Il dominio Red Bull è ormai un lontano ricordo e il motivo è presto detto. La Formula 1 ha introdotto nel 2021 un cost cap dinamico a tutti i team partecipanti, ossia un limite di budget utilizzabile per il potenziamento delle monoposto. Così da ridurre il gap tra le scuderie più ricche e quelle con meno disponibilità economiche da destinare allo sviluppo ingegneristico. Già a partire da questa stagione, le squadre possono investire un massimo di circa 135 milioni di dollari a stagione, a seconda dell’inflazione. In passato invece, le realtà più ricche arrivavano a spendere fino a 400 milioni di dollari. L’idea di base è molto semplice: consentire a più realtà di essere competitive. Un progetto voluto dall’Amministratore Delegato Stefano Domenicali per rendere lo show più appetibile a sponsor e tifosi, che sembra stia funzionando. McLaren, per fare un esempio, ad inizio 2023 si trovava a fondo griglia e lontana dalle prime della classe. Oggi guida la classifica costruttori di Formula 1, davanti a Red Bull e Ferrari.
Un progetto a lungo termine
Una strategia che parte da lontano e che guarda al futuro, per rendere le corse più competitive da qui ai prossimi 10 anni. Nel 2026 entreranno in vigore le nuove normative, che prevedono un motore più efficiente e modifiche all’aerodinamica. Ci saranno aggiornamenti anche per ciò che riguarda gli pneumatici, con Pirelli che rimarrà fornitore almeno fino al 2028. La multinazionale italiana ha oggi un valore delle azioni in Borsa superiore a 5 euro, in forte rialzo visto l’imminente ritorno in pista della Formula 1 ad Austin dopo la sosta di un mese.
L’introduzione del CapEx
Lo scorso anno, la FIA ha deciso di rivedere il cosiddetto CapEx. Ma di cosa si tratta? All’interno del regolamento finanziario della Formula 1, era stata stanziata una cifra di 45 milioni di dollari di spese in conto capitale per il quadriennio 2021-2024. Ossia un margine extra riservato ai team disposti ad investire in piani di sviluppo. Dopo un lungo tira e molla, alla fine le quattro scuderie minori AlphaTauri, Sauber, Haas e Williams sono riuscite a strappare una modifica sostanziale. La quota è stata infatti alzata da 45 a 65 milioni di dollari, utile per poter applicare miglioramenti ulteriori alla propria macchina. Aston Martin, McLaren e Alpine potranno godere di 58 milioni di dollari, mentre per Red Bull, Mercedes e Ferrari si è passati dai 45 milioni iniziali ai 51 milioni di euro attuali.
Investire per un rientro economico
Sempre più team sono disposti a spendere milioni di dollari sullo sviluppo delle monoposto, per crescere e avere un ritorno economico maggiore. Liberty Media, azienda statunitense proprietaria della Formula 1, mette ogni anno a disposizione una quota fissa in base al posizionamento nella classifica costruttori. Nella passata stagione, i guadagni totali hanno raggiunto la cifra record di 1,5 miliardi di dollari e si prevede un’ulteriore impennata al termine di quest’anno. Ferrari rimane il marchio con il maggior numero di introiti, per un valore di 208 milioni di dollari. Segue Red Bull con 182 milioni di dollari, mentre Mercedes si accontenta del terzo gradino del podio con 178 milioni di dollari.©
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