sabato, 27 Aprile 2024

I motivi per cui la crescita italiana si sta fermando

Crescita

Ci sono varie ragioni per cui la crescita italiana è più lenta del previsto. L’intera economia mondiale ha frenato, così come quella della zona euro, e il nostro Paese sembra seguire queste tendenze. La crisi della Cina non aiuta, così come il taglio alla produzione petrolifera deciso dall’Arabia Saudita in accordo con la Russia. Ma più di ogni altro, è il rialzo dei tassi di interesse ad aver frenato il PIL.

Le previsioni della Commissione Europea e dell’OCSE 

L’economia italiana rallenta. Lo rilevano tutte le più importanti istituzioni internazionali, dalla Commissione Europea nel suo report dell’11 settembre fino all’OCSE. Secondo l’Unione Europea, il nostro Paese crescerà solo dello 0,9% nel 2023, mentre nel 2024 il PIL non andrà oltre il +0,8%. Risultati deludenti rispetto alle previsioni primaverili, che davano l’Italia oltre il punto percentuale di aumento del prodotto interno lordo.

Le stime negative dell’Unione Europea sono state seguite da quelle altrettanto deludenti dell’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. La crescita si attesterà sul +0,8% sia nel 2023 sia nel 2024, risultati migliori della media della zona euro nell’anno corrente ma peggiori nel prossimo.

L’inflazione cala, sotto controllo nel 2024

Uno dei motivi principali dietro al rallentamento dell’aumento del PIL italiano è però la politica monetaria della Banca Centrale Europea. Francoforte continua ad alzare i tassi di interesse e uno degli effetti di queste misure è proprio porre un freno alla crescita. Non si tratta però di una conseguenza indesiderata ma piuttosto di un piano ben studiato.

L’obiettivo dell’aumento dei tassi di interesse è la riduzione dell’inflazione. Un risultato che si ottiene anche limitando la crescita economica. Le azioni della BCE sembrano funzionare. I prezzi aumenteranno meno del previsto nel 2023, specialmente in Italia dove si fermeranno a un +6,1%. Dal prossimo anno poi l’inflazione dovrebbe attestarsi attorno al 2,5%, soglia ritenuta ideale. ©

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Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.