 1 miliardo da fonti interne e pertanto l’Europa deve anch’essa contribuire grandemente a coprire il divario di circa 2 miliardi di euro.

Per quanto tempo non è purtroppo dato a sapere ma quello che è certo è che l’immediato intervento va fatto – anche per questioni di urgenza – mediante sovvenzioni. I prestiti avrebbero oltretutto bisogno di garanzie e di una valutazione dei rischi finanziari che in questo momento di guerra non sono percorribili.  Nel medio termine la questione andrà invece affrontata soprattutto con finanziamenti a lungo termine.

Pur essendo un Paese di 41 milioni di abitanti l’Ucraina aveva prima dell’inizio della guerra un PIL pari all’8% di quello italiano e – pensando alla crisi greca di dieci anni or sono – a circa 3/4 del PIL ellenico. Quindi si tratta di un intervento in termini economici e finanziari assolutamente gestibile, oltre che doveroso da un punto di vista morale per sostenere un Paese europeo vittima di una brutale aggressione.

Tanto per dare un altro termine di paragone le esigenze di finanziamento annuo legate al debito pubblico italiano ammontano attualmente a circa 250 miliardi, mentre le risorse che riceveremo grazie al PNRR, se continueremo a rispettare il contratto con l’UE, sono di circa 30/40 miliardi annui per cinque anni. In Ucraina, e in particolare nei territori contesi, le risorse naturali sono tante. L’Unione Europea sarà quindi in grado di fornire la necessaria assistenza finanziaria alla ricostruzione sapendo che quel Paese potrà, nel corso di decenni, rimborsare i prestiti concessi. L’Ucraina ha un grande potenziale legato alle proprie risorse e a una popolazione con un buon tasso medio di istruzione.

Un esito che possiamo dare per certo di questa tragica guerra è che essa legherà inevitabilmente l’Ucraina all’Europa: speriamo presto.

Carlo Maria Pinardi

©Алесь Усцінаў via Canva.com