Un passo avanti rispetto alla prospettiva del vecchio continente. L’efficienza delle imprese agricole guidate dai giovani emerge chiaramente dal confronto con i colleghi europei. Le aziende agricole condotte da under 35 in Italia generano una produzione standard di 4.296 euro a ettaro, poco meno del doppio rispetto alla media UE di 2.207 euro. Spostando l’analisi sui territori, il calo delle imprese condotte da giovani agricoltori ha interessato quasi tutte le Regioni.
In particolare, la Sardegna (-10,2%) e il Lazio (-9%). Le uniche a registrare un incremento sono il Friuli-Venezia-Giulia (+3,3%), il Veneto (+0,8%) e il Trentino-Alto Adige (+0,1%). Per quanto riguarda l’incidenza delle imprese di giovani agricoltori sul totale regionale delle imprese agricole, per il 2023 la classifica è guidata dalla Liguria (11%), seguita da Basilicata (10%), Calabria (10%), Sardegna (10%), Valle d’Aosta (10%), e Campania (9%).
Rispetto ai principali orientamenti produttivi, nel 2023 i giovani imprenditori risultano essere impegnati maggiormente nella coltivazione di ortaggi, per un totale di 6.717 imprese (13% sul totale delle imprese giovanili), questo ciò che rivela il Rapporto Giovani Agricoltori 2024.
«In un periodo di grandi sfide e trasformazioni, i giovani agricoltori italiani stanno dimostrando come l’innovazione e la passione possano fare la differenza in un settore spesso considerato tradizionale. Nei primi tre trimestri del 2023, l’Unione Europea conta circa 7,3 milioni di occupati in agricoltura, di cui ben 2,4 sono under 40, un dato che riflette il crescente coinvolgimento delle nuove generazioni. In Italia, sono 239mila i giovani impegnati nel settore, ovvero il 28% del totale degli occupati agricoli. Questo colloca il nostro Paese al quarto posto in Europa per presenza giovanile, dietro a Polonia, Romania e Francia» dice Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti.
Le aziende agricole gestite da under 35
«Ma i numeri da soli non bastano a raccontare il vero valore dei giovani agricoltori italiani. Secondo un’analisi di Divulga sugli ultimi dati Eurostat, le aziende gestite da under 35 in Italia registrano una produzione per ettaro di 4.296 euro, quasi il doppio della media europea. Questi imprenditori, con la loro capacità di innovare e adattarsi alle nuove sfide, stanno ridefinendo il ruolo dell’agricoltura italiana. Portandola ai vertici in Europa e dimostrando che il futuro del settore passa proprio dalle loro mani».
Qual è il contributo giovanile nel settore agroalimentare?
«I giovani portano competenze nuove, gestiscono aziende con una superficie mediamente più grande e applicano l’agricoltura di precisione alle colture. Ne abbiamo moltissimi che sono la prima generazione in agricoltura, non sono figli di imprenditori agricoli e hanno scelto il settore come progetto di vita. A loro dobbiamo dare prospettive di reddito ed equità delle filiere. Dobbiamo pensare che nell’ultimo decennio hanno chiuso i battenti 110mila imprese di under 30 in tutti i settori: nel periodo 2014-2024 le imprese italiane condotte da under 30 di tutti i settori produttivi sono passate da 514mila a 404mila. Con una perdita netta del 21% e cali più sensibili che si registrano nelle costruzioni (-40%) e nel commercio (-34%). Fa eccezione l’agricoltura, che è l’unico tra i comparti principali ad avere tenuto. Le aziende agricole sono rimaste poco sotto le 48mila unità, senza variazioni sostanziali. È un segno di resilienza. L’agricoltura viene considerata dai giovani non solo come un lavoro, ma sempre più come un modo di vivere in grado di coniugare la sfera produttiva e ambientale con quella sociale e multifunzionale».
Quali sono le principali difficoltà che affrontano le imprese del comparto?
«Nonostante una crescente consapevolezza sull’importanza dell’agricoltura per la sicurezza alimentare, i nuovi imprenditori affrontano ancora ostacoli significativi: difficoltà nell’accesso al credito, burocrazia, carenza di infrastrutture e limitato accesso alla terra. I dati evidenziano l’urgenza di azioni concrete. Per sopperire anche solo in parte, BF Educational, in collaborazione con Coldiretti Giovani Impresa, ha messo a disposizione cento borse di studio. Il corso sarà suddiviso in quattro moduli, tra cui agricoltura di precisione, irrigazione e fertirrigazione, zootecnia di precisione e sistemi di supporto decisionale. L’obiettivo è fornire competenze strategiche e innovative nel settore».
Quali altre forme di sostegno economico esistono?
