venerdì, 19 Aprile 2024

Fringe Benefits, che fine faranno con la nuova riforma fiscale

fringe benefit

Inflazione e rincari sono una preoccupazione costante di questi ultimi mesi, per famiglie e lavoratori. E in quest’ottica i fringe benefits assumono un ruolo di rilievo.

Parliamo di tutti quei benefici, non soggetti a tassazione, che le aziende possono concedere ai propri collaboratori. Buoni pasto, buoni benzina e rimborso delle utenze domestiche sono solo alcuni esempi di questo tipo di extra.

Un supporto che le imprese non sono costrette a fornire e il cui tetto esentasse è aumentato più volte. Dai 258,23 euro precedenti ai 600 euro sotto il governo Draghi fino ai 3.000 euro del governo Meloni.

Il provvedimento avrebbe dovuto agevolare le famiglie dopo gli aumenti degli ultimi mesi (dalle bollette alla benzina), ma non tutti lo hanno trovato risolutivo o particolarmente utile.

Fringe Benefits, i dubbi e le problematiche per ottenere i rimborsi

L’ampliamento della soglia dei fringe benefits da 600 a 3.000 euro è stato inserito nel decreto Aiuti quater, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 18 novembre 2022.

Secondo gli esperti, però, si tratterebbe di una misura che rischia di rimanere inutilizzata. Le aziende, specie le più grandi, quelle più propense a concedere questo tipo di vantaggi ai dipendenti, a fine anno hanno già i bilanci blindati con le spese già pianificate. Difficile quindi che possano aver accettato le richieste dei lavoratori, considerati anche gli imprevisti che hanno dovuto sostenere con il caro energia.

Non solo. C’è da tenere conto che la platea che potenzialmente avrebbe potuto usufruire di queste agevolazioni è piuttosto ridotta. Si tratta, infatti, solo di lavoratori dipendenti e, dunque, tutta una serie di altre categorie (pensionati, dipendenti pubblici, partite Iva e impiegati di piccole imprese) non hanno potuto approfittarne.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, aveva manifestato scetticismo riguardo all’impatto di questa misura: «I fringe benefit non ci convincono molto», ha detto. «Primo perché la platea che ne usufruisce è molto ridotta e secondo perché si sposta la palla nel campo delle imprese. Alcune li potranno erogare, altre solo in parte e altre ancora no perché non sono nelle condizioni di farlo».

Che fine faranno i fringe benefits con la nuova riforma fiscale

Le richieste di rimborso e i conguagli per i fringe benefits relativi al 2022 andavano fatte entro il 12 gennaio. Per quanto riguarda il nuovo anno, la soglia dei fringe benefits per il 2023 – salvo nuove disposizioni – tornerà all’importo originario di 258,23 euro.

Tuttavia, nei giorni scorsi, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha detto che la riforma fiscale cercherà «di sostenere le fasce più deboli della popolazione per dare respiro alle famiglie in difficoltà».

Per questo «dal nostro primo atto in manovra abbiamo confermato una riduzione del cuneo fiscale, una detassazione per i premi di produttività, senza dimenticare gli incentivi per il welfare aziendale».