giovedì, 2 Maggio 2024

Bonus mamma, ecco tutti i nodi

Sommario

In Italia la natalità è ai minimi storici. Per spingere a fare più figli la legge di Bilancio 2024 ha introdotto il bonus mamma. È una misura efficace? A due mesi dall’introduzione, i dubbi non mancano. In primis per una discriminazione che salta agli occhi. Escluso dal beneficio è proprio chi ne ha più bisogno, le madri lavoratrici senza contratto, spesso a basso reddito. Precarie, libere professioniste, intermittenti: per loro non c’è accesso all’aiuto. In barba agli studi che dicono che i figli si fanno invece proprio quando le donne hanno la sicurezza economica di un lavoro e di un reddito, che consentano di mettere al mondo dei bambini.

Chi ci rientra

l bonus è riservato a una specifica categoria di lavoratrici madri: ovvero le dipendenti, sia nel privato che nel pubblico, che abbiano per di più un contratto a tempo indeterminato e almeno due figli. Niente da fare quindi per chi di figli ne ha solo uno, oppure lavora come libera professionista. Non vi rientrano neppure le lavoratrici domestiche o chi ha un contratto a tempo determinato. Quello che si applica alle beneficiarie è un esonero contributivo fino a un limite massimo di 3mila euro annui, riparametrato su base mensile. Una busta paga più corposa, in sostanza. Ma a ben vedere, neppure di tanto.

Il paradosso degli importi

Il bonus mamma è tecnicamente uno sconto dalle trattenute versate per i contributi pensionistici. Tagliandolo, l’imponibile diventa più alto e si paga più Irpef. Il beneficio insomma è in parte “mangiato” da altre tasse. I calcoli li ha fatti Fisac Cgil: per uno stipendio di 1490 euro netti, la busta salirà di appena 64 euro, a cui aggiungerne 15 di Irpef, quindi in totale solo 49 euro. Per chi guadagna invece 1853 euro, si passerà a 1905 euro netti. A notare di più la differenza saranno invece redditi di tutto rispetto, dai 2000 euro netti in su, chi insomma non fatica a arrivare a fine mese. Per questi l’aumento è pari  a 162 euro. C’è poi un secondo effetto parallelo: un reddito più alto può far crescere l’Isee e quindi incidere in negativo su altri benefici a favore di chi ha figli, come ad esempio l’assegno unico.

Avvantaggiato chi è più avanti con l’età

L’altro aspetto poco coerente con gli obiettivi della misura, come sottolineato dalla presidente di Acta, l’associazione dei freelance, Anna Soru, è che il bonus va soprattutto a beneficiare le mamme over 40, un’età in cui tempi per avere un figlio iniziano a stringersi. Tra le lavoratrici a tempo indeterminato infatti, quelle under 40 sono solo il 27%. Al contrario, rappresentano il 36% delle freelance, e il 60 di quelle a tempo determinato.

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📸 Credits: Canva

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con il pallino del giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere per i giornali, quasi sempre online. All’inizio di cinema e spettacoli, per poi passare a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Settori di cui mi occupo anche per Il Bollettino.