giovedì, 13 Novembre 2025

Professione influencer: business da 370 milioni, ma c’è anche chi fa il doppio lavoro

DiIlaria Mariotti

1 Novembre 2025
Sommario

Ai massimi livelli si può incassare tanto. Ma solo il 35% dei creator digitali nostrani ha un impegno full time nella creazione di contenuti. Insomma, ci vive. Tra i restanti (la maggior parte) il 46% affianca un lavoro affine, come il social media, o qualche ruolo nel marketing e nella comunicazione (fonte: analisi Voices of the Creator Economy 2025).

I guadagni? Il 35% riceve meno di mille euro al mese, con 1 su 5 che non raggiunge neppure i 500 euro. La seconda fascia è composta da un 29% di creator che, invece, fatturano dai mille ai 3mila euro mensili. Il 9% ha ricavi più cospicui, dai 5mila ai 10mila euro. Mentre i compensi a doppia cifra, fino a 20mila e oltre, riguardano appena il 4%. Spesso bisogna fare i conti con pagamenti in ritardo. Per i creator italiani non succede di rado: il 60% afferma di non riuscire a riscuotere i compensi.

Listino prezzi

Ma quanto si può guadagnare vivendo da influencer? Qual è il massimo dei compensi a cui si può aspirare per un solo Post? Il prezzo più alto è 60mila euro per un video su YouTube che raccolga però almeno 400mila visualizzazioni e lo 0,9% di engagement (tecnicamente, il rapporto tra il numero di interazioni e quello dei follower al momento della pubblicazione). Ma non è certo da tutti né la normalità: deve essere prodotto da una Celebrity da oltre un milione di follower. La fotografia puntuale dei compensi dei lavoratori delle piattaforme online l’ha scattata per il 2025 DeRev, azienda di comunicazione e marketing digitale. Per farlo, ha analizzato 5mila profili di influencer e creator italiani sulle principali piattaforme (Facebook, Instagram, TikTok, YouTube) con audience prevalentemente italiana. Uscendo da YouTube, la cifra scende drasticamente per tutte le altre piattaforme come Instagram e TikTok: nella prima, si può guadagnare al massimo 40mila euro a Post (ma i follower devono superare i 3 milioni), che si dimezzano a 20mila nel caso del Social cinese.

Tra i due estremi si collocano poi le altre fasce di creator, dai micro-influencer (50-100mila follower), fino ai mega-influencer (tra gli 1 e i 3 milioni di follower), con compensi che di volta in volta crescono in base al numero dei fan. Cosa accade invece alla base della piramide, per i cosiddetti nano-creator con meno di 10mila follower? Lì la posta in gioco scende di molto.

Per un Post su Facebook si va da 0 a 50 euro. Su Instagram si possono guadagnare dai 100 ai 300 euro, un Range che passa da 50 a 200 su TikTok. Con YouTube si arriva a 1.250 euro. Ecco perché non tutti vivono di contenuti online e la maggior parte di chi li posta, come dicono i dati, si dedica in realtà ad altro.

Forte concorrenza

Il listino 2025 segnala per di più una erosione dei compensi a svantaggio dei creator più piccoli, i nano. Si verifica soprattutto su Instagram (-11%) e YouTube (-12,5%). Una diminuzione che deriva dall’aumento dell’offerta, data dalla crescita dei creator attivi in questa fascia.

La concorrenza diventa maggiore e si riduce il peso economico. Il passaggio attuale è quello di una «stabilizzazione dei compensi, ma al contempo ci si sta un po’ ritirando dai nano e, su qualche Social, anche dai micro influencer, che dedicano all’attività una porzione marginale del proprio tempo», ha spiegato Roberto Esposito, CEO di DeRev. 

I creator di mezzo sono invece la categoria del momento. Se nel complesso i compensi risultano calanti, a crescere sono invece le fasce intermedie, vale a dire micro (i cosiddetti mid-tier, tra i 50mila e i 500mila follower) e macro (500mila – un milione) influencer. I mid-tier, in particolare, rispetto al 2024 vedono aumentare i propri compensi sia su Instagram sia su TikTok, rispettivamente dell’8% e del 13%.

I micro influencer su Instagram invece guadagnano ben il 33% in più. Infine i macro, che si rafforzano su TikTok (+6%) e su YouTube (+5%). Sulla piattaforma video di Google crescono anche i compensi dei mega (+3%). Non c’è da stupirsi: produrre contenuti per questo Social è più complesso e i Brand hanno bisogno di una maggiore professionalizzazione. Si tratta comunque di incrementi meno vistosi, perché YouTube parte già da una base di cachet superiore rispetto ai rivali.

