mercoledì, 12 Novembre 2025

I monopoli tech si muovono con il consolidamento

DiAndrea Porcelli

17 Ottobre 2025 , , ,
Sommario
Monopoli tech

Il potere delle piattaforme non è più una questione di innovazione, ma di consolidamento. Dal 2020 al 2025, le Big Tech hanno smesso di competere solo sull’eccellenza dei prodotti: la vera partita si gioca sull’infrastruttura (dati, cloud, sistemi operativi e contenuti) attraverso acquisizioni mirate, integrazione verticale e standard proprietari.
È così che Microsoft, Amazon, Google, Meta e Apple trasformano la scala in margini e la posizione dominante in rendita. E il Mercato, finora, le premia.

Il potere si compra

Microsoft chiude nel 2023 l’acquisizione di Activision Blizzard per 68,7 miliardi di dollari, portando in casa una delle più grandi librerie di contenuti del gaming mondiale. L’operazione non è solo espansione, ma integrazione: unisce hardware, software e distribuzione, rafforzando il legame tra Xbox, il cloud e il futuro del gaming in streaming (fonte: Microsoft, CMA).

Amazon segue la stessa logica. Dopo l’acquisto di MGM Studios per 8,5 miliardi nel 2022 e della catena sanitaria One Medical per 3,9 miliardi nel 2023, il gruppo di Jeff Bezos costruisce un ecosistema in cui logistica, contenuti e salute convergono sotto l’abbonamento Prime. Non è più solo e-commerce: è un’infrastruttura di consumo permanente (fonte: Amazon, Reuters).

Alphabet investe in sicurezza: con l’acquisizione di Mandiant per 5,4 miliardi nel 2022, Google rafforza la propria divisione cloud, garantendo ai clienti corporate un’offerta integrata di servizi e difesa informatica.

Meta, invece, testa i confini della regolazione: ottiene il via libera all’acquisto di Within, Startup della realtà virtuale, ma nel Regno Unito è costretta a vendere Giphy, prima cessione forzata di un’acquisizione Big Tech per motivi di concorrenza (fonte: CMA UK).

Google, con Fitbit (2021), accetta limiti all’uso dei dati sanitari imposti da Bruxelles: il principio resta intatto ma l’accesso ai dati diventa il terreno della negoziazione (fonte: Commissione europea).

I conti parlano chiaro

Le strategie pagano. Microsoft chiude il 2025 fiscale con 281,7 miliardi di ricavi e 101,8 miliardi di utile netto, spinta dal cloud e dall’intelligenza artificiale (fonte: Microsoft FY2025).
Alphabet raggiunge i 350 miliardi di fatturato e oltre 100 miliardi di utile, grazie alla pubblicità e a un margine operativo vicino al 32% (fonte: Alphabet FY2024). Meta torna a crescere con 164,5 miliardi di ricavi e 62,4 miliardi di utile, mentre Amazon supera i 638 miliardi di vendite e un utile operativo di 68,6 miliardi, trainato da AWS e dall’espansione dell’advertising (fonte: Meta FY2024; Amazon FY2024). Apple, più stabile, difende la redditività: nel 2024 genera 391 miliardi di vendite e 93,7 miliardi di utile netto, sostenuta dai servizi digitali e da un programma di riacquisti da 110 miliardi (fonte: Apple 2024 Form 10-K).

Il nuovo perno del sistema è però NVIDIA, che nel 2025 fiscale raddoppia il giro d’affari, toccando 130,5 miliardi di ricavi grazie alle GPU che alimentano la corsa globale all’AI (fonte: NVIDIA FY2025).

La concentrazione che piace al Mercato

Tre società (Amazon, Microsoft e Google) controllano circa il 63% del Mercato globale del cloud, con un valore trimestrale vicino ai 100 miliardi di dollari. È una quota in aumento, spinta dalla domanda di AI e dai contratti pluriennali che cementano la fedeltà dei clienti (fonte: Synergy Research, Q2 2025). Nel mobile, Android e iOS insieme sfiorano il 99% di penetrazione, un duopolio che regola l’accesso di milioni di sviluppatori e definisce le regole economiche della distribuzione digitale (fonte: StatCounter, 2025).

La rendita del potere

Dal punto di vista finanziario, la storia è chiara: le Big Tech usano la loro posizione per consolidare margini e generare cassa. Riacquistano azioni, distribuiscono dividendi e aumentano gli investimenti in infrastrutture, difendendo la redditività anche con spese record. Finché la resa del capitale investito in AI e cloud resta superiore al costo del capitale, il Mercato continua a pagare multipli elevati e a considerarle titoli “core”.

Ma la domanda è quanto durerà.

Il costo dell’innovazione cresce: Alphabet destina nel 2025 circa 75 miliardi di dollari ai data center, Meta ne investe oltre 60 miliardi, Microsoft e Amazon accelerano sulla capacità di calcolo (fonte: Alphabet FY2024; Meta FY2024; Amazon FY2024). La regolazione, in Europa e nel Regno Unito, inizia a mordere. Finora gli effetti sono limitati, ma il modello, basato su integrazione e rendita d’infrastruttura, mostra le prime crepe.

Oggi la vera innovazione delle Big Tech non sta nei prodotti, ma nel modo in cui monetizzano il controllo dell’infrastruttura digitale. È una rendita che il Mercato continua a pagare bene. Ma, come tutte le rendite, anche questa prima o poi avrà una scadenza. ©

📸 Credits: Canva Pro

Imparare cose nuove e poi diffondere: è questo il mio obiettivo. Proprio questo mi ha portato ad approfondire il mondo del web3, della finanza digitalizzata e delle crypto. Per il Bollettino mi occupo di raccontare una realtà ancora poco conosciuta in Italia, ma con un grande potenziale.