sabato, 4 Maggio 2024

Pet economy in crescita, ma i proprietari rinunciano alle cure veterinarie

Sommario

In Italia vi sono più animali da compagnia che residenti. Su una popolazione di poco più di 59 milioni di abitanti, la società Euromonitor ha stimato la presenza nel 2022 di ben 64 milioni e 950mila pet nel territorio nazionale. Si tratta di 8.760.000 cani, 10.230.000 gatti, 29.900.000 pesci, 12.880.000 uccelli ornamentali (il numero più alto in Europa), 1.820.000 piccoli mammiferi e 1.370.000 rettili. Escludendo gli acquari, il totale degli esemplari nel Paese si dimezza, ma il numero di animali da compagnia supera comunque quello dei nuclei familiari.

Cani e gatti in Italia

Cani e gatti sono 18 milioni, spalmati su 25 milioni e 700mila famiglie: in media, il 70% ha un amico a quattro zampe. Attualmente, il rapporto Assalco – Zoomark 2023 certifica che il 42% delle famiglie in Italia possiede un animale da compagnia (il 28% cani; il 22% gatti; il 13% gatti), in un rapporto nazionale di un pet per abitante. Un dato in linea con la media europea dove sono 91 milioni (il 46%) le famiglie che condividono casa con i pet.

Pet e pandemia da coronavirus

La pandemia da coronavirus pare abbia contribuito alla crescita costante del numero di animali da compagnia in Italia nell’ultimo triennio: nel 2019 erano 60 milioni e 200mila, nel 2022 oltre 64 milioni e 800mila. Marco Melosi, presidente Anmvi (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) conferma il trend positivo. «Negli ultimi anni – spiega Melosi – assistiamo sia all’aumento dei pet e sia dell’attenzione nei confronti della loro salute. Credo che in questo abbia influito anche la pandemia da Covid. Durante il lockdown la presenza di un cane ha fatto la differenza per molti ed ha tolto a tante persone il senso di solitudine. Secondo un’indagine condotta dall’Osservatorio Coop del 2022 si rileva che diversi milioni di italiani avrebbero manifestato l’intenzione di voler prendere un cane o un gatto. Ciò si è parzialmente avverato. Un fenomeno che si è manifestato anche negli altri Paesi europei e ha riguardato soprattutto in alcune categorie sociali quali anziani, single, coppie senza figli dove più frequentemente si nota la tendenza ad acquistare/adottare un cane».

Il business degli animali da compagnia

Secondo le statistiche della FEDIAF European Pet Food il business legato all’alimentazione dei 340 milioni di animali di compagnia registrati in Europa (127 milioni di gatti; 104 milioni di cani; 53 milioni di uccelli; 19 milioni di piccoli mammiferi; 22 milioni di pesci e 11 milioni di rettili) vale oltre 29 miliardi di euro. L’industria del pet food, che viaggia con un tasso di crescita del 5,1%, conta vendite pari a 10,5 milioni di tonnellate l’anno nel Vecchio Continente. Per guinzagli, shampoo, tolettatura, lettiere ed accessori vari i ricavi si attestano invece sui 24 miliardi e 500 milioni di euro. Un mercato che ha portato alla creazione di oltre un milione di posti di lavoro con l’impiego diretto di 118.000 dipendenti e un indotto che dà occupazione a 950.000 persone.

Il giro d’affari dell’alimentazione dei pet

In Italia dal rapporto Assalco – Zoomark 2023 si evince che il mercato per l’alimentazione degli animali da compagnia ha sviluppato un giro d’affari di 2.759,5 milioni di euro per un totale di 673.449 tonnellate vendute con un incremento del fatturato nel 2022 dell’11,4%. In crescita anche il settore degli accessori che registra il +3,2% rispetto allo scorso anno. Le prime tre catene in Italia per numero di punti vendita sono Arcaplanet, L’Isola dei Tesori e PetMark. Per tutte loro il 2022 è stato un anno dinamico, caratterizzato da acquisizioni. Un esempio. Arcaplanet, ha chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 600 milioni di euro, ha 2.7000 dipendenti e 2 milioni di clienti fidelizzati.

