L’Italia è tra i Paesi dove nascono meno bambini in Europa: in media 1,2 per donna. Entro il 2050 le stime (dati McKinsey)dicono che ci saranno 13 milioni di persone in meno in età lavorativa rispetto a oggi. Ed entro il 2.100 il numero di italiani potrebbe dimezzarsi dai 60 milioni circa attuali a meno di 35. Una contrazione della popolazione che non avrebbe precedenti nella storia, dovuta non a guerre o pandemie ma a scelte della popolazione.
Impatto sul PIL
La perdita sarebbe anche in termini economici. Se i tassi di occupazione, gli orari di lavoro e la produttività oraria rimanessero immutati sui livelli attuali, il calo della popolazione in età da lavoro nei prossimi venticinque anni implicherebbe una diminuzione dell’input di lavoro e quindi del PIL dello 0,9% all’anno. La riduzione del PIL pro capite sarebbe invece più contenuta, lo 0,6, per effetto della parallela flessione della popolazione complessiva. È quanto emerge da una relazione del Vice capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini.
Conseguenze sulle pensioni
Se si mette in relazione chi è in pensione oggi con chi effettivamente lavora, il carico attuale in Italia risulta pari al 60%, il peggiore in Europa: la media UE è 15 punti sotto (fonte INAPP). E lo scarto è destinato a salire di altri 20 punti nel 2027, arrivando all’80%, il valore più alto insieme a Grecia e Portogallo. Con la denatalità in corso per ogni pensionato ci saranno sempre meno lavoratori attivi. Una delle criticità più pesanti, rispetto alla quale l’immigrazione potrebbe rappresentare una risorsa strategica per compensare la riduzione della popolazione attiva. Se ben gestita, potrebbe coprire fino al 30% del fabbisogno di forza lavoro in alcuni Paesi entro il 2050, calcola McKinsey.
La strategia della silver economy
La quota degli ultraquarantenni è adesso prossima al 60% del Mercato del lavoro, mentre quella degli over 50 ha superato da circa tre anni la coorte dei lavoratori tra i 35 e i 49 anni. «L’invecchiamento della popolazione comporta conseguenze plurime» ha spiegato Natale Forlani, presidente dell’INAPP. «Le più evidenti sono quelle relative alla sostenibilità del Mercato del lavoro e delle prestazioni. Ora più che mai è necessario costruire una silver economy per mobilitare risorse finanziarie, tecnologiche e umane che coniughino invecchiamento della popolazione con il mantenimento di benessere e di dignità delle persone anziane e non autosufficienti».
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