Il CEO di Warner Bros Music Robert Kyncl vuole scommettere sull’intelligenza artificiale per il futuro della musica. Sotto la sua guida, quando era dirigente di YouTube, il sito ha implementato Content ID, l’algoritmo che riconosce le canzoni automaticamente e protegge il copyright degli autori. Ora anche le etichette discografiche puntano a un sistema simile.
“Il genio non tornerà nella lampada”
L’intelligenza artificiale avanza sempre più velocemente in diversi settori produttivi. La musica non ne è esente e proprio attorno alla giornata internazionale ad essa dedicata, si riaccende il dibattito sull’utilizzo degli algoritmi nella produzione musicale.
Robert Kyncl è stato chiaro. Non si può imbottigliare una tecnologia, bisogna farci i conti. Lui, ora CEO di Warner Bros, che ha aiutato a implementare Content ID ai tempi in cui lavorava per YouTube, e che quindi conosce molto bene l’impatto che un’innovazione basata su algoritmi può avere sull’industria musicale.
Content ID è stato fondamentale per permettere alle etichette discografiche di reclamare i video che utilizzavano contenuti musicali di loro proprietà. Una rivoluzione che ha creato problemi, specialmente per violazioni del fair use, norma che permette di utilizzare materiale protetto da copyright in alcune circostanze come per critica, satira o educazione.
Il piano di Warner Bros per l’utilizzo dell’AI
Proprio Warner Bros, colosso da quasi 6 miliardi di dollari di fatturato, ha un piano per armonizzare AI e copyright. Un accordo con Google prevede che Alphabet mette a disposizione le voci degli artisti dell’etichetta per permettere agli utenti di creare con l’intelligenza artificiale nuove canzoni.
Gli artisti riceveranno una compensazione grazie a queste licenze, che uniranno diritti di immagine e diritti d’autore. Proprio l’adeguato pagamento dei musicisti è diventato negli ultimi anni un problema sempre più pressante per l’industria. Lo streaming non soddisfa i bisogni dei professionisti e gli eventi dal vivo sono diventati sempre più cruciali. ©
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