giovedì, 5 Dicembre 2024

Dichiarazione dei redditi? Non dimenticarti di dare la mancia

DiRedazione

6 Febbraio 2023
Sommario
tasse sulle mance

Con la nuova Legge di Bilancio cambiano le regole per camerieri e baristi, che possono ora usufruire di una tassazione agevolata sulle mance. In merito alla questione c’è spesso molta confusione e sono in tanti a credere che questa forma di riconoscimento non vada dichiarata al fisco.

In realtà, anche le mance andrebbero inserite nella dichiarazione dei redditi e, con la Manovra, è stata introdotta una norma specifica che ne modifica l’aliquota.

Ecco com’è cambiata la regolamentazione nel tempo e cosa succede ora.

Perché le mance sono tassate

Il testo di riferimento in materia è l’articolo 51 del TIUR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), secondo il quale tutte le somme e i valori corrisposti ai dipendenti concorrono a formare il reddito su cui vengono poi calcolate le tasse annuali.

Nel 2008, però, l’Agenzia delle Entrate con una circolare aveva affermato che le mance fossero delle donazioni di modico valore e che non vi fosse obbligo per i contribuenti di dichiararle.

Tuttavia, la Corte di Cassazione, nel 2021 ha ribaltato la situazione. I giudici hanno stabilito che le mance devono essere sottoposte a tassazione, poiché ritenute una componente del reddito da lavoro dipendente. In quanto tali vanno dichiarate e devono essere inserite nella dichiarazione dei redditi.

Tasse sulle mance, cosa cambia nel 2023

Fino a questo momento, essendo assimilate a reddito da lavoro subordinato, le tasse sulle mance che i lavoratori avrebbero dovuto al Fisco sarebbero state quelle ordinarie Irpef (quindi per scaglioni di reddito).

Con la nuova Legge di Bilancio, però, si è cercato di alleggerire il carico fiscale su professioni come camerieri e baristi. L’obiettivo è agevolare un’occupazione regolare in settori in cui troppo spesso i lavoratori sono assunti in nero.

In questi settori, le mance ottenute concorrono a formare il reddito fiscale, ma saranno tassate con un’aliquota sostitutiva agevolata, del 5%.

Ciò significa che ai lavoratori non saranno applicate le aliquote progressive, ma il regime di tassazione separata pari al 5% comprensivo già delle addizionali regionali e comunali.

Dalla lettura della norma emergono, però, delle condizioni da rispettare:

  • avere un reddito da lavoro dipendente, nell’anno antecedente, non superiore a 50.000 euro;
  • non superare il limite del 25% del reddito prodotto nell’anno per le relative prestazioni (qualora questo accadesse, la restante parte sarà assoggettata alla relativa aliquota Irpef).

Quando deve dichiararle il lavoratore

A fronte della nuova aliquota, chi dovrà pagarla e chi controllerà che effettivamente le mance vengano dichiarate? Qui le cose si fanno più fumose. Il nuovo sistema si basa sul presupposto che le mance lasciate dai clienti siano raccolte dal datore di lavoro, che successivamente distribuirà la cifra decurtata del 5% di tasse.

In questo modo si cerca di limitare il nero, evitando che il singolo cameriere intaschi monete e banconote che difficilmente verrebbero dichiarate e sfuggirebbero a ogni controllo.

A cambiare, infatti, dovrebbe essere l’intero approccio al tema delle mance. In un mondo ideale, come avviene in altri Paesi, i clienti potranno aggiungere la cifra che intendono lasciare già attraverso il pagamento elettronico. In attesa che questo avvenga, la mancia potrà essere lasciata ancora in contanti, ma spetterà al titolare metterla in una sorta di cassa comune.

Il dipendente, in questo caso, non dovrà provvedere personalmente a dichiararla in quanto, essendo ricompresa nella retribuzione, verrà automaticamente esposta nella CU e successivamente nel 730.

Va sottolineato che queste somme rimangono escluse dal calcolo dei contributi previdenziali dovuti all’INPS e per l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali gestita dall’INAIL. Non vanno incluse nemmeno per il calcolo del Trattamento di Fine Rapporto.