Il volume d’affari del settore veterinario

In Italia anche il settore veterinario, che conta 35.000 iscritti all’Ordine professionale, è in fase di espansione con segnali recessivi solo nel 10% delle strutture. Post pandemia i proprietari pare infatti manifestino più attenzione per la salute dei loro pet soprattutto per quanto riguarda la prevenzione e in particolar modo vaccini e antiparassitari. L’Enpav (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Veterinari) nell’ultima dichiarazione Iva disponibile, consegnata nel 2022 dai veterinari, indica un volume d’affari di 1.021.504.630 euro. Le spese veterinarie sostenute per le cure di animali di compagnia tramesse attraverso il sistema della tessera sanitaria sono state pari a 693 milioni di euro. Ad oggi in Italia sono attive 8.417 strutture veterinarie private: 6.422 ambulatori; 817 studi; 1.100 cliniche; 71 ospedali veterinari e 7 laboratori di analisi veterinarie.

Sempre più proprietari rinunciano alle cure veterinarie

L’indagine ANMVI 2023 Inflazione e rincari. Come reagiscono i Veterinari e i Proprietariha rivelato «una forte contrazione della domanda di cure, dopo un biennio sorretto da spinte espansive: crescita del volume d’affari, della spesa veterinaria e degli animali da compagnia». Si rileva una ridotta capacità di spesa di mantenimento del proprietario di pet, mentre la metà delle strutture veterinarie italiane segnala un aumento dei costi sostenuti per i consumi energetici (+60%) e per i farmaci veterinari. Ben il 57% dei veterinari ha visto incrementare il numero di clienti, ma allo stesso tempo quasi il 60% afferma di aver notato una generale propensione al risparmio tra quelli abituali.

Proprietari rifiutano cure pet perché costose

Il dato più allarmante è che al 68% dei veterinari è capitato che un proprietario rifiutasse le cure perché ritenute troppo costose. Le spese che l’80% della clientela considera più onerose riguardano la diagnostica avanzata, nel 60% la chirurgia avanzata e circa il 40% le terapie farmacologiche croniche e le terapie oncologiche. La rinuncia di prestazioni avanzate per l’animale da compagnia per ragioni economiche è oggi in costante aumento. L’articolo 544-ter del codice penale italiano però configura come reato di maltrattamento animali il non fornire le cure necessarie al proprio pet. Essendo le prestazioni veterinarie, di fatto, esclusivo appannaggio del privato chi non ha risorse sufficienti a fronteggiare tali spese non ha alternative.

Perché le cure veterinarie dei pet risultano costose

«Una protesi d’anca può costare oltre circa 2.000 euro. Le prestazioni – afferma il presidente Anmvi Melosi – risultano spesso costose in Italia e questo perché la medicina veterinaria non è pubblica, ma privata e quindi prevede da parte dei veterinari investimenti importanti per l’acquisto, ad esempio, di attrezzature che possono costare diverse centinaia di migliaia di euro. Spese che finiscono inevitabilmente per incidere sui prezzi delle prestazioni. Il codice penale obbliga il proprietario alle cure, ma se il cliente non ha soldi la situazione si fa complessa e di difficile risoluzione. Casi del genere si verificano quotidianamente e credo che per un giudice sia piuttosto complicato condannare un padre di famiglia che non ha le risorse necessarie per curare il proprio animale».

Cura dei pet negli ambulatori veterinari sociali

«A segnalare episodi di maltrattamento sono spesso i vicini di casa. E’ raro che sia il veterinario stesso. Intanto in alcune regioni come il Piemonte stanno sorgendo ambulatori veterinari sociali. Presidi ai quali hanno accesso fasce di popolazione con redditi bassi per fruire di prestazioni offerte a prezzi contenuti dal SSN e/o dalle associazioni di volontariato. Siamo in fase sperimentale. Anche nel resto d’Europa però i colleghi lamentano la mancata possibilità da parte dei clienti di far fronte alle spese veterinarie per mantenere in salute i propri animali da compagnia. Solo in alcune nazioni come l’Inghilterra o la Francia dove la percentuale dei pet assicurati è alta il fenomeno è limitato. In Italia però non è ancora una pratica diffusa».

📸 Credits: Canva.com

Giornalista professionista appassionata di geopolitica. Per Il Bollettino mi occupo di economia e sviluppo sostenibile. Dal 2005 ho lavorato per radio, web tv, quotidiani, settimanali e testate on line. Dopo la laurea magistrale in Giornalismo e Cultura Editoriale, ho studiato arabo giornalistico in Marocco. Ho collaborato a realizzare in Saharawi il documentario La sabbia negli occhi e alla stesura della seconda edizione del Libro – inchiesta sulla Statale 106. Chi è Stato?