Più di 1 lavoratore italiano su 10 è povero. La percentuale di working poor nel Paese resta stabile. L’Istat nelle ultime rilevazioni (novembre 2023), fotografa però scostamenti tra le diverse fasce d’età. Dai dati sembrerebbe che il lavoro povero colpisca maggiormente gli occupati tra i 25 e i 44 anni d’età e sia meno diffuso tra gli over 55.
Migranti woorking poor
Il più alto tasso di working poor in Italia è stato registrato nel biennio 2017/2018 (12,2%), il più basso nel 2005 (8,7%). Le condizioni economiche dei migranti sono quelle peggiori. L’81,1% degli immigrati in povertà assoluta lavora. Nel calcolo totale degli occupati provenienti da Paesi non UE, invece, il 28% (oltre 1 su 4) vive in miseria.

Più lavoro povero al Sud
La distribuzione geografica del lavoro povero in Italia presenta enormi disparità. Il working poor è doppio nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. La forbice varia dal 5,8% del Nord-Est (dove è tornato a livelli pre-pandemia) al 21,9% delle Isole (dove è aumentato del 2,1% nel 2022). Oltre 1/5 dei lavoratori al Sud è a rischio povertà.
Woorking poor in Europa
Con l’11,5% di working poor l’Italia è tra i Paesi europei con i tassi più alti di lavoro povero: appare 24esima su 27. La media UE, attualmente, è dell’8,9%. Maglie nere degli impieghi malpagati sono: Spagna (12,7%); Lussemburgo (13,5%) e Romania (15,5%). Le performance migliori sono quelle della Finlandia (2,8%), della Repubblica Ceca (3,5%) e del Belgio (3,8%). ©
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