Una tradizione centenaria che secondo il parere degli esperti potrebbe andare incontro a una seria minaccia.
La raccolta dell’uva sui pendii ripidi è nota come viticoltura “eroica”, così chiamata per la difficoltà nel produrre raccolti fruttuosi su terreni impegnativi, in genere senza l’uso di strumenti meccanici.
Quali sono le principali criticità?
Il cambiamento climatico potrebbe interrompere il delicato equilibrio coltivato e mantenuto per generazioni. In particolare, gli scienziati hanno espresso le loro preoccupazioni in un articolo pubblicato sulla rivista iScience, avvertendo che il degrado del suolo e la siccità (come quelli che hanno devastato aree dell’Europa lo scorso anno) sono i rischi più preoccupanti.
Infatti, l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi accelera il degrado del suolo. Per di più le piogge intense hanno la capacità di innescare rapidamente cedimenti dei pendii senza processi ottimali di conservazione dell’acqua.
I ricercatori dell’Università di Padova (gli stessi che hanno pubblicato l’articolo su iScience) hanno anche messo in guardia da una minaccia simultanea rappresentata dall’esodo rurale e dal progressivo abbandono dei paesaggi montani che hanno caratterizzato gli ultimi cinquant’anni.
Come risolvere la situazione?
Quando si affrontano situazioni complesse come cambiamenti climatici estremi o pratiche agricole insostenibili, è essenziale adottare un approccio integrato e multidisciplinare.
Un primo passo può essere definire progetti scientifici con un alto investimento degli stakeholder a tutti i livelli: da quelli coinvolti nella ricerca sul campo agli enotecnici che curano viti e vigneti, a chi si occupa della produzione del vino, fino alla commercializzazione del prodotto finito.
Quest’ultimo può essere inteso come vino ma anche come esperienza. Le pratiche sostenibili del vigneto possono anche portare al turismo verde, dove il paesaggio diventa una componente vitale del prodotto. Questo approccio può rendere il prodotto unico e più attraente per i consumatori.
Dati alla mano
L’Italia è leader mondiale nel settore vitivinicolo davanti a Francia e Spagna, storiche rivali in questo campo.
Sono 310.500 le aziende agricole e 45.600 le aziende vinificatrici con la produzione di una grande varietà di etichette e tipologie di vino di cui circa il 70% DOCG, DOC e IGT.
Nonostante gli ottimi risultati registrati nel 2022 sia per quanto riguarda i dati di produzione che quelli relativi all’export, sul futuro del comparto gravano diverse minacce, oltre al già detto cambiamento del clima: le conseguenze del conflitto russo-ucraino, il rallentamento economico e l’inflazione, l’aumento del costo del vetro.
Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia sono le quattro regioni chiave nella produzione di vino. Raggiungono così un totale di 26 milioni di ettolitri, equivalenti al 60% del totale del vino prodotto in Italia.
L’andamento del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG nel 2022
Con un fatturato di oltre 205 milioni di euro e quasi 38 milioni di bottiglie, anche per il Prosecco il 2022 è iniziato in salita. Dopo anni di costante crescita a due cifre, i primi dieci mesi dell’anno evidenziano un calo a valore e a volume, con un aumento del prezzo medio a unità del 7,3%.
Dopo anni di crescita costante anche le vendite del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG subiscono una battuta di arresto. I primi dieci mesi del 2022 evidenziano un calo delle vendite a valore pari al -10,4% e delle unità pari al -16,3%.
Il prezzo medio a unità del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG per il formato da 75 cl nei primi dieci mesi del 2022 si attesta a 6,27 euro con un aumento del 7,5%. Il segmento DOC raggiunge quasi i 5 euro con un aumento del prezzo medio pari al 10,4%. Osservando l’andamento mese per mese, il differenziale di prezzo tra le due denominazioni si mantiene intorno a 1,50 euro.
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