venerdì, 26 Aprile 2024

PMI a dura prova – Marcolin, Conf. Moda: «Il fatturato cresce, ma l’incertezza pesa»

Conti alla mano, si prevedono guai nei prossimi mesi per le PMI del Tessile, Moda e Accessorio del Made in Italy. Tutto a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, totalmente insostenibile per le aziende di medie e piccole dimensioni. «Le PMI a monte della filiera sono ovviamente le più esposte. E la questione dei rincari potrebbe diventare impossibile da gestire», dice Cirillo Marcolin, Presidente di Confindustria Moda. «Adesso non possiamo vedere quale può essere il vero impatto economico del conflitto sul nostro settore, ma è necessario un forte intervento delle istituzioni per mettere dei tetti ai costi dell’energia e impedire speculazioni». L’anno scorso l’export TMA (tessile-moda-abbigliamento) in Russia ha raggiunto 1.455 milioni di euro. A esportare nella zona interessata dal conflitto è circa il 43% delle imprese del comparto, ma nell’ampia maggioranza dei casi il peso complessivo delle esportazioni verso queste aree è inferiore al 5% del totale.

Le stime del fatturato nel 2021 sono di 91,7 miliardi di euro (con un +16% rispetto al 2020 e quasi ai livelli pre covid). Quali previsioni per il 2022?

«Il settore del Tessile, Moda e Accessorio si conferma in forte ripresa, tornando a essere uno dei principali traini dell’economia italiana. La chiusura del primo trimestre 2022 ha registrato, infatti, un rialzo del fatturato del +19,3%, dato persino superiore alle aspettative che prevedevano un aumento del +14%. Dalle stime attuali, il primo semestre dovrebbe chiudersi con una crescita nell’ordine del 16%. È ancora presto per fare stime sul 2022, perché il contesto geopolitico che stiamo vivendo ora, i rincari di materie prime ed energia e il ritorno dei lockdown in Cina, gettano ombre scure sul futuro. Per riuscire a mantenere stabile la nostra crescita e riaffermare il primato globale dovremo saper cogliere diverse sfide, sia come settore, che come sistema Paese. Da un lato l’industria del Tessile, Moda e Accessorio dovrà dimostrare di saper lavorare all’unisono, creando sinergie che permettano a tutto il comparto di crescere, dall’altro bisogna avviare una vera stagione di riforme, per permettere alle imprese di essere sempre più competitive e incentivare i fenomeni di reshoring».

Chi subirà le maggiori conseguenze economiche?

«Le PMI che, per la loro natura trasformativa, sono particolarmente energivore. Detto questo, specialmente a causa del conflitto russo-ucraino, alcuni territori – come i distretti marchigiani e romagnoli delle calzature o come quelli collegati alla moda donna/junior – sono particolarmente penalizzati, ben più di quanto emerga da un campione a livello nazionale».

Quali sono i principali fattori che impattano negativamente sulle aziende del settore a causa della guerra tra Mosca e Kiev?

«L’aumento del costo delle materie prime, seguito dal rallentamento generalizzato della domanda estera, dovuto al clima di incertezza generato dalla guerra in Ucraina. Inoltre, a incidere negativamente sono l’annullamento degli ordini provenienti dai mercati coinvolti dal conflitto, le difficoltà di incasso e di pagamento, ma anche quelle legate all’approvvigionamento delle materie prime e quelle logistiche sulle rotte commerciali».

Il 50% delle aziende del settore ha visto crescere il proprio fatturato nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 almeno del 10%. Quali sono i punti di forza del Made in Italy?

«Il Fashion Made in Italy vanta un primato globale: oltre quella cinese, la nostra è l’unica filiera che è rimasta integrata a monte e a valle. Nonostante le grandi difficoltà che abbiamo affrontato, le imprese hanno saputo dimostrare una resilienza non comune, che ci ha permesso di resistere dove altri Paesi, invece, hanno perso dei pezzi. Pur non disponendo di campioni da decine di miliardi, dobbiamo essere consapevoli che insieme valiamo 100 miliardi e siamo riconosciuti, apprezzati e ammirati in tutto il mondo. Il vero patrimonio delle nostre aziende è l’eccellenza, l’altissima qualità del nostro artigianato che caratterizza i prodotti italiani e che li rende immediatamente riconoscibili dai consumatori anche all’estero rappresentando, quindi, il fascino che il Made in Italy continua ad esercitare».

In Cina l’export italiano del TMA è aumentato del 30,8% nel periodo 2019-2021. Quanto inciderà il ritorno alla pandemia e i lockdown nel Paese asiatico?

«Difficile prevederlo. La crescita registrata ha portato il mercato a valere circa 3,5 miliardi di euro per il Tessile Moda e Accessorio. Questa situazione contribuisce a creare incertezze verso il futuro».

Il Covid-19 e la guerra hanno messo a rischio le catene di fornitura. In che modo ripensare la supply chain (nearshoring e/o reshoring)?

«I vantaggi del reshoring sono innumerevoli. In primo luogo, si tornerebbe a creare posti di lavoro e ricchezza in Italia, contrastando la disoccupazione. In secondo luogo, tutta la filiera del Made in Italy si rafforzerebbe, potendo contare su nuove risorse e nuove energie che ne andrebbero ulteriormente ad aumentare il valore. Si otterrebbe un accorciamento della filiera e una riduzione del time to market, con i consecutivi risparmi sulla logistica, per nulla trascurabili considerando anche i rincari registrati ultimamente. E, non da ultimo, un tema di sostenibilità, perché l’accorciamento delle filiere permetterebbe di risparmiare tutta la CO2 che si genera nel trasporto delle merci in diverse parti del mondo. È tuttavia necessario innescare dei meccanismi che possano fungere da richiamo per gli imprenditori, sia prevedendo sgravi fiscali per chi decide di tornare a produrre in Italia, sia avanzando in maniera celere e spedita su tutte quelle riforme assolutamente essenziali per il Paese: burocrazia, giustizia, concorrenza, fisco e politiche attive del lavoro».

In futuro, quale ruolo avranno le energie rinnovabili nel settore?

«Integrare maggiormente fonti di energia rinnovabile è assolutamente necessario, anche per procedere verso una maggiore indipendenza energetica. È tuttavia evidente che, a oggi, le energie rinnovabili non possono essere l’unica soluzione e come sistema Paese dobbiamo procedere verso una maggiore diversificazione delle fonti. Il tema della sostenibilità, comunque, per il TMA è ampio e riguarda anche la riduzione degli sprechi e la transizione verso un modello di economia circolare. Un percorso importante e altamente strategico, che richiederà tempo e importanti investimenti per essere completato». ©

Mario Catalano