Calano le Celebrities

Quelli delle Celebrities sono i profili che registrano una maggiore discesa dei compensi, con picchi del -19% su Instagram e -15% su YouTube. Siti che nel biennio 2022-2023 si distinguevano per l’esosità dei prezzi. Per lo studio nessuna sorpresa, ma solo una conferma. Che l’aria fosse cambiata lo si era capito già dal 2023, quando i Brand – complice il Pandoro Gate – avevano cominciato ad affidarsi, più che a grandi personaggi, a creator scelti non per la semplice fama bensì per il valore dei contenuti.

Capaci, poi, di offrire una garanzia maggiore per evitare crisi reputazionali. «Quello del 2025 è comunque un calo contenuto, ben al di sotto degli scossoni registrati lo scorso anno, quando i compensi avevano raggiunto un -47% su Facebook, -21% su YouTube e -19% su TikTok». Ma tra i due litiganti agli estremi della categoria, il terzo gode. Così, a sorridere nel settore resta la fascia intermedia: «la preferenza degli investitori si sta orientando sulle categorie di mezzo, dove si rintracciano creator nativi digitali, con competenze specifiche, esperti del mezzo e strutturati da un punto di vista professionale».

Un Mercato in salute

Più in generale, l’analisi DeRev inquadra un Mercato, quello dell’influencer marketing, complessivamente in forma. Il 2024 si è chiuso con un giro d’affari di 370 milioni euro (+6% rispetto all’anno precedente). A fare da traino sono stati soprattutto i settori Fashion & Beauty (26%), Food & Beverage (18%), Gaming & Tech (15%) e Travel & Lifestyle (12%). Secondo le stime, il 2025 dovrebbe chiudersi con un fatturato di 385 milioni, il che farebbe segnare un’ulteriore crescita del 4%.

Una delle spiegazioni sta nel trasferimento verso i Social media di una parte dei budget pubblicitari prima destinati ai canali tradizionali. Tendenza globale, per cui i Social media sono diventati il principale canale di Advertising, con 247 miliardi di dollari investiti, e una stima di crescita a 267 miliardi nel 2025. Ma la spinta, sottolinea il report, arriva anche dall’aumento ad ampio spettro del business del digitale, quindi e-commerce e servizi online. Le aziende preferiscono fare leva sui creator per raggiungere il proprio pubblico, affidandosi alla relazione che hanno con le Community. Non solo: l’investimento in influencer marketing permette una maggiore precisione nella misurazione dei risultati e del ritorno sull’investimento.

Il riconoscimento dell’INPS

Una professione così in vista e un Mercato con tali numeri non potevano restare a lungo nel sottobosco legislativo. È degli inizi dell’anno la decisione del principale istituto di previdenza italiano, l’INPS, di fornire un ufficiale inquadramento giuridico per i content creator, parallelo all’assegnazione di un codice ATECO (73.11.03, attività di influencer marketing, valido dal primo gennaio 2025). Un modo per regolarizzare un mestiere nato da poco, secondo i numeri però florido e destinato a durare. Ma anche per aprire una via d’accesso a un futuro pensionistico più sicuro, specie per i più piccoli. La circolare 44/2025 ha fornito i criteri che devono seguire questi lavoratori ai fini previdenziali. Stabilendo che i contributi pensionistici devono essere versati a tre diverse gestioni: commercianti, Separata o Fondo pensione lavoratori dello Spettacolo (Fpls). 

Qualora nell’attività di un professionista «prevalgano i mezzi organizzativi su quelli personali» spiega il testo, «cioè si abbia l’utilizzo prevalente dei mezzi di produzione rispetto agli elementi personali, così come, ad esempio, la vendita di video o la gestione di banner pubblicitari, allora si tratta di un’attività economica che rientra nel settore commerciale / terziario». In questo caso, scatta l’obbligo di iscrizione alla gestione speciale autonoma degli esercenti attività commerciali.

Al di fuori dell’esercizio di un’attività di impresa, c’è la prestazione libero-professionale, per cui resta fermo l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata. Diverso il caso di attori, registi, fotomodelli che utilizzano i Social per promuovere la propria immagine. «Sono da considerare come lavoratori dello Spettacolo», di conseguenza «devono essere obbligatoriamente assicurati al Fondo pensionistico lavoratori dello Spettacolo, a prescindere dalla forma contrattuale del rapporto di lavoro e dal grado di autonomia insito nella prestazione».     ©

📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 1 novembre de il Bollettino. Abbonati!   

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.