giovedì, 25 Aprile 2024

E-Commerce: a trainare il settore sono Zoomer e Millennial

E-commerce

Con un fatturato previsto per quest’anno di 5 trilioni di dollari, per arrivare fino a 6 trilioni entro il 2024, non ci sono più dubbi che l’e-commerce abbia modificato le abitudini e le preferenze per  quanto riguarda i canali d’acquisto usati dai consumatori. I quali, secondo i dati emersi dal Global Consumer Report di BigCommerce, che fotografa la situazione del commercio online globale, sono per la maggior parte Millennial, la generazione dei nati tra il 1981 e il 1996, e Zoomer, generazione dei nati tra il 1997 e il 2012.
Sono proprio loro i più coinvolti nel comprare in Rete. Ora che parte della ricchezza e delle posizioni di potere stanno scivolando dai Baby Boomer e dagli Xer verso le generazioni del nuovo millennio, il commercio su internet si sta prendendo un posto sempre più centrale sulla scena globale. E le scelte di queste due fasce d’età sono fondamentali per capire dove le aziende dovranno orientarsi per catturare la loro domanda. 

Come era prevedibile, Millennial e Zoomer hanno una particolare sensibilità verso la questione ambientale. Anche se il problema è ormai percepito come importante dalla maggior parte delle persone in tutte le fasce d’età, nell’ambito dell’e-commerce i giovani sembrano disposti a fare un passo in più. In particolare la Generazione Z accetta più volentieri di pagare anche qualcosa di più per garantire la sostenibilità del prodotto che acquistano. I Boomer al contrario preferiscono metodi alternativi per ridurre le emissioni, come ritardare il giorno della consegna o andare a ritirare il prodotto in negozio.

E-commerce

Il dato più sorprendente del report di BigCommerce riguarda però i dati. Si potrebbe pensare che le generazioni nate digitali siano più attente alla diffusione delle proprie informazioni personali su internet, rispetto alle generazioni che hanno meno confidenza con la rete, magari più disattente in questo campo, non capendo magari appieno che implicazioni abbia rivelare a un’azienda il proprio nome o la propria email. In realtà, almeno nell’ambito del commercio online, è il contrario.

Millennial e Zoomer sono molto propensi a fornire alle aziende i propri dati se questo significa una migliore esperienza d’acquisto. Xer e Baby Boomer al contrario valutano la propria privacy molto di più, e sono restii a rivelare le proprie informazioni personali. Soltanto il 17% degli Zoomer e il 21% dei MIllennial non è disposto in nessun caso a rivelare i proprie dati, contro il 47% dei Boomer. Inoltre gli italiani sono, tra gli intervistati, quelli meno attenti ai propri dati per ottenere un’esperienza personalizzata. 

E-commerce

A decidere quanto le nuove generazioni siano disposte a condividere i propri dati con le aziende non è tanto l’uso che queste ne fanno, quanto quali siano i dati in questione. Questa è la discriminante per quasi la metà degli intervistati, anche se i giovani ne fanno anche una questione di fiducia. Un terzo di loro infatti condivide le proprie informazioni personali solo con i brand di cui si fida. Il dato più condiviso è l’indirizzo email, da un quarto degli intervistati, seguito da nome e cognome e genere. Difficile invece che i clienti siano disposti a diffondere il proprio numero di telefono, indirizzo o profilo social. Questi dati pongono comunque interrogativi sul futuro della privacy nell’e-commerce, e sull’eventualità di ulteriori regolamentazioni riguardo all’uso che le aziende fanno dei nostri dati.

Se i temi dei dati e della sostenibilità sembrano dominare nei pensieri delle nuove, e in parte anche delle vecchie generazioni, le tecnologie più avanzate sono invece ancora un’argomento per lo più estraneo. Solo un quarto degli intervistati ha una comprensione avanzata del metaverso, e una percentuale marginale, il 2%, vi ha già fatto acquisti. Un dato questo che accomuna tutte le generazioni, e che sembra molto più legato alla disponibilità di denaro. Non che non ci sia curiosità: quasi la metà degli intervistati sarebbe disposta a fare acquisti nel mondo virtuale, con le nuove generazioni in testa, ma per la stragrande maggioranza l’occasione sembra non esserci ancora stata. Discorso simile vale per gli NFT, ambito ancora poco compreso con solo il 13% degli intervistati che dice di capirlo appieno.

Anche le criptovalute stentano a entrare nel commercio online. Buona parte degli intervistati le vede ancora più come un metodo di investimento che come un mezzo per acquistare beni e servizi. Parte della colpa sarebbe però anche da attribuire alle aziende, con un quarto degli intervistati che sottolinea come nessun sito dove fa shopping online abitualmente accetti criptovaluta come metodo di pagamento. Anche in questo caso però, i dati testimoniano la crescente curiosità di ogni fascia d’età, ma ancora poco coinvolgimento materiale. Il commercio online rappresenta comunque un settore sempre più fondamentale per l’economia mondiale. Il 75% degli intervistati da BigCommerce lo usa almeno una volta ogni due o tre settimane, con il 17% che lo usa quasi ogni giorno. In questo le differenze di età si sono ormai appianate.


Tra le nuove tendenze che sembrano piacere molto agli utenti, ci sono anche le spedizioni intelligenti, già in atto nelle grandi città italiane e straniere, attraverso strumenti tecnologici come droni e robot di consegna. Molti settori guardano con forte interesse all’address intelligence che attraverso i big data permette di rendere la consegna più efficiente e di creare una giusta intesa con il destinatario. Infine, spopola anche in Italia il live streaming shopping: si tratta di una tendenza nata in Cina e diffusasi velocemente in tutta Europa, che permette di migliorare l’interazione con gli acquirenti attraverso una vendita effettuata sui maggiori canali social e in diretta streaming. ©

📸 credits: Canva

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.