giovedì, 5 Dicembre 2024

La violenza di genere continua a correre

Sommario

I femminicidi commessi in Italia nel 2024 sono finora novanta (dati Viminale). Ma quante sono le vittime di violenza? Nel 2022 erano 26mila le donne prese in carico dai Centri Antiviolenza (fonte Istat). Difficile però fare un conteggio esatto perché solo una piccola percentuale di maltrattate denuncia e chiede aiuto. «La violenza è spesso difficile da riconoscere o è “normalizzata”» si legge nel report Dal silenzio all’azione delle associazioni Valore D e Una nessuna centomila. Anche perché la principale forma di violenza esercitata è quella psicologica (82%), seguita da quella fisica (56%), economica (34%), sessuale (16%). A subirla sono soprattutto italiane (76%) contro il 26% delle straniere, di un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (45%). «Ma la strada verso la denuncia è ostacolata da elementi materiali, culturali, istituzionali». Il fenomeno resta perciò prevalentemente sommerso.

I costi della violenza

Una stima dei possibili costi a carico della collettività parla di circa 289 miliardi all’anno a livello europeo per la violenza sulle donne (dati Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere EIGE). Una somma questa da attribuire per esempio ai danni psicologici che impediscono alle donne di esercitare attività lavorative (14%), oppure ai procedimenti giudiziari che si innescano (21%).

Il legame tra violenza e Mondo del lavoro

Il 30% delle vittime accolte nei centri non ha un lavoro e questo rende più complesso il percorso di autonomia .«C’è un legame sistemico tra violenza e Mondo del lavoro» spiega il report di Valore D. Circa una italiana su due non ha un lavoro e il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi che si registri in Europa. La media europea nel 2023 è del 65,7%, contro il 52,5 nostrano. Il part time involontario tra le donne occupate è ancora triplo rispetto a quello degli uomini (15,6% contro 5,1) e rappresenta circa la metà delle occupate in part time. Le donne lavorano poco, sono di conseguenza meno autonome e più esposte ai maltrattamenti.

La violenza economica

Anche la violenza economica è diffusa: solo due italiane su tre hanno una fonte di reddito personale e oltre un terzo non è titolare di un conto corrente. E le pressioni di tipo economico sono le prime manifestazioni di ciò che può sfociare in sopruso fisico. A condizionare l’indipendenza femminile è lo stesso lavoro non retribuito di cura, che è a carico delle donne per il 70% (dati OCSE sul 2022). A loro volta «il sistema dei servizi risulta ancora depotenziato, i tagli al welfare e alla sanità condizionano ancora più che in passato».  Senza contare la copertura degli asili nido, che non raggiunge l’obiettivo del 33% stabilito dal decreto legislativo 65/2017.

L’Agenda 2030

Il tema della parità di genere va di pari passo con il progresso e attraversa tutti i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Un obiettivo specifico – il numero cinque – è dedicato al problema, sottolineando la necessità di investire per promuovere la presenza femminile nell’economia e nella società.

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📸 Credits: Canva Pro

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.