martedì, 23 Aprile 2024

Bandi edili deserti: mettere mano al portafoglio non basta

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La desertificazione dei bandi edili potrebbe diventare la normalità. Per questo motivo, un contributo economico, per quanto consistente, non basta. È l’opinione condivisa che emerge dal confronto tra alcuni dei principali attori del comparto.
Il decreto che destina 10 miliardi complessivi (Decreto Aiuti) per far fronte al caro materiali è stato accolto con favore ma, di fronte a un fenomeno di tale portata, investire non sembra sufficiente a far ripartire il settore. «L’andamento volatile, repentino e ravvicinato degli aumenti delle materie prime non consentirà di seguire puntualmente la tendenza effettiva del mercato. Corriamo il rischio che quando si fa un aggiornamento questo sia già superato dall’ondata di aumenti di questi ultimi mesi, perché il meccanismo dei prezzi di aggiornamento è già superato dallo stato dei rincari», sottolinea Daniela Stucchi, componente del consiglio di presidenza dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance Assimpredil).

Come contrastare la desertificazione dei bandi?

Secondo Ance Assimpredil, lungaggini burocratiche e rigidità del sistema dei prezzari sono problematiche centrali da affrontare per fronteggiare la crisi del settore ed evitare che diventi strutturale. «Per effetto del Decreto che è stato emesso, il prezzario dei lavori che si metteranno a gara, il prezzario della Lombardia ai quali ogni capitolato sottostà per la valutazione e il quadro economico dell’opera devono essere aggiornati entro il 31 luglio», ricorda Stucchi.
L’Associazione nazionale costruttori edili sottolinea che la desertificazione delle gare sta avendo effetti disastrosi sulla filiera, un settore che incide per il 20% sul PIL nazionale. Un recente studio di Ance Assimpredil disegna un quadro poco rassicurante: da ottobre ad oggi 1 gara su 3 è andata deserta. Inoltre, i bandi assegnati hanno visto una partecipazione esigua, con ricadute negative in termini di concorrenza e pari opportunità tra le imprese.

Caro materie prime, a quanto ammonta?

Uno dei principali responsabili della desertificazione dei bandi è il caro materiali, un fenomeno che mette a rischio gli interventi infrastrutturali previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per il secondo semestre 2022, dopo i buoni risultati ottenuti nel primo. «Secondo l’ultimo rilevamento, da inizio anno a oggi il bitume è aumentato del 40%, petrolio e gasolio di circa l’800% in totale, oltre al rialzo del gas naturale. Tutte materie prime fondamentali per il nostro settore. L’indotto della filiera incide per il 20% sul PIL nazionale, quindi le ripercussioni sulle aziende, e quindi sulla messa a terra dei lavori e sulla giusta remunerazione, sono un problema di altissima portata», afferma l’architetto Stucchi.

Un punto di domanda importante riguarda proprio la corretta quantificazione dei rincari, una questione tornata d’attualità dopo lo stop da parte dei giudici del Tar del Lazio (sentenza n. 7215 del 2022) al decreto del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (11 novembre 2021, pubblicato nella G.U. n. 279 del 23 novembre 2021), recante la rilevazione delle variazioni riferite al primo semestre del 2021. I giudici hanno infatti accolto parzialmente il ricorso presentato da Ance Assoimpredil contro l’atto, disponendo un’indagine supplementare, da parte del MIMS.
“L’attività istruttoria del Ministero pur afferente ad un iter procedimentale consolidato si è rivelata carente”, sia perché non ha tenuto conto del “particolare contesto che registrava forti e territorialmente eterogenee spinte all’incremento dei prezzi”, sia poiché non si è basata su “adeguati meccanismi tesi alla individuazione di omogenei criteri e parametri di rilevazione e lavorazione dei dati e alla eventuale compiuta gestione delle potenziali anomalie”, si legge tra le motivazioni della sentenza.

Edoardo Lisi

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