«L’individuazione di strumenti di policy rappresenta un elemento centrale per valorizzare e sostenere la presenza dei giovani in agricoltura. Oltre alla PAC e allo sviluppo rurale, sono da segnalare due misure annuali gestiti da ISMEA. La prima – Più impresa – finanzia progetti di sviluppo di giovani o donne che subentrano nella conduzione di un’azienda agricola esistente o intendono ampliare la propria impresa. Quest’anno ha visto presentare progetti per oltre 170 milioni di euro, a fronte di uno stanziamento di 60 milioni di euro. La seconda – Generazione Terra – ha aperto il 30 ottobre con 80 milioni di euro per finanziare il 100% del prezzo di acquisto di terreni. Che avviene da parte di giovani di età non superiore a 41 anni che intendono ampliare la superficie della propria azienda o avviare un’iniziativa imprenditoriale nel campo. Inoltre, dal 10 aprile è in vigore la nuova legge n. 36 del 15 marzo 2024. Ha come obiettivo la promozione dell’imprenditorialità giovanile in agricoltura, con una serie d’interventi a sostegno dell’imprenditoria giovanile».
Che ruolo hanno gli “under” nella nuova Politica Agricola Comune 2023-2027?
«La PAC 2023-2027 individua un set di interventi nel primo e nel secondo pilastro. Per i giovani, il primo prevede un sostegno complementare al reddito, con una dotazione complessiva di circa 352 milioni di euro, mentre il secondo pilastro, relativo allo sviluppo rurale, prevede un aiuto pari a circa 734 milioni di euro, con un’impalcatura che comprende al suo interno vari interventi in materia. In particolare, quello relativo all’insediamento, con un contributo sino a 100mila euro, che può essere gestito nella forma del pacchetto, ossia combinato anche con sostegni agli investimenti. Poi esistono priorità di accesso ai giovani su quasi tutte le misure gestite dalle Regioni».
Il ricambio generazionale costituisce un problema o è un’opportunità per la crescita?
«Nell’ultimo decennio sono stati oltre 451mila i giovani italiani con un’età compresa tra 18 e 34 anni che hanno lasciato l’Italia, mentre 134mila sono migrati nel nostro Paese. In questo contesto, sicuramente non favorevole per le nuove generazioni, il settore agricolo rappresenta un volano importante. Infatti, la nuova veste con cui l’agricoltura italiana si presenta oggi al mondo intero, con diversificazione e multifunzionalità, costituisce un driver cruciale per la spinta occupazionale e la crescita del settore».
Quanto sono propense all’innovazione le imprese agricole?
«Lo sviluppo e l’applicazione dell’innovazione e della digitalizzazione nel settore agricolo rappresentano un elemento fondamentale per consolidare un modello di crescita sostenibile, che mira a soddisfare anche gli obiettivi della transizione ecologica. L’innovazione è spinta dai giovani. Infatti, l’incidenza degli investimenti innovativi delle aziende con a capo un under 45 (22,9%) è circa quattro volte superiore rispetto a quella di quelle guidate da over 64 (5,8%). Anche il processo di digitalizzazione trova la spinta tra le nuove generazioni. Anche qui, le imprese di under 45 (32,2%) sono quattro volte più informatizzate rispetto alle aziende con al timone un over 64 (7,6%). Coldiretti sta sostenendo questo percorso d’innovazione attraverso lo sviluppo del Portale del Socio Coldiretti e di Demetra. Si tratta del gestionale a disposizione di tutti i soci per aiutarli a digitalizzare la propria azienda e accompagnarli nell’agricoltura di precisione».
Cosa cambierà per il settore nei prossimi anni?
«Stiamo attraversando una rivoluzione tecnologica che rende sempre più fondamentale la presenza di figure professionali specializzate e con un alto livello di istruzione. Questi nuovi ruoli rappresentano una sfida cruciale per il futuro dell’agricoltura e per i giovani che scelgono di lavorare in questo campo. Per affrontare questa sfida, è indispensabile che i sistemi di istruzione e formazione si adattino velocemente alle nuove esigenze. Colmando le lacune attuali. I dati parlano chiaro: quasi la metà dei giovani agricoltori ha un diploma di scuola superiore, mentre il 19,4% ha una laurea, spesso in discipline non strettamente agrarie, dimostrando la ricchezza delle competenze che stanno portando al settore. Tuttavia, man mano che si alza l’età del capo azienda, il livello di istruzione tende a diminuire: tra gli over 40, solo il 22,1% ha un diploma e l’8,7% è laureato. Questo evidenzia l’urgenza di investire nella formazione, per garantire un’agricoltura innovativa e competitiva».
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📸 Credits: Canva.com
Articolo tratto dal numero del 15 novembre 2024 de il Bollettino. Abbonati!