giovedì, 25 Aprile 2024

Allarme Greenwashing: i regulator faticano a cancellarlo

Sommario
Greenwashing

Il Greenwashing rappresenta il rischio principale per il futuro degli investimenti ESG; ma non esiste un accordo definitivo su cosa significhi in un contesto legale o normativo.

«La battaglia per sradicare il fenomeno continua a essere vanificata dalla mancanza di una definizione chiara e comune tra le varie giurisdizioni»; ha affermato Maia Godemer, analista di finanza sostenibile presso BloombergNEF.

«Il mercato può continuare a prosperare solo se le autorità di regolamentazione costruiscono un quadro comune attorno a ciò che è considerato sostenibile dal punto di vista ambientale o sociale», ha aggiunto.

Gli sforzi europei per contenere il Greenwashing

I responsabili politici europei sono stati i più aggressivi nel tentativo di rimpolpare un tale quadro, ma continuano a emergere complicazioni. Nonostante l’ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), annovera la lotta al greenwashing tra le sue massime priorità, fatica a descrivere in modo specifico di cosa si tratta.

A novembre, insieme all’Autorità bancaria europea e all’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali, ha avviato una revisione congiunta per analizzare la portata delle dichiarazioni esagerate sugli investimenti ESG. Si tratta di uno sforzo per valutare il funzionamento delle normative esistenti; oltre a raccogliere esempi utili e concreti che aiutino le autorità di vigilanza a comprendere meglio il fenomeno.

Conseguenze del Greenwashing sulle società di gestione

I risultati sono drammatici. Colossi finanziari come BlackRock Inc., Amundi SA, Axa Investment Managers e il ramo investimenti di Banque Pictet & Cie SA hanno ritirato la dichiarazione che 140 miliardi di dollari dei loro fondi erano qualificati per la massima designazione ESG dell’UE, nota come articolo 9. L’Unione Europea ha precisato la definizione di fondi “green” specificando che l’etichettatura deve essere riservata, con pochissime eccezioni, a investimenti sostenibili al 100%.

I fondi declassati sono diventati l’articolo 8, che è una categoria di prodotti notevolmente più ampia, la quale copre circa 4 trilioni di dollari di asset dei clienti. Ciò lascia perplessità su come le società di gestione patrimoniale tratteranno quella classe di fondi nel 2023.

La confusione dei piccoli investitori

L’ESMA ha proposto soglie minime, in base alle quali solo il 18% dei fondi dell’articolo 8 potrebbe continuare a definirsi sostenibile. Ciò ha portato gli investitori a chiedersi cosa gli rimane; poiché i fondi che un tempo portavano il più alto marchio ESG dell’UE vengono improvvisamente raggruppati in una categoria il cui status di sostenibilità è discutibile.

I clienti retail, che temono di essere esposti al Greenwashing, iniziano a puntare il dito contro queste società; accusandole di mantenere al minimo il flusso di informazioni sui declassamenti ESG. Non è solo l’industria dei fondi a suscitare la confusione delle aziende e la rabbia degli investitori; anche il mercato in rapida crescita delle obbligazioni legate alla sostenibilità (SLB) è stato contaminato.

Tuttavia, la mancanza di conformità tra società e giurisdizioni «sta portando a interpretazioni errate e ad un’applicazione incoerente delle regole», ha affermato Godemer. A meno che non ci sia maggiore chiarezza e coerenza, è probabile che gli investitori ridurranno semplicemente le loro partecipazioni in fondi pubblicizzati come sostenibili.

Il SFDR necessita una revisione

Il SFDR (regolamento sull’informativa sulla finanza sostenibile dell’Unione europea) ne è un esempio lampante. Invece di fornire un’interpretazione uniforme di ciò che è un fondo ESG e di ciò che non lo è, ha suscitato la preoccupazione che gli investitori abbiano messo i loro soldi in strumenti commercializzati come prodotti ESG puri quando non lo sono.

«Allo stato attuale, il processo di informazione dei clienti retail sui cambiamenti è limitato alle società che pubblicano una spiegazione o una motivazione molto semplice sulle cause per cui stanno declassando i loro fondi»; ha affermato Arnaud Houdmont, capo responsabile della comunicazione presso Better Finance, la principale organizzazione europea che rappresenta i diritti degli investitori al dettaglio.

«Ma i retail sono raramente informati delle differenze fondamentali tra tali fondi e necessitano di ulteriore chiarezza» ha aggiunto.

L’Unione Europea riconosce che la SFDR potrebbe necessitare di una revisione a causa della confusione presente nel settore. Di conseguenza, i gestori patrimoniali aspettano maggiori chiarimenti. ©

Photo by Tanaonte via Canva.com

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “l’esperto risponde”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]