Che ruolo hanno le aziende nel contrasto alla violenza sulle donne? È al lavoro che le persone passano la maggior parte del proprio tempo. Ed è proprio in questi luoghi che possono verificarsi abusi o che al contrario si intravedono segnali di violenze domestiche consumate altrove. Dalle imprese stesse può allora iniziare un cambiamento culturale.
La roadmap
Le imprese possono fare il primo passo. L’idea è dell’associazione contro le discriminazioni sul lavoro Valore D, che dal 2009 riunisce centinaia di organizzazioni. La policy messa a terra si chiama “Dal silenzio all’azione”, roadmap per orientare nella progettazione di attività aziendali.
La policy ISAA
Le azioni sono quattro:
- Informare: diffondere la conoscenza del fenomeno e sensibilizzare sul tema della violenza di genere;
- Svelare: riconoscere e identificare segni e manifestazioni di violenza domestica
per poter dare supporto a chi ne è vittima;
- Sostenere: fornire strumenti che aiutino le vittime ad affrontare il problema e riprendersi il proprio spazio lavorativo e sociale;
- Amplificare: creare una rete di supporto interaziendale che coinvolga Centri Antiviolenza, istituzioni e associazioni.
Le best practice
Sono diverse le attività messe in pratica dalle centinaia di aziende che aderiscono al network. C’è chi ad esempio, come Wind Tre, ha aperto un Centro Anti Violenza. O chi ha erogato corsi e webinar per riflettere sul fenomeno delle molestie e sugli impatti che ne derivano come Pirelli e Italgas. E ancora chi come Banca Mediolanum ha installato panchine rosse, simbolo di sensibilizzazione sul tema. La lista completa delle best practice è qui.
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