Il prezzo del riso è al massimo storico degli ultimi 15 anni. Secondo le ultime rilevazioni dell’indice dei prezzi asiatico, l’importo è di 640 dollari a tonnellata, lievemente al di sotto del picco raggiunto a ottobre 2008. Le ragioni sono da ricercare nelle pesanti ricadute dei cambiamenti climatici sulla filiera del riso asiatica, che si fa carico del 90% della produzione mondiale del cereale. In primis le ondate di caldo e siccità provocate dal cosiddetto fenomeno climatico El Niño, che porta a un surriscaldamento della
superficie dell’Oceano Pacifico. Ma non solo: c’è stato anche un inaspettato aumento della
domanda di riso da parte di Brasile e Filippine, come spiegato da Chookiat Ophaswongse,
presidente onorario della Thai Rice Exporters Association.
L’export italiano
C’è un altro picco in corso, ed è quello delle esportazioni di riso italiane. Un export alle
stelle, conferma Mario Francese, presidente dell’Associazione industrie risiere italiane Airi,
nonostante «il periodo costellato da sfide tra cui la siccità nel 2022 e poi le continue
tensioni politiche internazionali». Un dato che, riconosce, è influenzato dall’aumento dei
prezzi, per un settore industriale che vale 1,5 miliardi di fatturato annui e 1200 addetti. La
produzione è tutta concentrata nella zona di Pavia, a cui va attribuito il 70% del fatturato.
L’Italia genera un quantitativo di riso sufficiente a coprire la richiesta nazionale, cresciuta
nell’ultimo decennio del 34%. Ma è anche un Paese esportatore. L’export del cereale vale
infatti il 60% della produzione industriale.
Il blocco delle esportazioni dall’India
L’India ha nel frattempo bloccato le esportazioni di riso. Una decisione scattata dal 20
luglio scorso, dopo l’ennesimo colpo del Niño, che ha interferito con la consueta stagione
dei Monsoni, portatrice normalmente di abbondanti piogge nel subcontinente indiano,
fondamentali per le coltivazioni. La misura ha l’obiettivo di proteggere il mercato interno
dall’aumento esponenziale dei prezzi.
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