In Italia sono a rischio povertà 14 milioni e 304mila persone: il 24,4% della popolazione. Fenomeno sottostimato con dati arrotondati per difetto, come ammette Caritas nel report “Tutto da perdere 2023”. La relazione annuale, a distanza di 30 anni dalle prime rilevazioni, fotografa l’aggravamento delle situazioni di svantaggio socio-economico.
Lavoratori poveri
I lavoratori a rischio povertà sono diventati 2,7 milioni. In quasi la metà dei nuclei familiari indigenti (47% dei casi) il capofamiglia ha un’occupazione. In sintesi, sul territorio italiano un cittadino su 10 non raggiunge uno standard dignitoso e 1 su 4 è a rischio povertà, un quarto degli abitanti.
Aumentano le persone in condizioni di povertà assoluta
I soggetti in povertà assoluta sono coloro che non possono accedere a uno standard di vita dignitoso. Aumentati dal 2021 al 2022 di 357mila unità, oggi sono 5.673.000: poco meno di 1 su 10, il 9,7%. Si tratta di 2 milioni e 187mila famiglie con estremo disagio economico, in aumento di 165mila nuclei.
In-work poverty, il primato dell’Italia
In Europa è l’Italia il Paese dove è più marcata l’ereditarietà delle condizioni sfavorevoli di vita. I bambini nati in povertà molto probabilmente vi resteranno da adulti. A differenza del passato in cui il disagio economico e sociale era circoscritto ad alcune fasce di popolazione, oggi si parla di “democratizzazione della povertà”. Non vi sono gruppi immuni, tant’è che colpisce il plurilaureato e l’analfabeta. La bandiera tricolore svetta per la in-work poverty in UE: italiani al primo posto per la media di lavoratori in povertà assoluta. ©
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